lunedì 7 settembre 2020

Vincenzo Vicari fotografo Il Ticino che cambia 29 agosto 2020 – 10 gennaio 2021 Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano MASI |Palazzo Reali

 

A cura di Damiano Robbiani
 

www.masilugano.ch

 
 

Vincenzo Vicari 

Operaie imballano sigarette alla fabbrica Orienta di Lugano 1937

Fotografia in bianco e nero. Archivio storico della Città di Lugano

Dal 29 agosto il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) dedica una mostra monografica al fotografo ticinese Vincenzo Vicari, attivo a Lugano dal 1936. Un percorso cronologico lungo oltre sei decenni che testimonia, attraverso oltre 100 scatti in bianco e nero e a colori, tra stampe originali e riproduzioni da negativi, la trasformazione del territorio ticinese e dei suoi abitanti negli anni che hanno segnato il passaggio dal mondo ancora fortemente rurale del primo dopoguerra, al Ticino urbanizzato degli anni Ottanta.

 
 

Vincenzo Vicari

Airolo sepolto dalla valanga 1951

Fotografia in bianco e nero

Archivio storico della Città di Lugano

 
Vincenzo Vicari Veduta dallelicottero durante i campionati di ciclismo 1953 Fotografia in bianco e nero Archivio storico della Città di Lugano
 

Vincenzo Vicari

Veduta dall'elicottero durante i campionati di ciclismo 1953

Fotografia in bianco e nero

Archivio storico della Città di Lugano

Le fotografie, in gran parte inedite o poco conosciute, illustrano un Paese in movimento e una realtà che cambia, ma al tempo stesso un paesaggio che fino agli anni Cinquanta appare immobile a un primo sguardo, almeno nell’immaginario collettivo. Per oltre sei decenni Vincenzo Vicari legge e documenta il Ticino senza censure: dai soggetti “da cartolina” a quelli più inaspettati, spesso sovrapponendoli negli stessi scatti. Il suo sguardo non è né celebrativo né estetizzante, ma documenta con sicurezza, anche tecnica, la realtà che lo circonda, a volte con lieve ironia. Se il Ticino di Vicari non è quello idilliaco ricercato dai suoi primi letterati (Francesco Chiesa, Guido Calgari, Giuseppe Zoppi), dall’ideologia della Difesa spirituale e dalla propaganda turistica, non è nemmeno il Ticino unilaterale del progresso tecnico e del successo economico a ogni costo. È una terra alla ricerca della sua identità di cui l’opera di Vincenzo Vicari riesce a esaltarne e sintetizzarne la complessità in maniera mai banale.

 
Vincenzo Vicari Diga del Lucendro 1953 Fotografia in bianco e nero Archivio storico della Città di Lugano
 

Vincenzo Vicari

Diga del Lucendro 1953

Fotografia in bianco e nero. Archivio storico della Città di Lugano

Per questo l’eterogeneità della produzione di Vincenzo Vicari è un punto di forza. Se nelle sue pubblicazioni più introspettive (Ed è un semplice lume, 1961 e Ritrarre la luce, 1991) si rifugia volentieri nelle immagini atemporali di un Ticino che non cambia, la lettura integrale e senza censure della sua produzione rivelano un Vicari più complesso, più completo. Ed è proprio qui che può essere ravvisato il principale contributo del suo lascito fotografico: nella varietà dei soggetti e dei committenti, nella quantità degli scatti e nella lunga attività che copre anni cruciali della storia del Cantone. Sono questi gli aspetti, a cui si aggiungono una rete fittissima di relazioni e una grande vitalità imprenditoriale, che permettono a Vicari di illustrare a 360 gradi oltre mezzo secolo di memoria visiva.

 
 

Vincenzo Vicari

Veduta aerea di Lugano dal Parco Ciani alla Via Serafino Balestra 1949

Fotografia in bianco e nero. Archivio storico della Città di Lugano

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