Milano, 30 giugno 2025. Torna a Milano FAROUT Live Arts Festival, la rassegna dedicata alle arti performative contemporanee promossa da BASE Milano, giunta quest’anno alla sua quinta edizione. L’appuntamento del 2025 propone un palinsesto dilatato, oltre un mese e mezzo, dal 4 ottobre al 22 novembre, per un festival diffuso e immersivo che si sviluppa dentro e fuori BASE Milano, intrecciandosi con il paesaggio urbano, il tessuto sociale e le comunità.
Il tema guida dell’edizione 2025, Making Kin, prosegue il percorso avviato quest’anno dal centro culturale milanese: un invito a esplorare le ecologie affettive come chiave per ripensare le nostre relazioni con il mondo. Prendendo spunto dal pensiero di Donna Haraway e da una rete di riferimenti sul postumano, FAROUT stimola a creare alleanze non scontate in un tempo segnato da crisi climatiche, disuguaglianze, guerre e frammentazioni sociali. Il festival si propone come un ecosistema relazionale, dove le pratiche performative, sonore, coreografiche, installative e urbane diventano dispositivi per riscrivere le possibilità del “noi”: un laboratorio aperto, uno spazio di sperimentazione fluido e radicale.
«In un mondo dove i legami vengono sistematicamente spezzati da guerre, migrazioni forzate, politiche di esclusione e sfruttamento – spiega Linda Di Pietro, direttrice artistica del festival – fare kin vuole essere un gesto sovversivo. Significa opporsi alle logiche di isolamento, alla cultura del nemico, alla costruzione dell’altro come minaccia. Significa riattivare possibilità di cura, reciprocità, alleanza, contro la logica della separazione e della gerarchia». Continua: «La performance mette in discussione le gerarchie tra spettatore e performer, tra umano e non umano, tra sé e altro, aprendo fessure in cui si fanno strada forme inedite di kinship. Attraverso pratiche somatiche, coreografie relazionali, dispositivi immersivi o azioni site-specific, le arti performative diventano laboratori di co-presenza, dove si può stare nel conflitto senza risolverlo, restare nella complessità senza semplificarla».
In questo contesto, FAROUT – Making Kin si configura come una risposta concreta per abitare tempi invivibili, ricostruendo il nostro rapporto con l’Altro attraverso un programma articolato in cinque sezioni che delineano un paesaggio artistico ricco di novità, stratificato e interconnesso.
Le pratiche artistiche esplorate all’interno del festival spaziano dalle performance teatrali e coreografiche alle pratiche di deep listening, capaci di amplificare la percezione affettiva degli spazi. Installazioni immersive, paesaggi sonori e rituali collettivi di ascolto propongono il suono come strumento di connessione tra umano e non umano, natura e tecnologia. Completano il quadro workshop partecipativi, ReSilence - una mostra internazionale sul rapporto tra suono e ambiente - e la collisione finale con Linecheck Music Meeting & Festival, la piattaforma di riferimento per la music industry italiana ed europea per il confronto, l’aggiornamento e la scoperta di nuovi talenti e tendenze musicali, aperta ad operatrici e operatori del settore e a tutti gli appassionati di musica.
Preview
Il festival si apre il 4 e 5 ottobre con Temporale (A Lesbian Tragedy), lavoro performativo di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo. Una riflessione poetica e politica sull’identità, la vulnerabilità, il desiderio, che incarna lo spirito trasformativo del festival.
RESILENCE – Future Soundscapes & Affect Mining in Urban Ecosystems
Un'esposizione internazionale co-prodotta con il programma S+T+ARTS ReSilence e curata da Fundamental Research (Bruxelles), einaidea (Barcellona) e forty five degrees (Berlino).
Attraverso esplorazioni artistiche guidate dalla scienza e dalla tecnologia, RESILENCE mette in discussione le concezioni consolidate dello spazio urbano, utilizzando il suono per tracciare il tessuto affettivo e le ecologie antropiche delle città future.
Raccogliendo gli esiti di quindici residenze artistiche internazionali, il progetto affronta le complesse relazioni sonore che si celano oltre la mera apparenza di rumore e cacofonia informativa che contraddistinguono l’epoca contemporanea.
Tra gli artisti: Ari Benjamin Meyers con Halsey Solutions; Caroline Claus; Marcin Dudek; Alevtina Kakhidze; Paul Louis con Impulse Audio Lab; Abel e Carlo Korinsky; Brigitta Muntendorf; Lugh O’Neill con Temporary Pleasure; Guillem Serrahima; Gustavo Maggio, Wendy Chua e Joyce Beetuan Koh con Playersjourney; Lea Luka Sikau; Loukia Tsafoulia e Severino Alfonso con up2metric; Andrea Cera; Wen Liu e Alexander Hackl e Tim Otto Roth.
Programmazione e performance da BASE
FAROUT prevede inoltre un intenso programma di performance e azioni collettive che abitano BASE, alternando spettacoli, mostre e installazioni, momenti partecipativi e riflessioni condivise. Una costellazione di voci artistiche eterogenee attraversa i temi del festival con linguaggi e prospettive radicalmente differenti, dando vita a uno spazio poroso e in trasformazione, aperto alla presenza e alla costruzione di nuovi orizzonti sensibili.
Tra gli invitati, troviamo: Giorgia Ohaneshian Nardin, artista italiana di discendenza Armena che pratica nei contesti della danza e della performance dal vivo; il collettivo Industria Indipendente, formato da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri; Diana Anselmo, regista e performer sordo, attivista e fondatore del collettivo Al.Di.Qua.Artists.
All’interno del palinsesto organizzato in collaborazione con Linecheck Music Meeting & Festival, invece, altri protagonisti del panorama italiano: Olimpia Fortuni, danzatrice e coreografa la cui ricerca si concentra sul tempo come qualità del movimento e sulla relazione tra corpo, natura e animale; gruppo nanou torna, invece, a lavorare nella dimensione del solo coreografico incontrando il suono di OvO, la band fondata da Stefania Pedretti e Bruno Dorella, tra le più infaticabili del panorama rock rumoroso mondiale.
E ancora, la programmazione ospita le danzatrici e coreografe norvegesi Marte Sterud e Ann-Christin Kongsness e Basel Zaraa, artista palestinese con base nel Regno Unito.
Prosegue inoltre la collaborazione con Le Cannibale che porterà a FAROUT notti di musica, in una contaminazione tra club culture, musica elettronica e pratiche performative.
Programmazione e performance in città - CAVALCAVIA
Sulla scia della precedente edizione, FAROUT 2025 si espande nel tessuto urbano con una serie di progetti site-specific e interventi artistici che attraversano Milano e i suoi quartieri – da Giambellino a Barona, da Porta Genova ad aree in trasformazione – riscrivendo la relazione tra arte e spazio pubblico. Le pratiche performative escono dai luoghi codificati per abitare strade, piazze e contesti in transizione, generando nuove forme di prossimità, incontro e coabitazione. Attraverso queste azioni disseminate nella città, il Festival trasforma Milano in un campo performativo aperto e in continua evoluzione, dove l’arte diventa strumento di relazione e la prossimità il primo gesto per immaginare alleanze nuove.
In programma troviamo il collettivo DOM, guidato da Leonardo Delogu e Valerio Sirna, che realizzerà una performance immersiva e sensoriale mettendo in dialogo pratiche performative ed ecologie militanti, il collettivo svizzero Cardellini/Gonzales, il danzatore e coreografo italo-brasiliano Rafael Candela e ALOS alias Stefania Pedretti, performer, musicista e artista visiva.
La programmazione di CAVALCAVIA è realizzata grazie al bando Milano è Viva, promosso dal Comune di Milano.
In collisione con Linecheck
Nel weekend di chiusura, FAROUT entra in dialogo con Linecheck – Music Meeting and Festival, creando una serie di contaminazioni tra suono e performance che mettono in risonanza due mondi complementari. Alcune delle performance presentate a Linecheck 2025 saranno curate direttamente da FAROUT, tracciando un ponte tra pratiche sonore e arti dal vivo, coinvolgendo artisti che lavorano sul corpo, sull’ascolto e sulla dimensione esperienziale del suono. Tra gli/le artistə coinvoltə: Olimpia Fortuni con Katatonic Silentio, gruppo nanou e OvO. La collaborazione va anche oltre la programmazione serale: per l’occasione il Music Meeting diurno vedrà la presenza di una sezione co-curata dal festival di BASE, con appuntamenti dedicati alla dimensione performativa del suono, pensati per alimentare lo scambio tra comunità artistiche, professionali e pubblici eterogenei.