Da molti anni Suavia, perla enologica situata nel territorio del Soave Classico (VR), si impegna in una gestione della produzione vitivinicola che punta al biologico. Ora, dopo più di 10 anni di impegno che hanno portato all’ottenimento della certificazione biologica nel 2019, la cantina fa un bilancio sull’operato svolto e sui risultati ottenuti, anche alla luce degli stravolgimenti ambientali che stanno coinvolgendo anche il mondo del vino. “Abbiamo intrapreso questo percorso con grande convinzione e con l’obiettivo di proseguire su questa strada – affermano Alessandra e Meri Tessari, co-proprietarie di Suavia – Riteniamo che un approccio biologico, non solo alla viticoltura ma all’agricoltura in generale, possa essere l’unica alternativa per continuare a sviluppare il settore primario in futuro, alla luce delle conseguenze portate dai cambiamenti climatici. La viticoltura biologica tutela i suoli e l’ambiente che accoglie il nostro lavoro quotidianamente, ci permette di godere di un cibo sano a beneficio della salute di tutti, di garantire un reddito per le prossime generazioni permettendo al comparto di progredire. Continuare su questa strada è un dovere ed è importante che anche la classe politica segni una traccia in questo senso”. Le buone pratiche che Suavia mette in atto hanno lo scopo di tutelare quanto possibile il paesaggio e l’ambiente del Soave e comprendono azioni di inerbimento, non utilizzo di prodotti sintetici in vigna ma esclusivamente di trattamenti di origine organica. Utilizzando compost molto maturi si ha un naturale arricchimento del terreno che viene messo nelle condizioni di rigenerarsi andando a contrastare ogni principio di desertificazione. Grazie all’effetto spugna che permette all’acqua di essere trattenuta e al suolo di essere più compatto, i rischi dati dalla siccità vengono allontanati così come il pericolo di erosioni. “Oltre a questi fondamentali vantaggi che ricadono a livello sistemico, abbiamo notato come anche la nostra produzione stia raccogliendo dei benefici non indifferenti. – spiega l’enologa e co-proprietaria Valentina Tessari – Lavoriamo con piante che hanno acquisito maggior resistenza e che producono acini e grappoli di dimensioni più piccole, garantendo una concentrazione maggiore di sostanze aromatiche su polpa e buccia. Questo permette ai vitigni che coltiviamo, soprattutto Garganega e Trebbiano, di esprimere al massimo il terroir di provenienza nel calice. La linea I Luoghi, tre cru che presenteremo ufficialmente a settembre, andrà proprio a celebrare questo legame che, attraverso l’approccio biologico viene esaltato”. Un approccio che, oltre a numerosi lati positivi, porta con sé alcune grandi difficoltà che l’azienda riscontra, dagli alti costi economici al forte impegno dal punto di vista de personale che si ritrova in un territorio collinare. Un’agricoltura che diviene eroica e che comprende trattamenti spesso limitati e da svolgere in una condizione di buio. “Ciò che ci ha convinto a portare avanti questo percorso sono anche le modalità con cui i consumatori finali ci stanno accogliendo, con crescente sensibilità al tema e con una predisposizione al voler conoscere l’intera filiera e, di conseguenza, spendere somme più elevate per un prodotto dalla qualità elevata” – affermano Alessandra, Meri e Valentina Tessari– “Questa curiosità che ritroviamo nel pubblico ci entusiasma, e fa ancor di più da propulsore per avere la determinazione a continuare su questa strada”. |
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