Co.Mo.Do.( Confederazione per la
Mobilità Dolce) promuove un mese intero dedicato alla mobilità
dolce su sedimi dismessi e al lancio del turismo storico-ferroviario:
da domenica 6 marzo al 6 di aprile vari gli appuntamenti e i tour che
potranno dare ancora più forza e risalto alla missione di Co.Mo.Do.
Quest'anno la Giornata delle
ferrovie non dimenticate si è aperta domenica 6 marzo con un viaggio
in treno sulla tratta Sulmona-Carpinone, organizzato dalla Fondazione
FS e Ass. Le Rotaie Molise, poi continua in una serie di iniziative
articolate durante l'intero mese di marzo, tra le quali un importante
convegno a tema nella Capitale, previsto per il 10 marzo, nonché il
nuovo appuntamento con gli Stati Generali del Turismo MIBACT presso
il Museo Ferroviario di Pietrarsa (NA) per i giorni 7/8/9 aprile.
La rete dei borghi
europei del gusto partecipa alle iniziative proponendo il progetto '
I borghi del gusto lungo le ferrovie non dimenticate' : storie e
percorsi di oltre trenta comunità locali, di 5 regioni italiane e 5
paesi europei. Giovedì 10 marzo i giornalisti e i comunicatori della
trasmissione multimediale L'Italia del Gusto realizzano
uno stage di informazione a Motta di Livenza, sulle tracce della
ferrovia San Vito- Motta di Livenza.
Si tratta di un viaggio del gusto che tocca i luoghi del privilegio,
le 'tane' del gusto scelte dai giornalisti e dai comunicatori
dell'Associazione l'Altratavola.
La storia
Motta di Livenza nel 1291 viene nominata "Figlia primogenita
della Serenissima". Nel 1511 "Figlia prediletta della
Serenissima Repubblica". La sua storia è legata alla storia di
Venezia. Trovandosi lungo la Postumia, un'antica arteria dell'Impero
Romano, a pochi chilometri da Concordia Sagittaria e Oderzo, due
città d'epoca romana, fu luogo di transito e poi terra di feudi e
diocesi. La Curte in Laurentiaca citata nel 762 dai figli del duca
Pietro del Friuli, oggi chiamata Lorenzaga e frazione di Motta, ne
testimonia l'origine a sinistra del Livenza. Con buona probabilità è
questa la ragione che nei documenti antichi spesso Motta viene
localizzata in terra Friulana essendone il Livenza il fiume che da
sempre detrmina il confine delle due Regioni.
Il nome Lorenzaga deriva dai possedimenti di un colono romano
Laurentus o Laurentius, un prediale (luogo geografico che prende il
nome da un possessore) appartenente alla diocesi di Concordia e al
Patriarcato di Aquileia.
Il primo insediamento sulla riva destra del Livenza e in prossimità
della confluenza del suo affluente, il fiume Monticano, fu un
Castello dei Da Camino (1300) . Marin Sanudo il giovane (1466-1536)
diarista così la descrisse: "...due fiumi che qui
s'accompagnano e bagnano la Rocca". Poi antistante all'antico
Castello si sviluppò il Porto della Mota, dove le merci dei
Veneziani dall'Oriente sbarcavano per proseguire via terra in Europa.
Ma è dal Quattrocento che diviene luogo importante per Venezia e che
diede i natali a grandi personaggi in campi diversi.
Caratterizzano e raccontano la storia di questa città due chiese, la
Basilica della Madonna dei Miracoli, e il Duomo di San Nicolò (foto
a tergo) attorniato da un antico nucleo di case costruite nel tipico
stile del luogo tra cui quella che fu del cardinale Girolamo
Aleandro, detta "la castella" (foto a tergo) e oggi di
proprietà comunale, nel cuore di Motta di Livenza.
La chiesa di San Nicolò, dove sono sepolti il cardinale Girolamo
Aleandro e l'anatomo-chirurgo Antonio Scarpa, illustri cittadini che
Motta diede i natali, è uno dei più significativi monumenti storici
della città. Risalente al 963 d.C. (come testimonia un'antica
iscrizione ritrovata nella Chiesa nel corso del XVI secolo e di cui
ci dà notizia Lepido Rocco nel 1896 nella sua opera letteraria
"Motta di Livenza e suoi dintorni") testimonia che la città
esisteva, in un nucleo ridotto, già prima dell'anno 1000 e prima
dell'insediamento del castello dei Da Camino.
La chiesa, alla fine di febbraio del 1516, considerato l'anno di
nascita della nuova Chiesa di San Nicolò, fu visitata dal Vicario
del Vescovo di Ceneda, in quanto stava per essere demolita; questi
ordinò di conservare la chiesa e porre una trascrizione in parete in
ricordo della sua fondazione: "Jesus: Plebanus Sancti Joannis
Baptistae et Populus Castri Mothae me facerunt construxerunt et
adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte Plebis et Populum dicti
Castri constituit temporibus me reliquierunt . Nel testo si
dichiarava che era stata costruita e presa in giuspatronato dal
pievano di San Giovanni Battista insieme con di Motta nell'anno 963.
Jesus: Plebanus Sancti Joannis Baptistae et Populus Castri Mothae me
facerunt construxerunt et adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte
Plebis et Populum dicti Castri constituit temporibus me reliquierunt"
. Nel testo si dichiarava che era stata costruita e presa in
giuspatronato dal pievano di San Giovanni Battista insieme con Motta.
La Chiesa di San Nicolò, infatti, fin dalla sua fondazione dipendeva
dall'antica Pieve di San Giovanni e per lungo tempo fu affidata a un
sacerdote officiante, facente le veci del pievano di San Giovanni.
Prima del 1388, anno dell'elezione di Motta a Podestaria, S.Nicolò
fu la "Chiesa del Signore del Castello", in altre parole
della famiglia Da Camino, dopodiché diventò la "Chiesa del
Podestà".In considerazione della crescente affezione che il
popolo mottense manifestò verso la chiesa, il Consiglio della
Magnifica Comunità nominò nel 1468 il primo Cappellano di S.
Nicolò. In quel periodo, il centro abitato, sorto intorno al
Castello, ebbe un notevole sviluppo.
Questa situazione fece aumentare l'importanza della Chiesa di San
Nicolò tanto che, nel 1486, il Consiglio deliberò che la residenza
del pievano fosse trasferita a Motta al fine di assicurare un
proficuo ministero religioso agli abitanti. Questa volontà popolare
fu però accolta dalla Curia soltanto dopo una lunghissima diatriba,
nel 1566, quando il pievano si stabilì a Motta e vennero in seguito,
nel 1586, portati ufficialmente i Sacramenti da San Giovanni.
Nel 1497, sempre il Consiglio ordinò la costruzione del campanile,
che fu ultimato nel 1501. Due anni dopo, mostrò alcuni segni
evidenti di cedimento strutturale che portarono alla decisione di
palizzare l'edificio per potervi eseguire i necessari lavori di
consolidamento.
Tuttavia, il terremoto del marzo del 1511 compromise definitivamente
la già precaria opera muraria della chiesa e, nel 1516, si decise di
procedere con la riedificazione dei vecchi muri utilizzando la pietra
viva. Il cantiere si chiuse dopo un lunghissimo tempo, alla fine del
Cinquecento, anche grazie alla provvidenziale intercessione del
Cardinale Girolamo Aleandro che spinse Papa Paolo III (1534-1549) a
offrire la somma di 281 ducati pro Fabrica Sancti Nicolai in Mothe.
La direzione dei lavori fu affidata a Padre Zorzi, architetto di
Venezia e amico di Jacopo Sansovino, già presente a Motta con
l'incarico di supervisore della fabbrica della Chiesa della Madonna
dei Miracoli dal 1510 al 1513 (anni di costruzione della Basilica a
seguito di una apparizione della Madonna). Gli scalpellini che
lavorarono erano i veneziani Buora figli di Giovanni che aveva
lavorato con l'architetto Mauro Codussi nella chiesa di San Michele.
I lavori si protrassero a lungo e si arrivò fino al 25 giugno 1672
quando finalmente il Vescovo di Ceneda Pietro Leoni consacrò il
Duomo di San Nicolò. Ancora oggi le due chiese Basilica e Duomo,
costituiscono i due centri della città e ne sono i punti di
riferimento geografico.
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