A cura di Antonio D'Amico
29 novembre 2017 - 14 gennaio 2018
Monza, Cappella della Villa Reale
INAUGURAZIONE 28 NOVEMBRE ORE 17:30
La
Reggia di Monza, diretto da Piero Addis, riapre la Cappella Reale con
la mostra, patrocinata e sostenuta da Regione Lombardia e Comune di
Monza, Il miglior posto. Un dialogo tra artisti nel tempo alla Villa Reale di Monza,
un punto di vista privilegiato da cui osservare e ammirare tre opere
d’arte che mettono in contatto il visitatore con un dipinto seicentesco
del pittore caravaggesco marchigiano Giovanni Francesco Guerrieri e l’installazione ambientale dell’artista contemporaneo Gianluca Quaglia.
La mostra, curata da Antonio D’Amico e organizzata da Opera d’Arte, ha l’obiettivo di raccogliere
fondi per restaurare alcuni dipinti danneggiati dal terremoto che ha
colpito il centro Italia e in particolare Fossombrone, città natale di Guerrieri.
Due
artisti lontani nel tempo, uno vissuto nel Seicento e l’altro
contemporaneo, dialogano su un tema che ha attraversato la storia
dell’arte e su cui tutti gli artisti si sono da sempre interrogati e
misurati: la capacità e la possibilità di guardare al di là del proprio punto di vista, al di là del visibile.
Guerrieri fornisce una risposta figurativa, consona al suo tempo,
devozionale e piena di pathos, Quaglia s’interroga sul divino mostrando
una visione cosmica, legata alla sacralità laica dell’universo.
La mostra propone una riflessione sul sacro e sulle sue svariate possibilità di interpretazione e lettura che oggi possono emergere. L’invito è quello di entrare in uno spazio architettonico lasciandosi coinvolgere dal miglior posto, ossia un punto di vista preciso, pensato e organizzato appositamente per facilitare l’osservazione. Il visitatore entrando nella chiesa potrà sopraelevarsi fisicamente e guardarsi intorno
per vedere la delicata apparizione frontale che emerge dal buio della
notte in cui Maria, insieme a sant’Anna, scruta il figlio che dorme
nella culla, un’immagine del divino che per Guerrieri è l’accoglimento
di un credo, di una conferma alle proprie domande. Sugli altari
laterali, invece, Gianluca Quaglia attiva una riflessione che si
aggrappa a codici laici, interpretativi, al di là di certezze
fideistiche.
La Vergine con il Bambino e sant’Anna
è una tela che Guerrieri realizza per la famiglia Brollini di
Fossombrone nel 1627, di ritorno da Roma e dopo aver fatto l’esperienza
dell’arte di Caravaggio, tanto che molti dettagli del quadro riconducono
al maestro lombardo. Collocata in un altare laterale della Cattedrale
di Fossombrone, oggi
chiusa precauzionalmente dopo le scosse dello scorso anno, la tela
porta con sé storie lontane e segrete che giungono fino a noi grazie
alla lettura delle immagini, offrendoci la possibilità di ripensare al
sacro come una fonte a cui attingere. Con un approccio che tenta di
scrutare l’imperscrutabile, anche i cosmi ridisegnati da Gianluca
Quaglia rappresentano il tentativo di attingere al sacro o, quantomeno,
di osservarlo da lontano, soffermandosi a guardare l’universo e con esso
le stelle, immaginando l’infinito.
Ripensando
dunque lo spazio architettonico sacro, il visitatore potrà trovarsi
immerso in uno scenario che accoglie un palcoscenico sul quale si è
invitati a salire per osservare tre diverse “pale d’altare”, ossia tre
riflessioni evocative.
Il miglior posto. Un dialogo tra artisti nel tempo alla Villa Reale di Monza
è un invito a lasciarsi coinvolgere dall’arte antica e contemporanea su
un tema trasversalmente affrontato, offrendo al visitatore chiavi di
lettura che favoriscono una possibile relazione con qualcosa di
infinitamente grande ma lontano che l’uomo tende e ricerca da secoli.
L’obiettivo
della mostra è quello di favorire il restauro di opere d’arte
danneggiate dal terremoto e custodite nella città di Fossombrone, grazie
alla vendita del catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale che si
presenta come un interessante volume in cui sono raccolte le fotografie
della mostra e i contributi di studiosi italiani quali Stefano Papetti,
Michela Gianfranceschi, Renzo Savelli, Marco Luzi, Giancarlo Lacchin,
Lorenzo Madaro e Antonio D’Amico.
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