L’idea del giovane
macellaio napoletano Antonio Di Sieno presentata all’Italian Cuisine World Summit di Dubai
Allevare un
maiale allo stato brado sulle pendici del Parco Nazionale del Vesuvio secondo l’antica tradizione vesuviana. Questa l’idea del macellaio Antonio Di Sieno che ha presentato i
primi risultati di due anni di esperimento all’Italian Cuisine World Summit di
Dubai, unico italiano nella sua professione, al cospetto di numerosi chef
stellati, uno su tutti Heinz Beck. «La
cosa più innovativa del momento è il ritorno al passato – così Antonio Di Sieno
- quella di crescere gli animali all’aperto e macellarli secondo le antiche
usanze. Oggi il 95% della carne di maiale viene da allevamenti intensivi, il mio
desiderio è portare sulla tavola un prodotto che viene da un animale che ha
vissuto nel benessere».
L’ANIMALE. Le specie di suini
sono tante e le tecniche di allevamento sono sempre più specifiche. «Abbiamo
dunque voluto unire una buona selezione genetica e un allevamento a carattere
tradizionale, da qui l’idea di allevare il “Duroc” apprezzato per l’originalità
e unicità che erano appunto le basi per il nostro progetto. E poi è rosso come
la lava del Vesuvio». La varietà Duroc si caratterizza per la sua rusticità e
resistenza. È una scelta dettata dall’allevamento in condizioni difficili, data
la sua resistenza alle malattie e agli agenti atmosferici.
L’ALLEVAMENTO. Il Rosso Vesuviano
nasce in stalla e vi rimane fino a 60 giorni, successivamente viene allevato e
fatto crescere all’aperto, dove la qualità di vita è migliore e sono capaci di
esprimere comportamenti naturali fondamentali per loro, come grufolare,
rotolarsi nel fango o nella terra e andare alla ricerca di cibo, fatto quasi
esclusivamente dei prodotti che crescono sul nostro Vesuvio. «Abbiamo
riscoperto l’antica tradizione delle famiglie contadine dove il maiale veniva
allevato nel rispetto di regole precise, tramandate di padre in figlio.
Il nostro Rosso
Vesuviano viene allevato per 14/16 mesi fino a farlo arrivare a pesare circa
150/170 chilogrammi».
LA MACELLAZIONE. Il momento
migliore per la macellazione è dalla fine di novembre, dal giorno di
Sant’Andrea, fino a circa a metà gennaio, al giorno di Sant’Antonio Abate. Si attendeva la
luna calante per poter procedere al complesso cerimoniale della macellazione,
officiato dallo “scannatore”, persona esperta nel dare la morte all’animale
senza contaminarne le carni col sangue. «La scelta di questo periodo dell’anno
era dovuta a una semplice ragione: le rigide temperature raffreddavano e
asciugavano più velocemente la carne e di conseguenza favorivano una più veloce
lavorazione. All'uccisione seguiva la lavorazione della carne, si cominciava
sezionando le carni, poi si lavoravano quelle per il consumo fresco, si metteva
il fegato nella rete, si tagliava la cotica, si stringevano i ciccioli con le
tradizionali ganasce di legno, si preparava la salsiccia da stagionare, i
salami, il lardo, la coppa di testa, i prosciutti, la coppa e lo strutto». Tutti
piatti poveri che Di Sieno, definito macellaio 3.0, sta riportando alla
ribalta.
BIOGRAFIA
BREVE.
Antonio Di Sieno, quarta generazione di macellai, è un giovane professionista
specializzato in commercio e lavorazione delle carni pregiate dal Mondo. È
titolare di "Trippicella", azienda nata nel 1940, che distribuisce
tagli di prima qualità nelle più importanti città italiane. Definito macellaio
3.0 per la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione. Tra i suoi
ultimi progetti "Meat innovation" per il recupero della carne di
scarto e "Tondo Napoletano" il primo panino fritto con hamburger.
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