Ma come si fa nel concreto a tutelare i prati stabili? Con la cura. I prati stabili non sono arati, seminati, trattati con la chimica di sintesi, ma non sono neppure selvatici. Non possono essere abbandonati, devono essere gestiti, richiedono attenzione e competenza. Fanno parte di un delicato sistema agro-silvo-pastorale che vede protagonisti uomo e animali e al cui centro ci sono i pastori, che si occupano dei pascoli, della fienagione, che vivono la montagna. Per poterlo fare, hanno bisogno di contare su un reddito sufficiente: «La politica ha il dovere di sostenere chi lavora bene – il messaggio del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini –. I comportamenti virtuosi devono essere retribuiti in modo equo. Non si può più parlare di qualità senza pagarla, ripetere che siamo i migliori del mondo e giocare invece al ribasso. Il diritto alla qualità spetta a tutti, ma abbiamo il dovere di riconoscere il giusto valore, perché il lavoro che fanno i pastori, in primis, di cura dell’ecosistema e di rivitalizzazione delle zone impropriamente dette marginali, non ha prezzo».
«Slow Food si impegna nei prossimi anni a mappare i prati stabili italiani e a fornire ai consumatori gli strumenti per riconoscere i prodotti che ne derivano – conclude Nappini –. Alle istituzioni chiediamo di rendere accessibili i pascoli ai giovani, migliorando i servizi nelle aree interne, agevolando il loro lavoro».
«Non tutti, nel mondo, hanno avuto la fortuna di aver conosciuto i valori legati al cibo – le parole del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida presente all’inaugurazione di Cheese – . Noi abbiamo il dovere di spiegarlo e raccontarlo. Feuerbach sosteneva “Noi siamo quello che mangiamo”. Da qui deriva l’importanza del benessere dell’animale. La differenza del singolo formaggio, come della singola carne, è data da quello che ha mangiato l'animale e da come è stato curato. Questa manifestazione ha raccontato, fin dall'inizio, l’importanza della qualità del nostro modo di vivere più che del nostro modo di mangiare. Una componente essenziale, una ricchezza da proteggere e valorizzare contro sistemi di etichettatura fuorvianti e, allo stesso tempo, candidando la cucina italiana a patrimonio dell’Unesco».
«Anche quest'anno Cheese si conferma una grande manifestazione giusta e buona, perché parla di valori importanti come quelli del rispetto del cibo e dell’ambiente. Ma è anche molto utile, perché ci permette di promuovere il turismo enogastronomico e le aziende del settore lattiero caseario e di difendere i nostri allevatori e produttori piemontesi che ci danno un latte straordinario. Questi sono elementi che fan sì che Cheese, sempre di più, sia un evento irrinunciabile per il Piemonte, che diventa per questi quattro giorni la capitale mondiale del formaggio» sottolinea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.
«Siamo molto felici di dare avvio alla nuova edizione di Cheese – ha dichiarato il sindaco di Bra, Giovanni Fogliato –. Questo appuntamento rappresenta per la città di Bra un momento speciale: su molti fronti porta con sé uno sconvolgimento per la vita dei cittadini, ma i braidesi credono fortemente in questo evento e soprattutto nel messaggio che ne sta alla base, come dimostra la grande attenzione della città della Zizzola verso le tematiche ambientali e agricole. Non è un caso che da anni Bra si collochi ai vertici regionali delle città più attente alla raccolta differenziata dei rifiuti.
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