Andiamo
a fare la spesa, ci sono sei caciocavalli, in apparenza tutti uguali.
Ma a guardare bene, con qualche secondo di attenzione, notiamo subito la
differenza: è il colore. Dipende da come l’animale è stato alimentato:
la differenza inizia qui, e non è solo racchiusa nel prezzo. “Latte 4.0 –
Istruzioni per il futuro”, che oggi
nell’Aula Magna della facoltà di Veterinaria a Valenzano ha fatto un
focus sulla preziosa materia prima, ha spiegato la qualità a partire dal
pascolo fino ad arrivare sulla nostra tavola.
Esistono
le vacche felici? Sì, il benessere animale è un obiettivo possibile ed
il rispetto verso le vacche porta a contenuti salutistici a noi
consumatori. “Il latte è omologato perché gli animali non possono
scegliere cosa mangiare, sono in stalla, relegati al ruolo di bio
trasformatori di derrate alimentari zootecniche, che quando va bene –
dice il dott. Michele Polignieri, responsabile scientifico dell’evento -
sono costituite da mangimi con un po’ di fieno, la cui conduzione in
regime di allevamento condizionato li condanna al rango di animaloidi
produttori di simil latte e simil carne”. Qui la diversità vegetale che
plasma prati e pascoli è una pura chimera, ci si rassegna ormai ”a ciò
che passa il convento”.
Un
SOS, insomma, per un comparto in profonda crisi come quello zootecnico
dove si continua a produrre troppo latte, senza badare alla sua qualità
intrinseca e senza condividere con i consumatori i giusti strumenti di
conoscenza, per fare la differenza con le loro scelte di acquisto.
Ma
i formaggi sotto il cielo sono una realtà? Il “latte nobile”, con le
sue basi scientifiche in piena attuazione, lo ha illustrato il prof.
Roberto Rubino. E gli illeciti? Molto spesso vengono dall’estero, ad
iniziare dalla materia prima con cui nutrire gli animali, ha spiegato il
generale Giuseppe Giove, comandante Regione Carabinieri Forestale
Emilia Romagna, precisando che l’azione dell’Arma è sinergica con il
resto dell’UE soprattutto sul fronte della prevenzione.
LATTE
DA AZIENDE BIODINAMICHE E CONVENZIONALI – Un confronto indispensabile,
visto il grande interesse dei consumatori verso gli alimenti biologici e
biodinamici. E le differenze, come dimostra la ricerca, ci sono
partendo dalle analisi qualitative di terreni, dei semi di cereali e dei
campioni di latte da aziende biodinamiche e convenzionali, come ha
evidenziato la professoressa Lucietta Betti del Dipartimento di Scienze
Agrarie dell’università di Bologna. Utilizza un tipo di analisi basata
su un approccio di tipo olistico, che considera cioè il prodotto come un
“tutto”, non suddiviso nelle singole parti.
LATTE,
ISTRUZIONI PER L’USO AL SUPERMERCATO – Latte fresco oppure a lunga
conservazione? O di alta qualità? O microfiltrato? Come orientarci
quando facciamo la spesa? Lo abbiamo chiesto alla professoressa
Giuseppina Tantillo, direttrice della scuola di Specializzazione
Ispezione sugli Alimenti. E la risposta, a sorpresa, è stata che bisogna
concentrarci su di un organo nascosto: il microbiota intestinale, sul
quale si è poi soffermato in dettaglio il prof. Loreto Gesualdo,
direttore del Dipartimento di Medicina UNIBA.
Benvenuti batteri “buoni”, quelli che fanno bene alla flora intestinale e che sono contenuti nel latte fresco pastorizzato.
Il latte Uht, invece, sterilizzato da un trattamento termico che ha
eliminato tutta la flora nativa di cui invece il nostro organismo ha
bisogno per il microbiota intestinale. Insomma il latte Uht è solo una
emulsione di acqua, grassi e proteine quasi senza vitamine, che ha perso
la componente salutistica. Il latte di alta qualità fresco pastorizzato
ha un maggiore concentrato di siero proteine, utili nutrizionalmente:
contengono amino acidi essenziali che il nostro corpo ha bisogno di
introdurre con la dieta.
Il
latte microfiltrato, NON può essere chiamato fresco perché in esso si
va a bloccare la flora nativa (cioè quella probiotica e che fa bene alla
salute). Anche in questo caso è un latte sterile e corretto dal punto
di vista nutrizionale ma non quello da salutistico.
Latte
pastorizzato, cioè con trattamento termico a bassa temperatura,
significa che ci assicura la base della qualità di ogni alimento che è
quella igienico sanitaria: non ci deve fare male.
Agli
adulti il latte fa bene oppure no? “La caseina è come un enorme
gomitolo di proteine fra loro aggrovigliate, che richiedono enzimi per
essere digerite e che ci affaticano molto”, risponde la professoressa
Tantillo. Il latte parzialmente scremato o scremato sono più leggeri per
la digestione? Assolutamente no, dice Tantillo, il carico di caseina
resta e viene solo diminuita la percentuale dei grassi animali (quindi
va bene per eventuali diete). Ed il calcio di cui anche gli adulti hanno
bisogno? Lo possiamo assorbire da formaggio e yoghurt, in cui caseine e
lattosio sono già digeriti, ma a condizione che sia stato usato il
siero innesto e non l’acido citrico. Occhio al latte senza lattosio,
perché anche in esso le caseine, difficili da digerire, restano.
LATTE BOVINO: PUGLIA “CAPITALE” ITALIANA
Va
riaffermato il primato della Puglia, quale maggiore polo zootecnico nel
Mezzogiorno, in termini di quantità per il latte bovino: che latte
produciamo, è il futuro da esplorare. Ecco i dati produttivi del latte
bovino italiano in dettaglio:
ITALIA: 11.000.841 tonnellate
PUGLIA: 344.103 tonnellate
SICILIA: 178.549 tonnellate
CALABRIA: 60.290 tonnellate
BASILICATA: 120.022 tonnellate
CAMPANIA: 201.879 tonnellate
MOLISE: 68.956 tonnellate
ABRUZZO: 69.861 tonnellate
Fonte: Associazione Regionale Allevatori Puglia
Nessun commento:
Posta un commento