LA PRIMA MOSTRA DI OPERE DELLA COLLEZIONE
13 DICEMBRE 2024 – 26 GENNAIO 2025
TARMAK22, GSTAAD
Fondazione In Between Art Film presenta la mostra collettiva Lantern With No Walls (Lanterna senza pareti), un evento espositivo concepito in risposta al suggestivo paesaggio delle Alpi Bernesi che circondano il villaggio di Gstaad in Svizzera.
Per la prima volta, la Fondazione presenta una selezione di opere della propria collezione, esclusivamente incentrata sulle numerose declinazioni delle immagini in movimento nel campo dell’arte contemporanea, includendo oltre 130 film d’artista, video installazioni e opere monocanali.
Attraverso la scelta di sei opere video di artisti internazionali come Saodat Ismailova (1981, Uzbekistan), Masbedo (Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970, Italia), Adrian Paci (1969, Albania), Thao Nguyen Phan (1987, Vietnam), Janis Rafa (1984, Grecia) e Daniel Steegmann Mangrané (1977, Spagna), la mostra offre uno spaccato significativo degli orientamenti che animano la collezione della Fondazione, nata dal desiderio della sua fondatrice e presidente Beatrice Bulgari di sostenere artisti, studiosi e istituzioni impegnati nell’esplorare le potenzialità espressive delle immagini in movimento e le intersezioni tra differenti discipline artistiche. Le sei opere sono poste in dialogo tra loro all’interno di una scenografia commissionata allo studio interdisciplinare 2050+, fondato da Ippolito Pestellini Laparelli.
Al centro della narrazione di ciascuna opera in mostra si trova l’idea o l’immagine di un paesaggio – sia esso un frammento di montagna, di campagna, di fiume o di foresta – abitato da forme di vita simboliche o mondane, umane e non, calate nel presente o emergenti dagli orizzonti della storia. In ciascuna opera il paesaggio, reale o immaginato, è attraversato dai protagonisti, esplorato, contemplato e trasceso, in una sequenza di scenari all’interno dei quali l’atto del camminare e quello di esistere nello spazio danno origine a metafore sul tempo, l’impatto umano sull’ambiente, il riverbero del passato sul presente e la vastità delle forme di vita.
Troviamo paesaggi reali che mutano in scenari esistenziali: dalle vastità rocciose dell’Uzbekistan nell’opera di Saodat Ismailova, alle distese ghiacciate dell’Islanda nel video di Masbedo, dalla strada montana in Albania della doppia video proiezione di Adrian Paci, alle sponde bagnate dal fiume Mekong nel film di Thao Nguyen Phan. In altre opere, la natura pare essere una costruzione umana, originata da una messa in scena come nel video di Janis Rafa o come prodotto della tecnologia, come nell’animazione generata al computer di Daniel Steegmann Mangrané.
Lantern With No Walls si configura come un “panorama di panorami”, un mosaico di paesaggi e scenari che sfumano l’uno nell’altro e che suggeriscono una continua osmosi tra passato e presente, umano e non umano, esistenza individuale ed esistenza collettiva. La forma simbolica della lanterna evoca la necessità di una fonte di luce che renda possibile attraversare il paesaggio, così come la vita, anche quando le nubi sembrano addensarsi all’orizzonte.
Dichiara Beatrice Bulgari, Fondatrice e Presidente di Fondazione In Between Art Film: “Questa nuova mostra della Fondazione riunisce opere di artisti che ammiro e che continuano a ispirarmi in un luogo che amo molto come Gstaad. La magnificenza di questo paesaggio e il silenzio e la contemplazione che esso induce in chi vi è immerso formano un contesto ideale per condividere con il pubblico opere della Collezione della Fondazione che affrontano temi importanti quasi sussurrandoli. Spero che la comunità locale e il pubblico internazionale apprezzino le visioni così intime e potenti degli artisti in mostra e l’esperienza che di queste opere abbiamo voluto orchestrare negli eleganti spazi di Tarmak22”.
Lantern With No Walls è un ulteriore tassello nel percorso di sperimentazione sulla relazione tra immagini in movimento e architettura che la Fondazione ha intrapreso con le mostre Penumbra (2022) e Nebula (fino al 24 novembre 2024), entrambe allestite al Complesso dell’Ospedaletto di Venezia. In ciascuno di questi casi si è voluto dare corpo alle immagini in movimento e offrire ai visitatori un’esperienza spaziale in cui suoni, immagini, materiali e interventi allestitivi concorrono a rendere percettiva e tridimensionale la visione delle opere.
Anche a Gstaad, quindi, lo studio interdisciplinare 2050+ è stato invitato a concepire la scenografia della mostra e a materializzare la suggestione del suo titolo nella forma di un’architettura temporanea. Attraverso l’uso di materiali semi-trasparenti e di strutture sospese che scandiscono la circolarità del pubblico tra i diversi ambienti, l’allestimento evoca l’immagine di una lanterna, uno spazio leggero e semi-luminoso, animato da ombre e suoni, vibrante di bagliori e di storie, all’interno del quale le molteplici eco delle opere formano un ambiente sonoro puntiforme e sospeso.
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