Forte della ricorrenza dei 20 anni, Park Hyatt Milano aspira a preservare la propria immagine di luogo in grado di far riscoprire il piacere di un lusso autentico che unisce la propria vocazione internazionale con l'ospitalità di alto livello e che fa trasparire tramite ogni suo dettaglio il legame con Milano. Uno spazio, capace di trasformarsi nel tempo senza però snaturare e perdere la propria identità storica che lo rende unico grazie alle atmosfere, agli spazi e alle esperienze cucite sui desideri degli ospiti e sulle esigenze di una città come Milano.
Il progetto delle tre nuove Signature Suite
Già autore dell’esclusivo cocktail bar “Mio Lab” e del ristorante fine dining “Pellico 3”, l’architetto Flaviano Capriottiper la progettazione delle tre nuove Signature Suite ha attinto all’eredità e ai caratteri della modernità dei Maestri del dopoguerra. Valorizzando materiali della tradizione e prediligendo nuance neutre e morbide, ha dato forma a suite accoglienti e confortevoli, in cui il lusso è sussurrato, discreto, senza tempo. Al centro del progetto ci sono Milano e la milanesità, a sottolineare il profondo legame del Park Hyatt Milano con la storia e la cultura della città.
Un racconto visivo che si snoda tra storia, design, letteratura e poesia: il progetto che ha portato alla realizzazione delle tre Signature Suite dell’hotel è nato da un intreccio di suggestioni. «L’hotel si trova in un tessuto urbano piuttosto fitto, con una vista molto bella sulla Galleria, permettendo agli ospiti di vivere in un guscio, al centro della città, ma protetto dal mondo esterno», spiega l’architetto Capriotti. La suite Brera si trova al piano nobile dell’hotel, mentre le suite Montenapoleone e Duomo, collocate al sesto piano, grazie ai loro terrazzi si aprono direttamente sul cielo in linea con gli altri tetti della città. «Questo scorcio di azzurro, che a Milano ha delle varianti cromatiche uniche, dal ceruleo grigio al rosso ambrato, mi ha ricordato un passo dei “Promessi Sposi” nel quale Renzo, in fuga da Milano, si rifugia in un casolare in campagna e, svegliandosi la mattina si ritrova a vivere la luce dell’alba» - racconta l’architetto e prosegue - «ad accoglierlo c’è il cielo terso: un passaggio che ho sempre amato per la straordinaria capacità registica di Manzoni, che trasforma un testo scritto in un’immagine vivida e potente. Il senso di pace di quelle righe, circonfuso dall’amore per il panorama lombardo, è stato il punto di partenza nel viaggio che mi ha condotto alle suite».
Flaviano Capriotti Architetti delinea un progetto di grande profondità concettuale conservando intatta quell’idea di modernità borghese, sobria e raffinata, dove l’alta qualità dei materiali, oltre alla funzionalità e alla netta percezione degli spazi, hanno un ruolo chiave. Seppur distribuite su metrature diverse, le tre suite Duomo, Montenapoleone e Brera sono accomunate da un medesimo segno strutturale, materico e stilistico.
Entrando ci si trova immersi in spazi ariosi, avvolti da nuance morbide e accomodanti, dove i portali danno modo all’ospite di condurre lo sguardo sull’intera area degli appartamenti, i cui pieni e vuoti permettono un dialogo continuo tra interni ed esterni. È un materiale caldo e accogliente come il legno massello di rovere scuro spazzolato a tracciare i vari ambienti, alternato al pregiato marmo Verde Alpi, in un gioco di equilibri che valorizza tessili e arredi tra cui - oltre alla maggior parte realizzata su disegno dell’architetto Capriotti - spiccano pezzi di design firmati da Franco Albini, Luigi Caccia Dominioni, Angelo Mangiarotti, Gio Ponti, Ignazio Gardella ed Enzo Mari.
In un rimando all’antica arte della lavorazione della seta, celebrata tra Milano e il Lago di Como, l’architetto ha scelto di rivestire le pareti delle suite con carta da parati in seta color grigio perla, intervallandola a una boiserie in noce nazionale biondo, un materiale della tradizione qui utilizzato nella sua cromia naturale, morbida e opaca, per mostrare la vera essenza del legno. In tutte le suite nuance neutre lasciano spazio ad occasionali tocchi di giallo e arancio, a ricordare le venature del cielo all’alba e al tramonto, con l’aggiunta ricorrente del verde petrolio, colore sobrio e sofisticato, molto usato negli interni milanesi, che ritroviamo in alcuni elementi d’arredo. Un tema fondamentale è quello dell’illuminazione: “la qualità della luce ha un’importanza critica, deve essere calda e generare le ombre e gli accenti giusti: un sistema d’illuminazione non si dovrebbe percepire, proprio perché deve avvolgere gli ospiti in modo soffuso, puntuale e naturale”, spiega l’architetto.
Nelle suite all’ultimo piano l’architetto Capriotti ha definito una zona ibrida tra interno ed esterno, disegnata per essere riconoscibile: «il suo soffitto è in legno, a differenza degli altri presenti nell’appartamento, come se fosse una cellula di spazio esistente tra il dentro e il fuori» spiega.
Collocate al sesto e ultimo piano dell’hotel, le suite Montenapoleone e Duomo sono dotate di terrazzi e soggiorni concepiti con ampie parti a veranda per poter godere anche all’interno della loro atmosfera rilassata. Ritenendo che “ogni funzione abbia bisogno del suo spazio, di simmetrie, di assi visivi”, l’architetto ha tracciato un layout chiaro e funzionale: da un lato nelle suite si apre la zona living, dall’altro c’è l’accesso diretto ai terrazzi che, in pieno stile Park Hyatt, consentono all’ospite di vivere nel centro di Milano, ma con discrezione, trascorrendo serate all’aperto circondati da confortevoli sedute e divani oltre che da un verde rigoglioso.
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