Inaugurazione 14 novembre ore 18
Se c’è una cosa che a Milano frequento volentieri è il MIA, la rassegna annuale di fotografia che si tiene a Porta Nuova: si vedono sempre cose gradevoli e si fanno incontri più che interessanti. L’anno scorso, per esempio, passando davanti allo stand di una primaria galleria svizzera, la Imago, sono stato attratto da un meraviglioso, gigantesco albero pieno di libri, che troneggiava sulla parete esterna verso il corridoio. Era una fotocomposizione, ovvio, ma fatta in base a un’armonia e un gusto rari, accentuati dallo sfondo nero lucido che faceva risaltare i volumi come fossero veri. Il risultato era che quell’albero immaginario, con i rami carichi di testi, sembrava reale, preso in natura, un po’ come ormai non ci sorprendiamo di vedere le pareti verdi di foglie sulle facciate del bosco verticale di Stefano Boeri. Potenza dell’immaginazione, evviva.
Quella sera mi sono fermato a chiedere chi fosse l’autore. È Gloc, mi hanno detto, un milanese che si aggira per questo luogo. Infatti dopo poco si è materializzato: un personaggio di immediata accoglienza, facile al dialogo e all’empatia. “A lei piacciono i libri?” mi ha chiesto. “Anche a me. Guardi qui”. E mi ha aperto sotto il naso un lussuoso catalogo di una mostra che si era appena tenuta a Lugano. Era vero: pagina dopo pagina, si alternavano serie di volumi, montati in tutte le salse – impilati a creare colonne virtuali, in forme rotonde che a stento riescono a contenerne gli spigoli, per terra a creare pavimenti, in aria a volare con i loro fogli, in scaffalature fantasiose gremiti di altri oggetti, e via inseriti in mille contesti. Tanti libri, a decine, a centinaia, su sfondi monocromi a forte impatto, alternati ad altre composizioni ugualmente fantasiose, con oggetti di ogni tipologia. L’effetto era decisamente potente.
“Belli, come fa?” gli ho chiesto. Il metodo, per verità è molto semplice: architetto di professione, Gloc ha alcune predilezioni che spesso gli derivano dal lavoro: per esempio le porte, le finestre, gli edifici, ma anche elementi classici di arredo come statue, capitelli o altro. Quando ne vede uno che lo colpisce, Gloc lo fotografa; una volta a casa con un computer compone e ricompone quegli scatti in costruzioni di fantasia, seguendo l’estro e il gusto di quel momento. “E mi diverto un mondo”, mi assicura; ma non ci voleva un genio per capirlo: perché in queste composizioni totalmente libere si intuisce che la massima fonte di ispirazione è proprio il divertimento di mettere insieme gli oggetti in base al gusto e alla passione.
Libri, creatività, passione e divertimento: con queste caratteristiche Gloc non poteva sfuggire a una mostra alla Kasa dei Libri. E infatti, a distanza di pochi mesi da quel primo incontro, eccolo qui tra noi con una selezione (piccola, purtroppo; ma tanti nel frattempo sono stati venduti) dei suoi libri. Più che libri biblioteche, in realtà. E rigorosamente oniriche, come suggerisce il titolo che abbiamo studiato insieme. A ricordarci che i libri devono essere soprattutto un mondo di sogno.
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