L’arte e la fotografia incontrano la cultura d’impresa con la mostra Giorgio Cutini Poesia dello sguardo. Opere fotografiche 1972-2019, promossa ed organizzata da Diatech Pharmacogenetics presso la sua sede di Jesi (AN), con il patrocinio del Comune di Jesi.
La mostra è un’antologica che ricostruisce il percorso artistico cinquantennale, dai primi anni ’70 del Novecento al 2019, di Giorgio Cutini, fotografo-chirurgo perugino anconetano d’adozione. Attraverso alcune delle sue opere fotografiche più significative, il percorso espositivo attraversa differenti momenti della poetica di Cutini, testimoniando una progressiva crescita di originalità e di autonomia, in costante dialogo con le forme della creatività artistica e con le produzioni poetiche coeve più rilevanti nelle Marche e in Italia.
La fotografia di Cutini è di ricerca, del pensiero e del sentimento, fortemente interessata all’emozione che saprà suscitare, come spiega il curatore della mostra Galliano Crinella: “Nel suo fare fotografia come sperimentazione, Cutini esprime una sua ferma convinzione: che sia necessario trascendere il reale, le sue trame e venature, liberare l’immagine dal dominio del materiale e del fisico. E cercare di mettere in risalto ciò che si colloca al di là di un registro oggettivo, come una presenza che afferma l’assenza ed un’assenza che afferma la presenza”.
La prassi operativa del fotografo anconetano, descrive la sua volontà di utilizzare il medium fotografico in modo anticelebrativo e conoscitivo, indagando da un lato lo statuto stesso della fotografia, ossia il riferimento al dato reale, e dall’altro spingendo la sua indagine iconica oltre il visibile, raggiungendo spesso una dimensione quasi onirica: “la fisicità della veduta si avvia ad essere superata in uno spiritualismo della visione o meglio in una perdurante poeticità della visione”, continua Crinella.
Esploratore instancabile delle vaste plaghe del visivo, Cutini, con occhio indagatore e sensibile, inquadra porzioni di realtà e le trasferisce in un’atmosfera visionaria, svelando l’invisibile del visibile. I suoi soggetti sfumati e fuori fuoco, sono raccontati attraverso qualche dettaglio sfuggente, narrano di un movimento in ogni direzione: nel passato, in terre lontane, fra le strade che percorriamo ogni giorno, ma soprattutto in un altrove, in luogo ed in un tempo che prescindono dalle coordinate spazio temporali razionali. Sono immagini fluttuanti, sospese tra il sogno e la realtà, che attingono al vasto campionario iconico delle immagini inconsce, emozionali, catturate dall’obiettivo fotografico, che hanno al tempo stesso precisi riferimenti iconografici e ispirazioni, come racconta Gabriele Perretta: “negli anni in cui si è avvicinato al mondo delle arti figurative si sente la sua passione per quegli artisti che costellano tutto il suo percorso. Basta vedere come Cutini non si è risparmiato in Omaggi, che quasi si trasformano in una geografia di riferimenti concettuali. O in un dono per Ugo Mulas, Alberto Burri, Mario Giacomelli, Fausto Melotti ed altri. Nel dono si riconosce uno scambio, un dialogo linguistico che attribuisce all’immagine una struttura sociale”.
Cutini seleziona piccole porzioni di mondo: città, persone, fenomeni naturali, più spesso paesaggi della mente e delle emozioni che diventano immersioni immaginifiche che ci danno l’opportunità di fermarci, capirne l’intensità e permettere all’artista di condurci nei suoi mondi paralleli.
Il catalogo, edito da Quattroventi, è arricchito da alcune poesie di Eugenio De Signoribus e Francesco Scarabicchi e Donato Loscalzo.
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