mercoledì 24 marzo 2021

Come memorizziamo i versi di Dante: questione di metrica e non solo | Embargo 25 marzo 2021 ore 9

 


Uno studio che mira a quantificare l’efficacia della metrica nella memoria ha confrontato La Divina Commedia e l’Orlando Furioso dimostrando che scomponendo rime, accenti e lunghezza dei versi delle due opere facciamo meno fatica a ricordare quella del sommo poeta

Lo sanno bene gli antichi che si affidavano alla trasmissione orale e lo sperimentiamo oggi fin da bambini quando impariamo le poesie: la metrica aiuta a memorizzare. Per indagare il suo ruolo nei meccanismi cognitivi del nostro cervello un gruppo di neuroscienziati della SISSA si è concentrato su due tra le più famose opere della letteratura italiana, la Divina Commedia di Dante Alighieri e l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, realizzando uno studio che mira a quantificare l’efficacia per la memoria, delle tre componenti più importanti della metrica della poesia: rima, accenti e lunghezza dei versi. La ricerca, realizzata da Sara Andreetta Oleksandra Soldatkina, Vezha Boboeva e Alessandro Treves del gruppo di neuroscienze cognitive della SISSA, evidenzia una differenza tra le due opere: sembra che i versi di Dante abbiano delle componenti intrinseche per cui restano più impressi anche se la metrica viene distrutta. “Abbiamo scelto passaggi dalla Divina Commedia di Dante Alighieri e dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e li abbiamo privati di significato sostituendo a molte parole
chiave delle non-parole, in modo da mantenere comunque intatta la prosodia e la metrica” racconta Sara Andreetta, prima autrice della ricerca. “Da ciascuno di questi passaggi in versione nonsense ne abbiamo poi generati altri tre, uno senza rima, uno con gli accenti alterati, uno coi versi di lunghezza variabile. Abbiamo verificato con un apposito test con circa 130 partecipanti la loro plausibilità poetica ovvero quanto i versi ‘suonassero bene’ nonostante le modifiche e ne è risultato che sia per Dante che per Ariosto le tre componenti pesano proprio in quest’ordine, più importante la rima, poi gli accenti, poi la lunghezza corretta degli endecasillabi”.

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