Venerdì 21 giugno 2024 al Museo MACA di San Sebastiano, alle ore 14.30, apre il convegno internazionale organizzato da Fondazione Palazzo Te “Metamorfosi: mito antico, pratica contemporanea” che proseguirà sabato 22 giugno e nella mattinata di domenica 23 giugno.
Alle giornate di studio, con il Direttore Stefano Baia Curioni e la curatrice della mostra “Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza” Annie Cohen-Solal, interverranno altri importanti studiosi e storici dell’arte, tra cui Stéphane Verger (Direttore Museo Nazionale Romano), Raffaella Morselli (Università La Sapienza), l’artista londinese Isaac Julien in dialogo con Giuliana Bruno (Harvard University) e Lorenzo Giusti (GAMeC Bergamo) in un focus sull’arte contemporanea.
Il tema della metamorfosi è saldamente al centro delle riflessioni artistiche e filosofiche lungo tutta la modernità. Certamente lo è nella cultura Cinquecentesca che dal mito antico attinge a piene mani per comporsi in un amalgama capace di combinare magia e meccanica; ma anche successivamente, nel tempo del pensiero della potenza dalla metà del Seicento in poi fino ai giorni nostri.
Il convegno è chiamato a esplorare tale pensiero includendolo in una visione di lungo periodo in cui l’antico, il moderno e il contemporaneo, pur precisandosi nei loro caratteri culturali, si pongono come estremi in dialogo e come occasione di delucidare un concetto capace di abbracciare arte e scienza.
Perno dell’intera riflessione, Palazzo Te è stato concepito come una camera delle meraviglie, come un labirinto di metamorfosi, traendo esplicitamente ispirazione da Ovidio che racconta, nel suo famoso libro, il farsi del mondo antico e usa il mito per spiegare i segreti della natura, i loro rapporti con gli dèi e con l’umanità. L’intero palazzo è costellato di riferimenti espliciti a storie di trasformazioni che risuonano dall’antichità. Cosa esso lascia di essenziale alla contemporaneità rispetto alla questione oggi cruciale del rapporto con il cambiamento?
L’ipotesi è che, cifrata nei riferimenti più letterali ai passaggi della poesia latina, la narrazione delle Metamorfosi a Palazzo Te ci conduca verso il riconoscimento di un’esperienza essenziale relativa al tempo e al senso, instabile, dell’umano in esso. Come se l’umano fosse sospeso inesorabilmente tra la provvisorietà dell’istante e la durata sempiterna delle forme ereditate dal passato che si connettono simultaneamente al presente, rigenerandosi in un atto in cui arte è al tempo stesso scienza, memoria e gioco erotico, modelli archetipi, libertà e trasformazione.
Altrettanto stimolante il programma delle due serate del fine settimana a Palazzo Te dedicato alla metamorfosi: venerdì 21 giugno alle ore 18.30 inaugura con un evento aperto al pubblico nel Giardino Segreto il percorso MUTAFORMA o dell’essere ciò che non è con sculture e installazioni di Dario Moretti.
Gli ambienti del Giardino segreto, dalla stanza di Attilio Regolo al cortile, fino alla grotta, diventano lo scenario di prodigi e mutazioni che l’artista Dario Moretti racconta attraverso una serie di sculture, video installazioni e dipinti. Sono opere che richiamano alla mente storie antiche di uomini tramutati in animali e piante.
Il percorso s’ispira all’idea di trasformazione presente nelle Metamorfosi di Ovidio, ma la sviluppa in modo da evocare e svelare la capacità del teatro e delle arti di creare magie, illusioni, per stupire e meravigliare l’osservatore. Nella realtà non esiste magia senza un trucco, nessun uomo potrà mai trasformarsi in un maiale né una donna in un ragno, un albero o una tartaruga. Servono artifici tecnici e figurativi e grande maestria nel loro utilizzo.
Alle sonorità e immagini animate dei video è affidato il compito di mostrare l’avvio di questi processi di trasformazione che appariranno compiuti nelle sculture e installazioni disseminate lungo il percorso che l’osservatore è invitato a cercare e osservare in ogni minimo dettaglio, da diverse angolazioni. Carapaci, alberi dai tanti volti, dipinti dove s’intrecciano elementi naturali e umani. Niente è come appare al primo sguardo.
Anche la musica è luogo di metamorfosi: la serata di venerdì 21 giugno prosegue alle ore 21.00 con il concerto a cura di MantovaMusica Le bellezze ritrovate che vede protagonisti il Quartetto Adorno (Edoardo Zosi e Liù Pellicciari al violino, Benedetta Bucci alla viola e Francesco Stefanelli al violoncello) e il pianista Sandro De Palma. In apertura nella Sala dei Cavalli verrà eseguito il Quartetto n. 1 di György Ligeti Metamorfosi notturne e a seguire, sotto la Loggia di Davide, il Quintetto per pianoforte e archi di César Franck, tra i più celebri lavori cameristici del compositore belga.
Nella serata di sabato 22 giugno, alle ore 21.00, nella Sala dei Cavalli viene presentato al pubblico A narrar il mutar delle forme in corpi nuovi, spettacolo di musica e danza itinerante articolato in tre parti: nella Sala dei Cavalli, l’esibizione dei membri di Icarus vs Muzak Ensemble in Variazioni Concertanti con musiche di Juan Trigos; nel Cortile d’Onore, Melinda Maxwell (oboe e aulos) e Francesco Pedrazzini (percussioni) interpretano le Metamorfosi di Benjamin Britten con coreografie di COD Danza; infine, nella Loggia di Davide, Performative Speech: studio sul fauno creato sulla musica del Prélude a l’Aprés-midi d’un faune di Debussy, basato su concept e coreografia di Roberto Zappalà, con la partecipazione di Leonardo Zunica al pianoforte (Info e prenotazioni per i concerti: www.mantovamusica.com – www.palazzote.it)
“Esplorare il tema della metamorfosi ci conduce al cuore della questione contemporanea – racconta il Direttore di Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni – all’evidenza che tutto, forse anche il tempo e lo spazio, certamente l’umano e il naturale, è sospeso in una rete di relazioni intrinsecamente provvisorie, instabili, soggette alle differenze, alle scomposizioni e ricomposizioni simboliche, ai fraintendimenti: al cambiamento.
Pensare alla metamorfosi oggi – in un tempo di cambiamenti così rapidi, drammatici, spesso incontrollabili – significa chiederci come affrontare da soli, o magari cercando una comunità, l’esperienza di una instabilità che si presenta come una “condizione permanente” del nostro tempo. Una condizione che forse compromette la stessa possibilità di condividere socialmente conoscenze e linguaggi, e si accompagna ad una diffusa atomizzazione sociale”.
palazzote.it
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