Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea ospita la mostra History of Art di Gavin Turk, in cui dipinti e sculture dell’artista britannico dialogano con una selezione di opere di celebri artisti moderni e contemporanei, provenienti da collezioni private italiane, tedesche e dalla sua stessa collezione personale. Gavin Turk
vuole riflettere e far riflettere sull'autenticità e il valore di
un’opera d'arte e come questo possa influenzare il suo significato e la
sua percezione e lo fa traendo ispirazione dalle opere di diversi
artisti moderni, come Albers, Beuys. Boetti, Cesar, Duchamp,
Dali, Fontana, Judd, Klein, Magritte, e Pollock, ma cita anche opere più
contemporanee come gli armadietti di Hirst.
L'artista compie un recupero - una sorta di “riciclaggio” della storia dell'arte
- con cui “gioca” e che reinterpreta nel creare le proprie opere. Usa i
lavori di altri artisti che hanno rivoluzionato il concetto di opera
d’arte, semplificandoli a puri cliché stilistici o a stereotipi che diventano il suo tratto distintivo, quasi il suo marchio di fabbrica.
Turk
lavora con immagini e concetti, combinando spesso insieme in un dipinto
o in una scultura riferimenti e allusioni prese da differenti artisti. Dà
nuova forma a questi simboli, ormai consolidati, della storia
dell’arte, unendoli al suo sentire personale e creando qualcosa di
inedito e diverso.
Un esempio su tutti l’immagine, composta da sei pannelli, Widower, ispirata da un lato alla Fresh Widow (1920) di Duchamp e dall’altro da The Key to Dreams
(1930) di Magritte. Quest'ultima è stata usata come copertina del
celebre libro di John Berger 'Ways of Seeing' (1970), in cui l’autore
sosteneva che la nostra percezione è governata da ciò che conosciamo e
che crediamo, piuttosto da ciò che è veramente 'reale'. Turk, per
l’invito alla mostra, ha creato una risposta alla copertina di Berger,
con la volontà di suscitare domande sull'arte e sul rapporto di questa
con il pensiero e la realtà.
Come Duchamp, Gavin Turk utilizza giochi di parole e calembour per i titoli delle sue opere, titoli che grazie a questo processo diventano l’elemento centrale all'interno del suo lavoro. Adottando allo stesso modo il principio del readymade,
spesso usa oggetti "trovati" o scartati, trasformando così il non
valore, l’inutile in prezioso. È inoltre affascinato dalla funzione di
convalida che la firma dell'artista ha e assume, divenendo il mezzo
primo in grado di apportare valore sia estetico sia commerciale
all'opera, come un moderno marchio, brand o logo.
Questi
omaggi di Turk alle opere degli artisti che hanno fatto la storia del
‘900 vogliono volutamente spiazzare l’osservatore e farlo interrogare su
questioni fondanti come l'identità e l'autenticità. Sfidano e
insieme danno nuova vita ai vecchi principi dell'avanguardia e riportano
in auge le rivoluzionarie idee di Duchamp riguardo alla paternità
dell’opera d’arte, ma anche di quegli artisti che lavorano utilizzando
il mezzo dell’appropriazione come, ad esempio, Sherrie Levine.
Con
queste prese di possesso deliberate Turk lavora e allo stesso tempo
critica il concetto di originalità e la nostra percezione
dell'avanguardia storica. La mostra History of Art pone
questioni riguardanti il ‘mito’ dell'artista e lo statuto iconico
dell'opera d’arte e ci spinge ad interrogarci su questioni centrali
quali l'originalità di un’opera, la paternità dell’artista e quindi il
suo valore di mercato.
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