Due ecomusei,
ovvero: due territori, due comunità, due patrimoni, nei punti
estremi delle Alpi eppure caratterizzati dallo stesso modello
operativo e dalle stesse finalità. Da tempo l’Ecomuseo delle Acque
del Gemonese (a ridosso delle Prealpi Giulie) e l’Ecomuseo della
Pastorizia (nella Valle Stura di Demonte, lungo solco di origine
glaciale che separa le Alpi Marittime dalle Cozie) collaborano
attivamente definendo assieme progetti e confrontandosi sulle azioni
da promuovere, a significare che è importante realizzare scambi
reticolari tra ecomusei e affrontare direttamente sul campo il
concetto di interazione come mezzo di formazione e crescita. Ospite
d’onore nell’edizione 2016 della manifestazione “Gemona,
formaggio e dintorni”, la comunità della Valle Stura ha invitato
per il prossimo fine settimana a Pontebernardo l’ecomuseo gemonese
a discutere di come le leggi possano agevolare l’attività degli
ecomusei. Altro rendez-vous il 20 agosto, quando Simonetta Baudino,
apprezzata musicista occitana, si esibirà con il suo gruppo in un
roccolo a Montenars.
L’Ecomuseo della
Pastorizia attivo nella Valle Stura, valle occitana del Piemonte
sud-occidentale, è stato istituito nel 2000. In realtà la sua
nascita risale a molti anni prima, quando la locale Comunità Montana
ha intrapreso un percorso di rinascita culturale e insieme di
rivitalizzazione economica dell’attività della pastorizia.
Un’ipotesi di lavoro che ha permesso l’avvio di un progetto
ecomuseale quando non esisteva ancora la legge regionale sugli
ecomusei. La base portante dell’ecomuseo va ricercata nell’azione
di rilancio della pecora sambucana. Il progetto si è indirizzato su
due assi principali: il recupero della razza ovina e la riscoperta
della cultura e della tradizione legate al mondo pastorale della
Valle Stura e delle sue propaggini nella Crau francese, dove per
decenni i pastori della valle hanno prestato la loro manodopera.
Questi due aspetti hanno trovato una loro complementarità di fondo
che ben si riflette nella figura del pastore: allevatore, ma anche
depositario di una tradizione millenaria ricca di saperi e di
pratiche che rischiavano di essere sepolte dall’oblio del tempo.
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