Ritornare a Trieste, per un servizio
informativo su ESOF2020 (Trieste Città Europea della
Scienza 2020), significa ripercorrere
alcuni degli itinerari del gusto che hanno caratterizzato
la storia di Borghi d'Europa.
Un salto a Prosecco ci porta alla
Trattoria Sociale.
La parte vecchia della località è
abitata prevalentemente dalla comunità linguistica slovena (prima
dell'annessione all'Italia, più del 92% della popolazione era di
madrelingua slovena), mentre la parte moderna, nota con il nome di
Borgo San Nazario, costruita negli anni cinquanta e sessanta, è
abitata da 766 residenti, in gran parte da esuli istriani e da loro
discendenti, provenienti perlopiù da Capodistria e dintorni.
“Cibo buono, sia del territorio, con
alcune scelte che spaziano anche in Slovenia e in Croazia. Porzioni
abbondanti servite con semplicità, senza impiattamenti o
accostamenti ricercati. Carne alla griglia cucinata a vista.”
Una buona glera di Bolè potrà
accompagnare il vostro desinare.
“Andrej Bolè è un viticoltore di
Piščanci, sopra Trieste, la sua famiglia fa vino da due secoli.
Coltiva uva glera da sempre e ora, visto che ne ha la possibilità,
si è messo a produrre vino prosecco, lo ha chiamato «Prosecco
Trieste» per sottolineare il fatto che questo dovrebbe essere il
prosecco primigenio. Alla domanda: «L’uva glera triestina, e l’uva
un tempo chiamata fino al 2009 prosecco, e da allora glera, di
Conegliano-Valdobbiadene, sono la stessa uva?» ha dovuto francamente
ammettere che no, non sono la stessa cosa. Anche gli acini hanno una
forma differente. Quindi ha indirettamente confermato quel che ho
sempre sostenuto: ribattezzare glera l’uva prosecco è stato un
atto arbitrario, giustificato fin che si vuole dal fine di preservare
il nome prosecco da attacchi come quelli subiti dal tocai (vietato a
favore del tokaj ungherese), ma pur sempre una decisione presa a
tavolino senza riscontro nella realtà.A proposito: la prima
citazione conosciuta del prosecco non riguarda né il Veneto né il
Carso triestino, bensì l’Istria ed è contenuta nel libro
dell’inglese Fynes Moryson che viaggia nel Nordest della penisola
italiana attorno al 1594 e pubblica il suo libro a Londra nel 1617.
Scrive: «These are the most famous Wines of Italy. La lagrima di
Christo, (the teare of Christ) and like wines neere Cinqueterre in
Liguria: La vernaza, and the white Muskadine, especially that of
Montefiaschoni in Toscany: Cecubum and Falernum in the Kingdome of
Naples, and Prosecho in Histria» (Alessandro Marzo Magno,Prosecco:
fu vera glera? ).
Poco più in là, sempre a Prosecco,non
mancate di fare un salto alla Trattoria Pizzeria le 9
Sorelle. Walter Valeria e la figlia
Jessica vi ospiteranno, con una cucina di carne e le pizze
(digeribili), come si conviene. Potrete degustare i vini di Polencic
di Cormons.
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