martedì 22 luglio 2025

“NINO. 18 GIORNI” IL FILM DOCUMENTARIO DIRETTO DAL FIGLIO TONI D’ANGELO

 


L’anima del popolo napoletano,

l’artista che ha trasformato la musica partenopea in poesia universale

restando sempre fedele alle sue radici

 

NINO D’ANGELO

IN ANTEPRIMA FUORI CONCORSO

ALLA 82. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA
UN RACCONTO PROFONDO NEL CUORE DI UN’ESISTENZA STRAORDINARIA

GUIDATA DALLA PASSIONE PER LA SUA NAPOLI E PER IL

POPOLO DELLE SUE CANZONI

 


 

 

EVENTO SPECIALE AL CINEMA

IN AUTUNNO 

Sarà presentato in anteprima Fuori Concorso alla 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia NINO. 18 GIORNIil film documentario su Nino D’Angelo diretto dal figlio Toni D’Angelo, un racconto intenso e toccante che scava nell’anima di un artista capace di attraversare generi, palcoscenici e generazioni, restando sempre fedele alle proprie radici.

 

Prodotto da Isola Produzioni s.r.l. con Rai Cinema, MAD Entertainment, Stefano Francioni produzioni e realizzato con il contributo del fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo del Ministero della cultura, "NINO. "18 GIORNI" arriverà nei cinema italiani in autunno distribuito da Nexo Studios in collaborazione con il media partner MYmovies. L’opera è stata realizzata in collaborazione con la Regione Campania e la Film Commission Regione Campania.

 

Nino D’Angelo, negli anni ‘80 è stato il caschetto biondo più famoso d’Italia dopo Raffaella Carrà. Oggi non ha più il caschetto e non fa più quelle canzoni che lo resero famoso allora, come “’Nu jeans e ‘na maglietta”. I suoi capelli si sono ingrigiti, anche se glieli taglia lo stesso barbiere che inventò il caschetto. Vive a Roma, circondato dalla sua numerosa famiglia, e la sua musica - che compone in un piccolo studio sulla Cassia - ha il suono del Mediterraneo. L’ultimo concerto allo Stadio Maradona di Napoli è un saluto definitivo agli anni ‘80, al caschetto e a quel tipo di musica. A vivere con lui questo momento, nascosto dietro un telefonino, suo figlio, Toni, regista. Lo incalza con le domande, registra tutto, anche e soprattutto i momenti più intimi. Chi era suo padre negli anni ‘80? Com’è arrivato al successo e al benessere dalla povertà più assoluta? E perché, una volta raggiunto il successo, nel bel mezzo degli anni ‘80, quando Toni era piccolo, hanno dovuto abbandonare la città che aveva reso celebre suo padre?

 

Per trovare risposta a queste domande, con NINO. 18 GIORNI Toni D’Angelo segue suo padre in giro per l’Italia, durante le tappe del suo tour “I miei meravigliosi anni ‘80” o l’organizzazione di nuovi eventi, e, allo stesso tempo, lo riporta nei luoghi della sua infanzia: San Pietro a Patierno, il quartiere di Napoli in cui è cresciuto, e Casoria, paese alle porte di Napoli dove è diventato uomo, cantante e padre.  Il pretesto per iniziare questo viaggio sono i 18 giorni in cui Nino era a Palermo: quando Toni nacque, Nino era lì, impegnato con la prima sceneggiata che lo rese noto. Un successo inaspettato, che si protrasse a lungo e che ritardò di 18 giorni la conoscenza fra padre e figlio. Quei 18 giorni che, con questo viaggio, hanno cercato di recuperare per riscoprirsi, oggi che Toni è padre a sua volta.

 

NINO D’ANGELO

La carriera di Nino D'Angelo è stata segnata da una vasta produzione artistica e dalla sua versatilità come cantante, attore e musicista. Sei partecipazioni al Festival di Sanremo, un David di Donatello, un Ciak d’Oro, un Nastro d’Argento e un Globo d’oro per le musiche del film musical “Tano da morire” di Roberta Torre, co-conduttore del DopoFestival nel 1998, direttore artistico del Teatro Trianon Viviani di Napoli e un concerto al Teatro Real San Carlo di Napoli per omaggiare Sergio Bruni. Sono solo alcuni dei momenti salienti di una carriera iniziata nel 1976 e che da allora ha visto Nino D’Angelo diventare uno degli artisti più amati dal pubblico e dalla critica. Tra i momenti più emozionanti della sua vita, il murales tributo dell’artista Jorit a San Pietro a Patierno, commissionato dagli stessi abitanti del quartiere napoletano dove è nato, come omaggio per essere sempre stato vicino al popolo con le sue opere.

 


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