Una video installazione che costringe il pubblico a guardare dove non vuole.
Prima tappa di un nuovo progetto che compone un’antologia
di fantasmi razzisti ancora nascosti nelle nostre parole
Una produzione Fondazione Teatro regio di Parma
nell’ambito della rassegna Verdi OFF 2022
Premiere: sabato 17 Settembre 2022 ore 18.00
18 settembre - 15 ottobre 2022
Piazzale Picelli, Parma
Parma, 15 settembre 2022. All’invito del Teatro Regio di Parma a vivere lo spazio pubblico della città, OHT risponde con una nuova ricerca dedicata ad alcune parole e la loro etimologia: è Sulla punta della lingua una video installazione che costringe il pubblico a guardare dove non vuole, l’inizio di una piccola antologia sui fantasmi razzisti nascosti nelle nostre parole e a cui non prestiamo abbastanza attenzione.
Se la parola ambaradan in italiano significa una “situazione confusa, caotica, una baraonda” è perchè la sua origine fa riferimento al massiccio montuoso etiope dell’Amba Aradan dove, nel 1936, l’esercito italiano compì un atroce crimine di guerra utilizzando armi chimiche. La parola zombie invece ha una origine congolese – nzumbe: spirito, feticcio - utilizzata per identificare i lavoratori delle piantagioni caraibiche. La lingua di Menelik, il fischietto carnevalesco in cui una lunga lingua di carta si srotola soffiandoci dentro, si chiama così per sbeffeggiare l’imperatore etiope Menelik II accusato dai coloni italiani di essere un bugiardo.
Con una prima tappa dedicata alla parola ambaradan, questo nuovo progetto di OHT esplora l’invisibile forma di razzismo ancora presente nella nostra bocca, sulle nostre labbra. Se l’etimologia tradizionale riconduce il senso ultimo della nostra lingua quasi esclusivamente al greco o al latino, Sulla punta della lingua fa emergere invece i fantasmi di un linguaggio creolizzato: parole ibride, dall’etimologia incerta, che nascondono un’origine mostruosa di cui spesso siamo inconsapevoli.
Installato all’interno di un container in Piazza Picelli a Parma, Sulla punta della lingua è un’opera immersiva composta da riprese realizzate in Etiopia, in collaborazione con la regista Meaza Worku, montate successivamente da Anouk Chambaz, con la regia di Filippo Andreatta e suono di Davide Tomat.
Fondato nel 2008, OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato.
OHT ha collaborato a livello nazionale e internazionale con, tra gli altri, La Serre Arts Vivants (CA), la Biennale di Venezia, Carrefour International festival Quebec City [CA], Fondazione Haydn Stiftung, fondazione i Teatri Reggio Emilia, Short Theatre festival, Romaeuropa festival, Triennale Teatro Milano, the Josef and Anni Albers Foundation (USA), Whitechapel Gallery Londra (UK) e MAXXI museo delle arti del XXI secolo Roma (IT). Infine, Centrale Fies è partner regolare di vari progetti, sia per produzioni sia per debutti e, per il biennio 2021-22, OHT è artista associata del CSC S.Chiara di Trento.
OHT è stata premiata per eccellenza artistica, con premi come Nuove Sensibilità per giovani registi teatrali (2008), premio Movin'Up per giovani artisti (2016 e 2017), OPER.A 20.21 Fringe (2017) e una nomina come Miglior Allestimento Scenico ai premi UBU (2018).
Nessun commento:
Posta un commento