Esposizione fotografica e presentazione del volume |
a cura di Anna Mazzanti, Susanne Neumann
Fondazione HIC TERMINUS HAERET - Il Giardino di Daniel Spoerri |
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Daniel Spoerri seduto sulla sua prima opera in bronzo, Santo Grappa (1970), 1997. Il Giardino di Daniel Spoerri, Seggiano; Esposizione POESIE ALBUM. Omaggio a Daniel Spoerri, 2025 (foto Susanne Neumann). |
La volontà di Daniel Spoerri, scomparso lo scorso novembre a 94 anni, di riposare nel suo Giardino, dichiara l’identità biografica, l’importanza attribuita a questo luogo e il valore affettivo che l’artista vi riponeva. Rappresenta infatti la sua opera d’arte totale: 16 ettari da penetrare attraverso un labirinto di sentieri e l’incontro inaspettato con 115 opere disseminate nella natura. Una buona metà di queste sono a firma di Spoerri, le altre realizzate da artiste e artisti amici che hanno condiviso esperienze di vita e/o artistiche con il maestro costellando il cammino della sua esistenza.
Anche l’antico nome del Parco, Paradiso, richiama l‘innata dimensione arcadica di questo luogo, al quale risponde l’equilibrio straordinario fra natura e costruito umano che questa zona periferica della Toscana meridionale mantiene e che a ragione Daniel Spoerri ha scelto a sua ultima definitiva dimora.
Qui Spoerri ha trascorso un soggiorno lungo 13 anni, tornando spesso anche dopo il trasferimento a Vienna, avvenuto nel 2007, soprattutto per realizzare opere impegnative come i Prillwitzer Idole o la serie erst letzt das erste, ma anche per istallare nuove opere al GIARDINO. Un tempo lungo di permanenza rispetto alla movimentata e ricca esperienza di vita di uno dei più importanti artisti del XX secolo che ha vissuto in molte città europee (Parigi, Colonia, Düsseldorf, Monaco, Vienna, Zurigo) e insegnato in varie accademie d’arte. Per vivere al Giardino l’artista ad inizio degli anni Novanta si dimise dall’ultimo suo insegnamento presso l’Accademia di Monaco, preso dall’impegnativo e focalizzante desiderio di creare nella sua ampia tenuta un progetto artistico immersivo sollecitato dalla scoperta della natura che è stata una delle sue ultime frontiere dopo una celebre carriera connessa strettamente alla cultura industriale e metropolitana, partecipe del Nouveau Réalisme, e della poetica costante del riuso.
Al Giardino però dominano materiali perenni, se si vuole più classici, il bronzo soprattutto ma anche il marmo e le pietre, integrati nella natura e al contempo opposti alla sua ciclicità costante di vita e morte, nei quali Spoerri (noto per i suoi tableaux-pièges cioè quadri trappola) ha intrappolato ancora una volta il caso e rovesciato la destinazione d’uso dell’amplissima quantità e tipo di oggetti che entrano nel suo repertorio dei materiali artistici. Per altro a titolo della Fondazione Spoerri ha scelto l’eloquente motto odisseo Hic Terminus Haeret: “Qui aderiscono i confini” che può avere varie accezioni interpretative, ma certamente richiama la magica e calamitica adesione all’incanto che il luogo ha esercitato sull’artista fin dall’acquisto della tenuta, denominata anticamente appunto Paradiso grazie al temperato ecosistema ambientale che annovera una vegetazione rigogliosissima e ricca di specie.
Presto Spoerri ebbe la visione di connotare il paesaggio e farlo interpretare da un’ampia schiera di amici e amiche autori di tante opere disseminate nel parco, talvolta risemantizzando opere già realizzate e qui spostate, talaltra producendo o promuovendo opere in situ, radicate tracce permanenti in dialogo con l’ambiente circostante e integrato nell’opera, in un certo senso modificandolo. In accordo con gli eredi di artisti amici, Spoerri ha voluto ospitare nel suo parco opere producendole post-mortem, progetti non realizzati prima, tratti da bozzetti o portati a termine come nel caso di Meret Oppenheim, Roland Topor, o dell’omaggio a Joseph Beuys, ad esempio. Talvolta ha apportato modifiche alle opere originarie in relazione allo spazio che le ha accolte. Non potevano mancare gli amici e le amiche di una vita come Eva Aeppli e Jean Tinguely che, nella Parigi di fine anni Cinquanta, hanno tenuto a battesimo la scoperta di una vocazione artistica che avrebbe soppiantato quella per la danza, già ben sviluppata da primo ballerino dell’Opera di Berna. Sebbene il ritmo, l’equilibrio bloccato, la dinamicità percorrano le opere del Giardino a evocare la particolare sensibilità per il movimento del suo autore.
Oggi il parco ospita tantissime opere, ora mimetizzate nel paesaggio ora segnacoli e richiami sui profili più emergenti, che rispecchiano nell’insieme il messaggio lasciato da Spoerri nella sua sfida di domare, penetrare, comprendere il luogo nella sua totalità, innescarvi equilibri dialettici con una natura indomabile favorendo una cocente riflessione sulla sostenibilità e la salvaguardia ambientale. Si comprende bene percorrendolo quanto il Giardino rappresenti una grande scenografia esistenziale, una parabola di vita, un singolare e fenomenale autoritratto immersivo quindi, e anche uno spaccato di storia dell’arte recente, e non di meno, come molti lo hanno definito, un Poesiealbum a tre dimensioni. Nel libro dei ricordi gli amici lasciano parole e segni che parlano del proprietario del volume, parlano di amicizie e insieme di chi scrive. Al Giardino, sempre comunque sotto la regia di Daniel Spoerri, hanno operato gli artisti e le artiste; la sua poetica aleggia viva nel parco divenuto una sorta di testamento morale e poetico di un uomo fra i più curiosi, brillanti, importanti e longevi maestri del XX secolo coinvolti nella poetica neo-dadaista del riuso. Un poesiealbum, dunque, dedicato a un poesiealbum immersivo e ambientale.
La mostra, allestita in una delle stanze dell’edificio centrale del grande borgo, e il volume, che comprendono un centinaio di fotografie tratte prevalentemente dall’archivio del Giardino, guidano visitatore e lettori in un viaggio visivo a ritroso attraverso le fasi di sviluppo e creazione delle opere. Daniel Spoerri è quasi sempre presente a condividere i progetti, a sovrintendere alla loro realizzazione ad accompagnare chi sta lavorando ad aggiungere un nuovo prezioso elemento alla collezione del Giardino: una storia nascosta, attraversata sempre dalla presenza e dallo sguardo di Spoerri che resta ora tracciato dalle opere permanenti nel parco. Il Giardino trasuda della presenza del suo mentore conservandone integro il suo messaggio. Le immagini e le parole in ricordo aiutano a comprendere cosa rappresenti questo parco e a capire quante storie sottostanno a ogni profilo del paesaggio, ad ogni intervento artistico, ad ogni nome. Quelli rappresentati sono soltanto alcuni esempi per testimoniare l’intensità di questa opera totale e rendere omaggio al maestro suo regista, mai assente dal set.
Oltre alle finestre nel tempo sul Giardino generate dalle fotografie esposte, il Poesiealbum è un libro di memorie che resterà nel tempo in omaggio a Spoerri, arricchito da storie di vita e di incontri. Un prezioso percorso fra trame visive che conservano il sapore di memorie d’archivio, variegate per formati e provenienze, scattate con mezzi più o meno professionali e amatoriali, a colori o in bianco e nero. Spesso sono state scattate dallo stesso Daniel Spoerri che non è raro vedere ripreso con le sue macchine fotografiche a tracolla. Questo diario percorre dunque solo uno degli infiniti possibili attraversamenti del passato e della storia del Giardino come esempio della stratificazione di memorie di questo luogo, come un figlio prediletto mai avuto.
Il contributo ricevuto da parte di Fondazione CR Firenze si colloca nella attività filantropica dell’istituzione che promuove e sostiene progetti e proposte provenieniti dal terzo Settore nei settori dell’arte e cultura, della ricerca, dell’educazione, del welfare e dell’ambiente.
«Supportare gli eventi dedicati a Daniel Spoerri – afferma Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze – significa per la Fondazione valorizzare un patrimonio cuturale straordinario e radicato nel territorio grossetano. Iniziative come questa, che uniscono memoria artistica, paesaggio e comunità, incarnano pienamente la nostra missione di promuovere una cultura diffusa, accessibile e radicata nei luoghi». (testo di Anna Mazzanti) |
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