Il vino e la vite hanno segnato la cultura e la storia dei paesi
collinari, un legame che nasce lontano nei tempi, riconosciuto dalla
qualità del vino prodotto, frutto della vocazionalità del territorio e
della laboriosa professionalità di questa gente.
Se curiosi sono i
vini prodotti sulla collina di San Colombano, proprio per la
particolarità della zona di produzione, non è da meno l'origine del nome
del paese collinare più grande e della viticoltura stessa. Entrambi
pare siano dovuti al frate irlandese Colombano, successivamente elevato
al rango di Santo dalla Chiesa per la meritoria opera di
evangelizzazione compiuta. Non si sa se tra le due cose - vale a dire,
in che modo, la viticoltura abbia aiutato l'evangelizzazione o viceversa
- ma è bello pensare che una Doc abbia una così nobile origine.
E'
comunque verosimile che la coltivazione della vite si sia diffusa in
questi luoghi e proprio in quell'epoca grazie all'opera dei monaci
seguaci del frate irlandese, legati alla coltivazione della vite da
esigenze di culto e guidati dalla conoscenza delle opere di agronomia
dei classici, che gli amanuensi dell'ordine ricopiavano su pergamene.
E'
interessante ricostruire, attraverso alcuni riferimenti storici, come
la coltivazione della vite e la produzione del vino di qualità sia
sempre stata una prerogativa del Colle e degli abitanti dei paesi
collinari.
- il primo importante riferimento è il diploma del 19
novembre 1371 di Galeazzo Visconti che riguarda in modo diretto
l'intensificazione della coltura del Colle e che instaura una vera
colonizzazione per bonificare ed abitare queste terre con il rilascio di
campi e terre da roncarsi e mettersi a piantagione; un miglioramento
radicale e sistematico del territorio e la nascia della piccola
proprietà lavoratrice, anche se giuridicamente oberata da oneri perpetui
o temporanei verso il concedente.
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