Un vero e proprio progetto culturale nel
quale si incontrano i grandi linguaggi
della tradizione italiana: cucina, arte
e design
Rovereto (TN), 18
settembre 2019 - Dal 22 ottobre e per i prossimi 6 anni
la Caffetteria del Mart si chiamerà “Alfio Ghezzi” e sarà gestita dall’omonimo chef.
Allievo di
Gualtiero Marchesi e di Andrea Berton, per quasi un decennio chef della Locanda
Margon di Ravina, premiata da due stelle Michelin, Ghezzi è risultato
aggiudicatario della gara pubblica indetta dal Museo d’Arte Moderna e
Contemporanea di Trento e Rovereto per la gestione della sua caffetteria.
Recentemente
rinnovata negli arredi da Mario Botta insieme allo studio Baldessari
e Baldessari, in dialogo con la Collezione del museo che annovera alcuni
tra i maggiori capolavori italiani del Novecento, la Caffetteria del Mart è un
percorso attraverso il design del XX secolo, rigorosamente made in Italy.
Un progetto che
rispecchia l’evoluzione del percorso sia interiore che professionale di Ghezzi
per dare vita a un vero e proprio spazio culturale nel quale si incontrano i
grandi linguaggi della tradizione italiana: cucina, arte e design. “Sono davvero felice di essere in un luogo
così profondamente legato al bello e a ciò che faccio perché solo il respiro di
qualche istante in questo spazio basta per farmi sentire in sintonia con il
Mart.”, afferma Alfio Ghezzi.
Il concept sarà
semplice, così come la proposta, ma non banale poiché frutto di scelte
ragionate, responsabili, unite a una significativa esperienza all’estero che ha
cambiato sin dal profondo la visione dello Chef. I tavoli non avranno la
tovaglia, i piatti serviti saranno semplici sia nella composizione che
nell’impiattamento, non mancherà mai un piatto conviviale da mettere in
centrotavola e lo chef vivrà non sola la cucina, ma anche la sala, dove farà la
sua apparizione per sporzionare alcuni piatti davanti agli ospiti.
I prodotti
proverranno dalla filiera corta e celebreranno quella che lo chef ha definito
“nuova italianità”: sapori nostrani, il tutto ad esplicare l’impostazione di
informalità e rispetto delle tradizioni che Ghezzi vuole dare al suo locale.
Alla base l’idea
di creare una profonda interazione con gli ospiti e la possibilità, attraverso
un percorso itinerante, di assaporare le varie portate, ognuna servita secondo
precise modalità, in specifiche zone del ristorante: dalla lounge, dove sarà
servito l’aperitivo, alla zona bistrot, dove si potranno gustare la prima
colazione e il pranzo, fino alla zona gourmet, riservata all’esperienza serale.
Per il Mart Alfio
Ghezzi ha elaborato una proposta articolata che, dalle colazioni alle cene, si inserisce e completa l’offerta
culturale del distretto museale e che si dimostra profondamente legata alla
tradizione culinaria italiana, soprattutto a quella trentina e alla produzione
del territorio. Nella scelta degli ingredienti, infatti, lo chef prediligerà
quelli locali e punterà a valorizzare la tradizione realizzando conserve,
confetture, marmellate e altri prodotti artigianali che verranno elaborati sia
all’interno del ristorante che in collaborazione con la cooperativa Mas del
Gnac. Grande importanza avranno inoltre la “charcuterie”, i formaggi e i sottaceti,
che saranno esposti in apposite vetrine. La presenza di questi prodotti, che
secondo la concezione ristorativa italiana sono da collegarsi a un livello
piuttosto lontano da quello dell’alta cucina, considerati per lo più cibo “da
osteria”, rispecchia invece un trend che lo chef ha fatto proprio a seguito
della sua esperienza a Copenaghen e che si basa su un atteggiamento rispettoso
e responsabile che, oltre a seguire i cicli della terra, permette di prolungare
la vita dei prodotti, a riprova dell’ impegno di responsabilità ambientale che
all’interno del ristorante del Mart si coniuga con il rispetto per la
tradizione.
Il menù includerà
una proposta “all day”, chiamata “Veloce
con Gusto”, che prevedrà: la pizza sia alla pala che nel ruoto, una selezione
di panini realizzati con prodotti tipici della realtà trentina, dei lievitati,
tra cui pane dolce al cioccolato, veneziana e bombolone alla confettura, e
torte da “credenza”, come quella di mele o la sacher.
Per il pranzo
l’idea è quella di offrire dei lunch veloci con 4 piatti ispirati alla
tradizione gastronomica trentina, denominata appunto “Viaggio in Trentino”, oppure, in alternativa, una scelta di otto
piatti denominata “Classici Italiani”
tra i quali si troveranno come antipasti Vitello tonnato e verdure alla griglia
e burrata, come primi Pachè monograno Matt all’Amatriciana, ovvero paccheri
prodotti con un’accurata selezione di materie prime, e Riso alla milanese, tra
i secondi Saltimbocca alla romana e Baccalà mantecato e sul finire il dessert con
Bunet, dolce a cucchiaio tipico del Piemonte, e Meringa semifredda.
La sera invece un
Menù Degustazione di alta cucina per
un numero selezionatissimo di clienti, massimo 25, che prevedrà sei portate
fisse più una scelta (tra i secondi) o, in alternativa, la possibilità di
optare per una versione più “light” con 4 portate. La ricerca di Ghezzi si
estenderà anche alle bibite: cantine scelte, birre artigianali, ma anche
miscelati, estratti e centrifughe, che lo chef proporrà in abbinamento alle
portate del menù.
Altro aspetto
degno di nota sarà la proposta legata al caffè.
Oltre alle bevande classiche, sarà possibile degustare il personal blend
realizzato in collaborazione con Illy estratto seguendo i metodi più svariati:
dalla Kemex alla V60 alla French Press.
La sera invece il
caffè assumerà importanza quasi teatrale con la sua realizzazione al tavolo grazie
alla caffettiera a leva manuale, ispirata alla prima macchina da caffè di
Achille Gaggia.
Un progetto
culturale nel quale si incontrano i grandi linguaggi della tradizione italiana:
cucina, arte e design. “Credo che l’arte
e la cucina siano in connessione per dare entrambe la possibilità al visitatore
o all’ospite di emozionarsi e di portarsi a casa un ricordo indelebile. Se tu
ti ricordi un piatto, significa che ti ha emozionato”, conclude Ghezzi.
Lo Chef
Alfio
Ghezzi nasce alla fine di dicembre del 1970 a Breguzzo (TN), piccolo paese di
montagna nella valle che sale verso Madonna di Campiglio. I genitori sono
emigrati in Svizzera, così lui cresce con la nonna, grazie alla quale fin da
piccolo si avvicina a una cucina autentica.
Gli anni dell’infanzia, si sa, sono quelli che più segnano la
personalità nell’età adulta e difatti questa traccia si ritroverà forte nella
sua esigenza di fare una cucina senza ridondanze, a ricordare come la
semplicità sia in grado di trascurare l’apparenza fine a se stessa per
concentrarsi invece su gusto e verità.
Dopo
la formazione professionale fa esperienza come commis di cucina e chef de
partie in diversi grandi alberghi quali il Miramonti & Majestic di Cortina,
il St.Hubertus a Madonna di Campiglio, il Regina a Salsomaggiore Terme, il
Villa Cortine Palace di Sirmione ed il Due Torri Di Verona.
Nel
1993 un cambio di rotta: si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia di
Trento senza portare a termine gli studi perché di lì a qualche anno si
dedicherà all’attività accademica come docente di cucina e pasticceria al Cfp
Alberghiero ENAIP di Tione di Trento fino al 2003. Esperienza che lo porta a
conoscere lo Chef Ettore Bocchia del Grand Hotel Villa Serbelloni che lo
affascina per la sua indagine scrupolosa sul prodotto. Dopo una breve
esperienza a Londra, al Monti’s Club, del Jumeirah in Sloan Square, affianca lo
chef Ettore Bocchia a Villa Serbelloni di Bellagio. È proprio qui, sul lago di
Como, che conosce il Maestro Gualtiero Marchesi, con il quale passa tre anni
lavorando prima a Erbusco poi al Casinò Les Princes di Cannes e all’Hosteria
dell’Orso di Roma, dove fa suoi i concetti di semplicità, essenza ed equilibrio.
Conclusosi
il triennio “Marchesiano”, si trasferisce a Milano dove inizia la sua
esperienza al Trussardi alla Scala, come allievo di Andrea Berton, che affianca
per 4 anni e da cui assorbe la mania del dettaglio.
Nel
marzo del 2010 la famiglia Lunelli delle Cantine Ferrari lo chiama “a casa” per
dare un nuovo assetto alla Locanda Margon, a Ravina (TN), dove rimarrà come
chef per nove anni, nei quali il ristorante verrà insignito di 2 stelle
Michelin.
Sul
finire dell’esperienza alla Locanda Margon, complice anche una parentesi
professionale in Danimarca, lo Chef inizia a percepire nuovi stimoli e prende
coraggio: decide così di aprire un ristorante tutto suo dando vita all’interno
del Mart di Rovereto a un locale che porta appunto il suo nome: ALFIO GHEZZI.
Un vero e proprio progetto culturale nel
quale si incontrano i grandi linguaggi
della tradizione italiana: cucina, arte
e design
Rovereto (TN), 18
settembre 2019 - Dal 22 ottobre e per i prossimi 6 anni
la Caffetteria del Mart si chiamerà “Alfio Ghezzi” e sarà gestita dall’omonimo chef.
Allievo di
Gualtiero Marchesi e di Andrea Berton, per quasi un decennio chef della Locanda
Margon di Ravina, premiata da due stelle Michelin, Ghezzi è risultato
aggiudicatario della gara pubblica indetta dal Museo d’Arte Moderna e
Contemporanea di Trento e Rovereto per la gestione della sua caffetteria.
Recentemente
rinnovata negli arredi da Mario Botta insieme allo studio Baldessari
e Baldessari, in dialogo con la Collezione del museo che annovera alcuni
tra i maggiori capolavori italiani del Novecento, la Caffetteria del Mart è un
percorso attraverso il design del XX secolo, rigorosamente made in Italy.
Un progetto che
rispecchia l’evoluzione del percorso sia interiore che professionale di Ghezzi
per dare vita a un vero e proprio spazio culturale nel quale si incontrano i
grandi linguaggi della tradizione italiana: cucina, arte e design. “Sono davvero felice di essere in un luogo
così profondamente legato al bello e a ciò che faccio perché solo il respiro di
qualche istante in questo spazio basta per farmi sentire in sintonia con il
Mart.”, afferma Alfio Ghezzi.
Il concept sarà
semplice, così come la proposta, ma non banale poiché frutto di scelte
ragionate, responsabili, unite a una significativa esperienza all’estero che ha
cambiato sin dal profondo la visione dello Chef. I tavoli non avranno la
tovaglia, i piatti serviti saranno semplici sia nella composizione che
nell’impiattamento, non mancherà mai un piatto conviviale da mettere in
centrotavola e lo chef vivrà non sola la cucina, ma anche la sala, dove farà la
sua apparizione per sporzionare alcuni piatti davanti agli ospiti.
I prodotti
proverranno dalla filiera corta e celebreranno quella che lo chef ha definito
“nuova italianità”: sapori nostrani, il tutto ad esplicare l’impostazione di
informalità e rispetto delle tradizioni che Ghezzi vuole dare al suo locale.
Alla base l’idea
di creare una profonda interazione con gli ospiti e la possibilità, attraverso
un percorso itinerante, di assaporare le varie portate, ognuna servita secondo
precise modalità, in specifiche zone del ristorante: dalla lounge, dove sarà
servito l’aperitivo, alla zona bistrot, dove si potranno gustare la prima
colazione e il pranzo, fino alla zona gourmet, riservata all’esperienza serale.
Per il Mart Alfio
Ghezzi ha elaborato una proposta articolata che, dalle colazioni alle cene, si inserisce e completa l’offerta
culturale del distretto museale e che si dimostra profondamente legata alla
tradizione culinaria italiana, soprattutto a quella trentina e alla produzione
del territorio. Nella scelta degli ingredienti, infatti, lo chef prediligerà
quelli locali e punterà a valorizzare la tradizione realizzando conserve,
confetture, marmellate e altri prodotti artigianali che verranno elaborati sia
all’interno del ristorante che in collaborazione con la cooperativa Mas del
Gnac. Grande importanza avranno inoltre la “charcuterie”, i formaggi e i sottaceti,
che saranno esposti in apposite vetrine. La presenza di questi prodotti, che
secondo la concezione ristorativa italiana sono da collegarsi a un livello
piuttosto lontano da quello dell’alta cucina, considerati per lo più cibo “da
osteria”, rispecchia invece un trend che lo chef ha fatto proprio a seguito
della sua esperienza a Copenaghen e che si basa su un atteggiamento rispettoso
e responsabile che, oltre a seguire i cicli della terra, permette di prolungare
la vita dei prodotti, a riprova dell’ impegno di responsabilità ambientale che
all’interno del ristorante del Mart si coniuga con il rispetto per la
tradizione.
Il menù includerà
una proposta “all day”, chiamata “Veloce
con Gusto”, che prevedrà: la pizza sia alla pala che nel ruoto, una selezione
di panini realizzati con prodotti tipici della realtà trentina, dei lievitati,
tra cui pane dolce al cioccolato, veneziana e bombolone alla confettura, e
torte da “credenza”, come quella di mele o la sacher.
Per il pranzo
l’idea è quella di offrire dei lunch veloci con 4 piatti ispirati alla
tradizione gastronomica trentina, denominata appunto “Viaggio in Trentino”, oppure, in alternativa, una scelta di otto
piatti denominata “Classici Italiani”
tra i quali si troveranno come antipasti Vitello tonnato e verdure alla griglia
e burrata, come primi Pachè monograno Matt all’Amatriciana, ovvero paccheri
prodotti con un’accurata selezione di materie prime, e Riso alla milanese, tra
i secondi Saltimbocca alla romana e Baccalà mantecato e sul finire il dessert con
Bunet, dolce a cucchiaio tipico del Piemonte, e Meringa semifredda.
La sera invece un
Menù Degustazione di alta cucina per
un numero selezionatissimo di clienti, massimo 25, che prevedrà sei portate
fisse più una scelta (tra i secondi) o, in alternativa, la possibilità di
optare per una versione più “light” con 4 portate. La ricerca di Ghezzi si
estenderà anche alle bibite: cantine scelte, birre artigianali, ma anche
miscelati, estratti e centrifughe, che lo chef proporrà in abbinamento alle
portate del menù.
Altro aspetto
degno di nota sarà la proposta legata al caffè.
Oltre alle bevande classiche, sarà possibile degustare il personal blend
realizzato in collaborazione con Illy estratto seguendo i metodi più svariati:
dalla Kemex alla V60 alla French Press.
La sera invece il
caffè assumerà importanza quasi teatrale con la sua realizzazione al tavolo grazie
alla caffettiera a leva manuale, ispirata alla prima macchina da caffè di
Achille Gaggia.
Un progetto
culturale nel quale si incontrano i grandi linguaggi della tradizione italiana:
cucina, arte e design. “Credo che l’arte
e la cucina siano in connessione per dare entrambe la possibilità al visitatore
o all’ospite di emozionarsi e di portarsi a casa un ricordo indelebile. Se tu
ti ricordi un piatto, significa che ti ha emozionato”, conclude Ghezzi.
Lo Chef
Alfio
Ghezzi nasce alla fine di dicembre del 1970 a Breguzzo (TN), piccolo paese di
montagna nella valle che sale verso Madonna di Campiglio. I genitori sono
emigrati in Svizzera, così lui cresce con la nonna, grazie alla quale fin da
piccolo si avvicina a una cucina autentica.
Gli anni dell’infanzia, si sa, sono quelli che più segnano la
personalità nell’età adulta e difatti questa traccia si ritroverà forte nella
sua esigenza di fare una cucina senza ridondanze, a ricordare come la
semplicità sia in grado di trascurare l’apparenza fine a se stessa per
concentrarsi invece su gusto e verità.
Dopo
la formazione professionale fa esperienza come commis di cucina e chef de
partie in diversi grandi alberghi quali il Miramonti & Majestic di Cortina,
il St.Hubertus a Madonna di Campiglio, il Regina a Salsomaggiore Terme, il
Villa Cortine Palace di Sirmione ed il Due Torri Di Verona.
Nel
1993 un cambio di rotta: si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia di
Trento senza portare a termine gli studi perché di lì a qualche anno si
dedicherà all’attività accademica come docente di cucina e pasticceria al Cfp
Alberghiero ENAIP di Tione di Trento fino al 2003. Esperienza che lo porta a
conoscere lo Chef Ettore Bocchia del Grand Hotel Villa Serbelloni che lo
affascina per la sua indagine scrupolosa sul prodotto. Dopo una breve
esperienza a Londra, al Monti’s Club, del Jumeirah in Sloan Square, affianca lo
chef Ettore Bocchia a Villa Serbelloni di Bellagio. È proprio qui, sul lago di
Como, che conosce il Maestro Gualtiero Marchesi, con il quale passa tre anni
lavorando prima a Erbusco poi al Casinò Les Princes di Cannes e all’Hosteria
dell’Orso di Roma, dove fa suoi i concetti di semplicità, essenza ed equilibrio.
Conclusosi
il triennio “Marchesiano”, si trasferisce a Milano dove inizia la sua
esperienza al Trussardi alla Scala, come allievo di Andrea Berton, che affianca
per 4 anni e da cui assorbe la mania del dettaglio.
Nel
marzo del 2010 la famiglia Lunelli delle Cantine Ferrari lo chiama “a casa” per
dare un nuovo assetto alla Locanda Margon, a Ravina (TN), dove rimarrà come
chef per nove anni, nei quali il ristorante verrà insignito di 2 stelle
Michelin.
Sul
finire dell’esperienza alla Locanda Margon, complice anche una parentesi
professionale in Danimarca, lo Chef inizia a percepire nuovi stimoli e prende
coraggio: decide così di aprire un ristorante tutto suo dando vita all’interno
del Mart di Rovereto a un locale che porta appunto il suo nome: ALFIO GHEZZI.
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