Dall’esperienza di Daniele Lorenzon e di Compasso, showroom milanese di 800 mq che da oltre 20 anni esplora il meglio del design del ‘900, conferma e precorre tendenze su affermati ed emergenti designers internazionali, si inaugura nel 2024, nella storica via Plinio, la galleria Gilda&Co.
Gilda&Co è uno spazio che vuole raccontare storie, visioni e prospettive nuove del design internazionale attraverso mostre temporanee, attingendo dal ricco archivio di Compasso, fatto non solo di oggetti di design, ma anche di opere d’arte, documenti e fotografie, coinvolgendo guests curators, critici, designer, artisti e creativi di tutto il mondo.
Il nome è un duplice omaggio: Gilda, dal negozio di abbigliamento donna che ha abitato lo spazio di via Plinio per molti anni, e che tutt’oggi gli conferisce una forte aura evocativa; a cui si aggiunge l’abbreviazione di Compasso, &Co.
La galleria si trova in un ambiente raccolto ma prezioso, con una vetrina che si affaccia su strada. L’allestimento, ideato da Alessandro Pedretti, che lui stesso descrive come un “Merzbau del Design” è dinamico, sorprendente e in continua evoluzione. È infatti modulare, versatile, adatto a infinite riconfigurazioni e per mettere in scena le più differenti tipologie di eventi ed esposizioni.
In occasione della Milano Design Week 2025, Gilda&Co ospita la sua prima mostra dedicata ad Aldo Ballo, fotografo italiano di grande talento, noto per il suo importante contributo alla fotografia di design e pubblicitaria, la cui figura è ancora poco considerata se non nel settore specifico del design.
La mostra COSE IN BALLO Immagini e Oggetti Anni '50 - '70 delle fotografie di Aldo Ballo e altri, curata dal Guest Curator Manolo De Giorgi, attraverso un’ottantina di immagini in bianco e nero affiancate dai rispettivi oggetti di design raffigurati nelle fotografie, vuole dunque tornare a parlare di Aldo Ballo, e rendergli omaggio, dopo la lontana mostra al Vitra Museum del 2011 e la più recente rassegna del 2024 al Castello Sforzesco, sede dal 2022 del suo archivio.
Volendo dunque emanciparsi dallo specialismo del design, l’esposizione intende soffermarsi sulla capacità di Aldo Ballo di cogliere, attraverso le immagini, lo spirito dell’oggetto industriale del XX secolo. Ballo stesso, infatti, aveva dichiarato: “Io non faccio foto d’arte, foto “da chiodo”, qui si fa fotografia industriale, si va dentro l’oggetto: interpretare l’oggetto, restituirgli l’anima.”
Essenzialità e pulizia visiva, insieme al dettaglio antropomorfico, la vista di tre quarti spesso misteriosa, l’ambientazione che non sconfina mai nell’arredamento, il profilo che fa perdere materialità al mobile, sono alcuni dei leitmotiv di una ricerca attraverso la quale Ballo trasfigura l’oggetto industriale in un nuovo attore della cultura materiale che ci ha circondati per decenni.
Aldo Ballo (1928-1994) nasce a Sciacca e si trasferisce a Milano per studiare architettura. Qui conosce Marirosa Toscani, figlia di Fedele, giornalista del Corriere e proprietario dell’agenzia Rotofoto. Abbandonati gli studi, la coppia si dedica alla fotografia e nel 1953 apre lo studio Ballo+Ballo, specializzandosi in fotografia industriale di design e diventando un punto di riferimento per i designer più affermati del periodo, come Aulenti, Boeri, Vigo, Sottsass, Castiglioni, Rossi, Bellini e Starck. A questi si aggiungono aziende come Artemide e FLOS, oltre a riviste come Abitare e Casa Vogue.
Le fotografie di Aldo Ballo, caratterizzate da un uso raffinato della luce e della composizione, hanno documentato l’evoluzione del design italiano del XX secolo. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste specializzate e cataloghi, contribuendo a definire l’estetica visiva del settore e, ancora oggi, la sua eredità continua a ispirare fotografi e designer di tutto il mondo
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