La mostra di Alfredo Pirri, Di luce e di fango, a cura di Cecilia Canziani e Davide Ferri, in corso presso le due sedi della galleria z2o Sara Zanin (via della Vetrina 21 e via Baccio Pontelli 16, Roma) è prorogata fino a venerdì 29 luglio. Nello spazio di via Baccio Pontelli, la mostra continua ad essere visitabile su appuntamento, mentre dal 1 luglio, presso la galleria Sara Zanin in via della Vetrina, sarà aperta da lunedì a venerdì, dalle 13 alle 19. Di luce e di fango è la prima mostra di Alfredo Pirri presso gli spazi della galleria Sara Zanin. L'intero progetto si articola sulle due sedi espositive e in maniera speculare attorno a una coppia di termini opposti che permettono di rileggere l’intera ricerca dell’artista nei termini di relazione con lo spazio interno ed esterno all’opera, attraverso movimenti che hanno a che fare con il respiro e l’espansione, l’inabissamento e la levitazione. Luce e fango non rimandano solamente a due materie – l’una aerea, l’altra vischiosa – ma anche a luoghi specifici: la parete e la verticale come spazio della pittura, il pavimento come luogo della scultura a cui corrispondono le trame dello sguardo dentro l’immagine e nello spazio. Per Alfredo Pirri la luce è sempre un materiale capace, come il suono, di dilatarsi e di costruire lo spazio. |
In entrambe le sedi due grandi installazioni esplorano questo aspetto attraverso due diverse intuizioni: in via della Vetrina accogliendo nell’ultima sala una installazione inedita in cui le grandi carte incise e dipinte attraverso un processo di immersione nel colore, immagini cosmiche o mappe sonore, sono incastonate in una partitura di legno che a volte appare come pura struttura, a volte come spazio portato del quadro. L’idea di autonomia di luogo propria di queste opere in bilico tra pittura, scultura, architettura, si complica e riafferma attraverso una ulteriore stratificazione di pannelli di plexiglas che si appoggiano a porzioni di quadri, facendo della sala principale della galleria uno spazio concettuale. A questa tensione spaziale impressa a partire da una specifica declinazione della materia luminosa del colore, fanno da contrappunto nelle altre sale opere appartenenti a decadi precedenti: “Senza titolo” due orizzonti del 2005, in dialogo con “Strada di bandiere” del 1996, un’asta di bandiera dipinta di nero opaco, profondo, piegata a comporre una forma circolare, che riporta a terra lo sguardo e una serie di carte intelaiate “senza titolo” del 1985, un lavoro inedito in cui il buio del fondo nero ottenuto con vernice da carrozzeria è squarciato da bagliori improvvisi. |
Nella sede di via Baccio Pontelli la mostra si snoda attorno a “Compagni e angeli” del 2019, una installazione di pannelli di plexiglas dalla forma centripeta, che abolisce le differenze tra dentro e fuori, e può potenzialmente espandersi in un qui e ora dell’esperienza dello spettatore. Attorno questa architettura si dispongono ancora le carte del 1985, contrappunto tra luce e buio e trait d’union tra le due sedi, una serie di carte dipinte con metalli del 2013, e infine i disegni preparatori per l’ultima presentazione di Passi nel cortile del Chiostro del Bramante a Roma. |
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