Bologna,
benché possa vantare il primo studioso di viticoltura e di enologia
insenso moderno, Pier Crescenzi, manca tuttavia di una figura
carismatica e di riferimento, come fu Bettino Ricasoli per l’enologia
toscana o Cavour per quella piemontese.
I
veri numi tutelari della produzione vinicola bolognese furono i
Brentatori, cioè i portatori di vino (con le classiche ” brente “,
sorta di bigonce portate a spalla) dei quali abbiamo tracce negli
Statuti del Comune fin dal 1250.
La
loro opera, che non era di puro trasporto, ma consisteva soprattutto
nell’assaggiare i vini e nel fissarne il prezzo, contribuì a
stimolare e ad indirizzare la produzione vinicola, che doveva essere
veramente notevole perché, oltre che ai cittadini, doveva bastare
anche agli studenti dell’Università,
Questi
rappresentavano un ottimo mercato, visto che avevano diritto ad un
giorno al mese di vacanza“pro
potionibus sumendis”,cioè
per farsi delle buone bevute.
Per
quanto riguarda la qualità dei vini, molti documenti ci attestano
che doveva essere buona, a cominciare dalla donazione del borgo di
Oliveto fatta dal Re Ottone I all’Abbazia di Nonantola, in cui si
attesta che esso produceva”
buon
vino, da sorbire solo in gloriose giornate”.
In
un trattato sulla produzione vinicola dei colli bolognesi, l’abate
Calindri verso la fine del ‘700 enumera molte località, lodandone
l’ottima produzione vinicola.
Infine
in tempi più recenti, si è assistito ad un lento, ma costante
innalzamento del livello qualitativo di questi vini, cui ha fatto
riscontro una buona espansione del mercato in ambito nazionale ed
internazionale.
All’opera
meritoria della Compagnia dei Brentatori, sciolta come tutte le altre
Compagnie di Arti e Mestieri dalla Repubblica Cisalpina nel 1796, si
è infatti sostituita quella di abili imprenditori.
Ad
esempio l’armatore genovese Angelo Calcagno, che nel 1870 esportava
in America i vini bolognesi (che quindi dovevano aver raggiunto
un’ottima stabilità) e, verso la metà del nostro questo secolo,
il dott. Enrico Vallania, che effettuava una serie di sperimentazioni
clonali ed enotecniche destinata ad influenzare tutta la successiva
produzione locale.
Una
menzione a parte va poi attribuita al Consorzio
Vini Colli Bolognesi,
che tutela i vini del comprensorio, in particolare il vino a
denominazione di origine controllata e garantita “Colli Bolognesi
Classico Pignoletto”, e DOC, rispettivamente rosse:Barbera, Merlot,
Cabernet Sauvignon e Bologna e bianche: Pignoletto Doc,
Chardonnay,Pinot Bianco, Sauvignon
.Nella
provincia esiste poi un’altra Denominazione d’Origine
Controllata, quella “Reno”;
che tutela vini prodotti sia nelle stesse zone collinari della DOC
dei Colli Bolognesi, sia nella fascia pedecollinare e della pianura
bolognese e in parte modenese. I vini di tale DOC sono: RENO BIANCO –
RENO MONTUNI – RENO PIGNOLETTO.
I
vini dei colli bolognesi
I
documenti storici sul vino bolognese ci parlano di vitigni e di vini
ormai scomparsi, come l’Albinazza, il Malixia, il Maiolo, la
Duracla, la Gmaresta, citati dal Pier Crescenzi, dei quali però ci
restano soltanto i nomi. L’unico vitigno veramente autoctono è il
Pignoletto.
Tutti
gli altri furono spazzati via dalla crisi della fillossera, a causa
della quale, verso la fine del secolo scorso, scomparve circa il 90 %
dei vigneti della regione.
Quando
si trovò il modo di ricreare il patrimonio viticolo, con l’innesto
delle viti europee su quelle americane, nel Bolognese si approfittò
di questo rinnovamento per sperimentare nuovi vitigni. In un caso se
ne importò uno dal Piemonte (Barbera), ma nella quasi totalità ci
si rivolse alla Borgogna, una terra che presentava analoghe
condizioni pedologiche e microclimatiche.
E
diremmo che mai esperimento fu più fortunato! Vediamo infatti i
gioielli che ne nacquero:
Barbera
Il
vitigno, proveniente quasi certamente dal Monferrato, concorre per
almeno l’85 % alla formazione di questo vino; il resto è
rappresentato da uve rosse autorizzate, coltivate nel comprensorio.
Queste
le caratteristiche del vino:
colore:
rosso rubino carico, tendente al violaceo
profumo:
vinoso e caratteristico di sottobosco.
sapore:
armonico e giustamente tannico
gradazione
minima: 11,5 %
acidità
totale
minima: 5 per mille
temperatura
ottimale
di servizio: 16° / 18 °
abbinamenti:
giovane è vino da tutto pasto, ma particolarmente indicato per
salumi e primi piatti; invecchiato è adatto per accompagnare carni
rosse, soprattutto alla griglia, ed anche di agnello o di capretto o
di maiale.
Esiste
un tipo fermo, uno vivace e uno frizzante; la qualificazione ”
Riserva” viene invece attribuita al vino, con gradazione minima di
12°, sottoposto ad almeno tre anni di invecchiamento, dei quali uno
in botte.
Bianco
dei colli
Deriva
da un uvaggio del 60-80%di Albana e del 20-40 % di Trebbiano
Romagnolo, o altre uve bianche, prodotti nel comprensorio.
Il
vino, assai piacevole, presenta le seguenti caratteristiche:
colore:
giallo dorato chiaro
profumo:
delicatamente
vinoso, con leggero aroma caratteristico dell’Albana
sapore:
armonico e sapido, in genere asciutto (anche se esiste un tipo
abboccato)
gradazione
minima: 11%
acidità
totale
minima: 5 per mille
temperatura
ottimale
di servizio: 10 °abbinamenti:
può essere considerato vino da tutto pasto, ma è particolarmente
indicato come aperitivo o assieme ad antipasti di salumi o infine per
accompagnare minestre in brodo, risotti, pesci.
Cabernet
Sauvignon
Anche
questo vitigno deriva dal Bordolese.
Il
vino, ampio e potente, presenta le seguenti caratteristiche :
colore:
rosso rubino, con leggera tendenza, nell’invecchiamento, al granato
profumo:
vinoso,
con sentore erbaceo piuttosto intenso
sapore:
asciutto, armonico e pieno, molto persistente
gradazione
minima:
11,5%
acidità
totale
minima : 4,5 per mille
temperatura
ottimale
di servizio: 18°abbinamenti
:pasta
al forno, ma meglio ancora con carni rosse e cacciagione ed anche con
formaggi stagionati.
Dopo
tre anni di invecchiamento diventa Riserva, con gradazione minima del
12%.
Chardonnay
Deriva
da un uvaggio di almeno l’85 % di uve Chardonnay e il restante di
uve
bianche
autorizzate e prodotte nel comprensorio.
Il
vitigno principale fu portato abbastanza recentemente della Borgogna.
Il
vino, finissimo ed estremamente tipico, presenta le seguenti
caratteristiche:
colore
giallo
paglierino scarico con riflessi verdolini
profumo:
fine ed elegante, con ricordi di mela golden e crosta di pane
sapore:
secco, molto fresco e delicato
gradazione
minima: 11 %
acidità totale
minima: 5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10 °
abbinamenti:
assai piacevole come aperitivo, si può unire ad antipasti magri e a
semplici preparazioni a base di pesce.
Può
essere prodotto nelle versioni: fermo, abboccato, vivace, frizzante e
spumante, ottenuto sia con il metodo Charmat (rifermentazione in
autoclave termo-regolata) che con il metodo classico (rifermentazione
in bottiglia).
Merlot
Il
vino è ottenuto per almeno l’85 % dall’uva omonima, proveniente
anch’essa dal Bordolese, ed il restante da uve rosse autorizzate,
coltivate nel comprensorio.
II
vino presenta le seguenti caratteristiche:
colore:
rosso rubino con riflessi violacei
profumo:
intenso, caratteristico e fine, con leggera sfumatura erbacea.
sapore:
generalmente asciutto (ma vi sono anche tipi leggermente amabili)
sapido, armonico, persistente.
gradazione minima:
11%
acidità totale
minima: 5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 16° / 18 °
abbinamenti: paste
ripiene o pasticciate, bolliti, grigliate di carni bianche o rosse.
Pinot
bianco
Il
vino deriva almeno per l’85% da questo vitigno, proveniente dalla
Borgogna mentre possono concorrervi anche altre uve bianche non
aromatiche autorizzate e prodotte nel comprensorio.
Queste
le caratteristiche:
colore:
giallo paglierino con riflessi verdolini
profumo:
caratteristico, delicato ed etereo.
sapore:
secco, morbido, con una leggera sfumatura aromatica.
gradazione minima:
12°
acidità totale
minima: 4,5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10°
abbinamenti: è
particolarmente indicato o per accompagnare antipasti, pesci,
crostacei e frutti di mare, carni bianche e formaggi molli.
Può
essere prodotto nelle versioni: fermo, abboccato, vivace, frizzante e
spumante, sia con il metodo Charmat (rifermentazione in autoclave
termo-regolata) che con il metodo classico (rifermentazione in
bottiglia).
Riesling
italico
Anche
questa uva sembra derivare dal “Greco di Tufo” (è quindi più o
meno lontanamente imparentata con il Pignoletto) in quanto
probabilmente a partire da tale uva fu selezionata dai Romani perché
resistesse ai climi più freddi del nord Europa
Da
quelli regioni, il vitigno si è poi sparso, ritornando anche da noi
con variazioni più o meno marcate.
Il
vino è formato, oltre che dalle uve omonime per almeno l’85 %,
anche da altre bianche non aromatiche autorizzate e prodotte nel
comprensorio.
Le
caratteristiche sono:
colore:
giallo paglierino brillante
profumo:
delicatamente vinoso e molto fine.
sapore:
piacevolmente secco ed armonico, con gradevole retrogusto amarognolo
nel tipo fermo, fresco di acidità invece nel tipo frizzante.
gradazione minima:
11°
acidità totale
minima: 4,5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10°
abbinamenti:
ideale per accompagnare antipasti, minestre non troppo saporite e
pesci, uova e prosciutto crudo.
Può
essere prodotto nelle versioni: fermo, abboccato, vivace, frizzante
Sauvignon
– Sauvignon superiore
Ottenuto
da un minimo dell’85% di Sauvignon Blanc assieme ad altre uve
bianche non aromatiche autorizzate e prodotte nel comprensorio.
Il
vitigno è stato importato nel secolo scorso dalla Gironda, dove
produce i famosi Sauternes.
Il
vino che ne deriva da noi, ha queste caratteristiche:
colore:
giallo paglierino intenso
profumo:
delicato e caratteristico, leggermente aromatico.
sapore:
piacevolmente secco, pieno ed armonico, garbatamente fresco.
gradazione minima:
11°
acidità totale
minima: 5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 8 -10°
abbinamenti: vino
da tutto pasto, si abbina particolarmente bene con antipasti,
minestre in brodo pesce e carni bianche.
Si
presenta nelle versioni: fermo, abboccato, vivace, frizzante,
superiore (con gradazione minima di 12°).
E
finalmente il vino più prestigioso dei Colli Bolognesi:
Pignoletto
E’
il vitigno più tipico dei Colli Bolognesi, documentato già da
Plinio, che lo chiama
“pino
leto” e, verso il 1600, dal Tanara; deriva probabilmente da una
variazione del vitigno ” Greco di Tufo “.
Oltre
ad un minimo dell’85% (95 % per il DOCG) di tali uve, possono
concorrere a creare questo vino anche altre uve bianche non
aromatiche autorizzate e prodotte nel comprensorio.
Dal
2010 esistono due versioni: quello DOC e quello Docg,
con un disciplinare che è stato migliorato dalla normativa
nell’agosto del 2014. La qualifica certifica il livello qualitativo
superiore di un vino di particolare pregio, in considerazione delle
basse rese e dell’incidenza dei fattori naturali, umani e storici
che concorrono a definirne l’eccellenza nella versioni classica e
dall’ultima vendemmia anche nelle versioni frizzante e spumante.
Il
vino presenta queste caratteristiche:
colore:
giallo paglierino con riflessi verdolini
profumo:
delicato e fruttato, con sentore di fiori di biancospino
sapore:
secco, armonico e persistente, con una leggera sfumatura aromatica
nel tipo frizzante.
gradazione minima:
11°; 12° per il tipo superiore
acidità totale
minima: 5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10°
abbinamenti: può
essere considerato vino a tutto pasto, ma è particolarmente indicato
come aperitivo, o per accompagnare antipasti magri, minestre non
troppo saporite e pesci.
Esiste
anche un tipo abboccato, nonché una versione ferma, una superiore,
una frizzante, una spumante, sia con il metodo Charmat
(rifermentazione in autoclave termo-regolata) che con il metodo
Classico (rifermentazione in bottiglia).
I
vini del Reno
“Reno” Bianco
E’
un uvaggio ottenuto da uve Albana e Trebbiano Romagnolo, da soli o
congiuntamente per almeno il 40 %, inoltre da altre uve a bacca
bianca non aromatiche presenti in ambito aziendale, raccomandate o
autorizzate nelle province di Bologna e Modena
colore: giallo
paglierino più o meno intenso
profumo: gradevole,
delicato
sapore: secco
o abboccato o amabile, oppure dolce, armonico, sapido. Esiste nelle
versioni: tranquillo, vivace o frizzante
gradazione
minima: 10,5°
acidità totale
minima: 5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10 °
abbinamenti:
la tipologia di questo vino è abbastanza varia e perciò diversi
sono gli abbinamenti preferibili. In generale diremmo cibi non troppo
saporiti, per non coprire il carattere abbastanza delicato del vino:
minestre in brodo, pesci, per il tpo secco; dolci, particolarmente
alla frutta, per il tipo amabile o dolce.
“Reno” Montuni
E’
ottenuto da uve Montù o Montuni per almeno l’85 % ed il restante
da vitigni a bacca bianca, non aromatica, raccomandati o autorizzati
nel comprensorio.,
Queste
le caratteristiche del vino:
colore: giallo
paglierino
profumo: gradevole,
caratteristico, leggermente vinoso.
sapore:
secco o abboccato o amabile oppure dolce; sapido, di giusto corpo.
Presenta le versioni: tranquillo, vivace o frizzante.
gradazione
minima: 10,5 °
acidità totale
minima: 5,5 per mille
temperatura ottimale
di servizio: 10° (meglio 8° per la versione amabile)
abbinamenti: salumi,
tortellini ed in genere minestre (asciutte o in brodo) non troppo
saporite; ciambella per il tipo amabile.
“Reno” Pignoletto
colore: giallo
paglierino scarico con riflessi verdognoli.
profumo:.
delicato, caratteristico.
sapore: secco
o abboccato o amabile oppure dolce; comunque armonico e fine.
gradazione
minima: 10,5 °.
acidità totale
minima: 5,5 per mille.
temperatura ottimale
di servizio: 10° (meglio 8° per la versione amabile).
abbinamenti:
indicato come aperitivo, o per accompagnare antipasti magri, minestre
non troppo saporite e pesci.
Gianluigi
Pagano
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