lunedì 30 dicembre 2024

Carlo Zucchelli in chiave di basso di rossiniana memoria i colleghi del tempo e i giovani talenti

 

Capodanno a Milano LELLA COSTA LATE SHOW 31 dicembre 2024

 

venerdì 27 dicembre 2024

NUOVO CODICE DELLA STRADA: SANDRO BOTTEGA, 'CONSUMO MODERATO DI ALCOL NON PARAGONABILE A QUELLO DI DROGA O DI ANFETAMINE'

 


Le novità introdotte nel Codice della Strada sono entrate in vigore lo scorso 14 dicembre con conseguenze a largo raggio. Tra queste, in particolare, c'è l'inasprimento delle sanzioni in caso di assunzione di alcol anche in quantità limitata. "Così si penalizza il consumo moderato di vino e di altri prodotti a base alcolica. A questo proposito non ci sono evidenze o dati da cui risulti che un consumo moderato sia causa di un aumento degli incidenti stradali. Generalizzare è sempre un grandissimo errore e lo è ancor di più equiparare il vino, assunto con moderazione, alle droghe pesanti o alle anfetamine", ha commentato Sandro Bottega, produttore vinicolo e Presidente di Bottega Spa. I cambiamenti del Codice della Strada prevedono ora una sanzione fino a 2.170 euro per chi guida con tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro con una sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Con un valore tra 0,8 e 1,5 grammi per litro la sanzione raddoppierebbe e si correrebbe anche il rischio di arresto fino a 6 mesi. "In questo modo si rischia di ritirare la patente a chi ha bisogno dell'auto per andare a lavoro e non fa assolutamente abuso di alcolici. Sarebbe stato invece più giusto inasprire ulteriormente multe e ritiri delle patenti per chi oltrepassa il valore di 1 grammo per litro. In conclusione, a rimetterci non sarà chi è abituato a superare i limiti con frequenza (perché tanto a causa della sua incoscienza continuerà a farlo) ma tutti gli altri, compresi i produttori di vino e altri alcolici, che magari hanno bevuto un calice durante una cena di lavoro", ha concluso Sandro Bottega.

 

Conclusa la prima residenza di La Materia delle Isole

 


il nuovo progetto di That’s Contemporary

ideato e diretto da Giulia Restifo

dedicato al Parco Archeologico delle Isole Eolie

Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea

per favorire il dialogo tra il patrimonio eoliano e l’arte contemporanea

 

Rachele Maistrello è entrata in dialogo con il sito Contrada Diana,

luogo stratificato, con resti preistorici, greci e romani, tra cui le antiche terme

 

Virginia Zanetti si è confrontata con con le Saline di Lingua, a Salina,

parco naturale, oltre che archeologico, di suggestiva bellezza

e caratterizzato dalla presenza del faro

 

Ora le artiste avranno il tempo per elaborare la loro idea di intervento possibile

e dare nuove vite al patrimonio, integrate e sostenibili per il contesto:

la restituzione dell’esperienza di residenza avverrà nel corso del 2025

 

 

THAT'S CONTEMPORARY

La Materia delle Isole

www.thatscontemporary.com

 


Lipari (ME), 27 dicembre 2024 – Si è conclusa la residenza di La Materia delle Isole, progetto di That’s Contemporary, ideato e diretto da Giulia Restifo, che mette in dialogo il patrimonio archeologico, culturale e paesaggistico delle Isole Eolie con artiste e artisti contemporanei. Le prime artiste invitate a interagire con il Parco Archeologico delle Isole Eolie – Museo Luigi Bernabò Brea e a suggerire altre possibilità narrative tra presente e passato sono Rachele Maistrello e Virginia Zanetti, precedentemente selezionate da un comitato di consulta. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo della Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.

 

Durante la prima residenza d’indagine di La Materia delle Isole, le artiste Rachele Maistrello e Virginia Zanetti sono state accompagnate da Giulia Restifo, che da anni abita le Eolie, e hanno trovato in queste isole una fonte inesauribile di ispirazione e scoperta, ancora parzialmente inespressa. Immerse nell'esplorazione del patrimonio materiale e immateriale, l’indagine si è concentrata sull'epoca preistorica e si è svolta d’inverno, periodo insolito per visitare le Eolie, ma perfettamente in sintonia con lo spirito del luogo che il progetto si propone di valorizzare.

 

Numerose sono state le perlustrazioni, gli incontri e gli scambi: dal Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea, con il suo Direttore Rosario Vilardo e l’archeologa Maria Clara Martinelli, responsabile scientifica di progetti di riqualificazione di aree archeologiche dell’età del Bronzo tra cui Portella a Salina; ai due siti del Parco affidati al progetto: Contrada Diana (Lipari) e le Saline di Lingua (Salina) insieme alla archeologa Luana La Fauci, al naturalista Pietro Lo Cascio e le Istituzioni. Preziosi e rivelatori sono stati inoltre gli scambi con Nino Saltalamacchia e Mario Marturano, rispettivamente Presidente e storico fotografo del Centro Studi Eoliano, custode delle tradizioni dell’arcipelago.

 

La Materia ha unito e solidificato gli incontri. Tra i reperti del museo archeologico che hanno orientato la ricerca di Rachele Maistrello, spiccano i contrassegni incisi negli utensili preistorici, “fatico a immaginare dei gesti così rapidi e precisi in una dimensione in cui la parola vacillava”. All’artista è stato affidato il dialogo con il sito Contrada Diana, un luogo stratificato, con resti preistorici, greci e romani, tra cui le antiche terme. Oggi è anche un parco vissuto e animato dai più piccoli isolani. “Il parco giochi sopra il parco archeologico della contrada Diana è vitale e caotico, le altalene dondolano incuranti tra i resti di età neolitica, greca e romana, vertigini di evoluzioni di chi siamo stati, che vivono nell’inconscio degli abitanti molto più di quanto immaginano.”

 

A Virginia Zanetti è stato chiesto di interagire con le Saline di Lingua, a Salina, parco naturale oltre che archeologico, di suggestiva bellezza e caratterizzato dalla presenza del faro. Sul fondale del laghetto si conservano i resti di un antico impianto produttivo per il sale non visibile agli occhi. “Abbiamo immaginato il perimetro delle rovine delle Saline realizzate dai Romani, ormai sommerse dal mare che con le sue correnti ha creato la lingua di Salina. Queste terre, isolate dal mare e allo stesso tempo collegate al nucleo della terra, amplificano l’energia degli elementi naturali e le nostre emozioni.”

 

Durante la residenza è stato organizzato un incontro con la comunità, partecipato e sentito dalle Associazioni del territorio, dagli operatori e dai curiosi, durante il quale si è condiviso il potenziale conoscitivo e attrattivo dell’arte contemporanea, capace di creare coesione sociale, incuriosire nuovi turisti e, con i suoi sguardi trasversali, diventare un accendino per la conoscenza, l’approfondimento e il dialogo tra passato e presente.

 

“Abbiamo abbracciato il progetto La Materia delle Isole” - afferma il Direttore del Museo Rosario Vilardo - “in continuità con un rapporto unico del nostro Museo, che quest’anno festeggia i 70 anni di età. Infatti, già dal 2015 le tradizionali collezioni archeologiche – dal preistorico, all’epoca classica – sono arricchite dalla collezione permanente di arte contemporanea “Mare Motus. Eolie 1950/2015”, sostenuta da Unione Europea e Regione Sicilia curata da Lea Mattarella e Lorenzo Zichichi, negli spazi delle ex Carceri del Castello. Mettere a confronto opere di epoche lontane e contemporanee, espande l’esperienza culturale e stimola la riflessione. Crediamo che il nuovo progetto La Materia delle Isole possa continuare e amplificare questa linea, poiché le artiste trascorreranno del tempo con i nostri reperti, nei siti archeologici e, soprattutto, con i nostri esperti. Le opere, inoltre, usciranno dai confini del museo ed entreranno nel Parco, luoghi aperti e vissuti quotidianamente da comunità e turisti."

 

“Conclusa la residenza” - afferma Giulia Restifo - “le artiste avranno un tempo di posa per restituire la loro idea di intervento possibile e dare nuove vite al patrimonio, integrate e sostenibili per il contesto. Il dialogo tra arte, territorio e comunità sarà il cuore di questo processo, con l'obiettivo di partecipare alla creazione di nuovi spazi di riflessione collettiva e stimolare un maggiore interesse turistico e culturale.”

 

La Materia delle Isole è un progetto di That’s Contemporary per il Parco Archeologico delle Isole Eolie con il contributo della Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ideato e diretto da Giulia Restifo.

 

DOMANI SERA A STRISCIA LA NOTIZIA NELLA RUBRICA “CAPOLAVORI DEL MONDO IN CUCINA” LA “GIARDINIERA DI VERDURE, BAVARESE AL BROCCOLO E BALSAMICO” DI EDOARDO TRAVERSO

 



Domani sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35) torna la rubrica enogastronomica di Paolo Marchi “Capolavori del mondo in cucina”. Paolo Marchi, fondatore nel 2005 con Claudio Ceroni di Identità Golose, incontra Edoardo Traverso che presenta ai telespettatori del tg satirico la ricetta della “Giardiniera di verdure, bavarese al broccolo e balsamico”, un piatto a base vegetale che rielabora la classica giardiniera arricchendola di consistenze e sapori che giocano tra il dolce e l’acido.

 

Classe 1996, originario di Bordighera, Edoardo Traverso è il giovane executive chef di Identità Golose a Milano, il primo Hub internazionale della gastronomia. Appassionato fin da piccolo di cucina, frequenta la scuola alberghiera ad Arma di Taggia (Imperia) e nel frattempo comincia a fare esperienze in Italia e all’estero. Dopo il diploma vola a Londra per un periodo, prima di rientrare in Italia, dove conosce lo chef Andrea Ribaldone che affianca in alcune avventure tra Emilia Romagna e Piemonte. Nel 2018 entra nella brigata di Identità Golose Milano: inizia come capo partita, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di executive chef.

 

La ricetta completa, così come tutte le altre della rubrica di Paolo Marchi, sarà consultabile da domani sera sul sito di Striscia la notizia www.striscialanotizia.mediaset.it.


lunedì 23 dicembre 2024

Raccontare il K2. 1954 - 2024 al Lagazuoi EXPO Dolomiti Il filo rosso che unisce le spedizioni CAI-CNR al K2 a settant’anni di distanza è più del tempo e della meta.

 



Inaugura il 28 dicembre – con vernice il giorno 2 gennaio - la mostra che si sviluppa attorno alle esperienze dei due registi e autori che le hanno filmate, Mario Fantin nel 1954 e Massimiliano Ossini nel 2024. Creando un dialogo tra libri appena pubblicati, film restaurati, documentari presto in TV e sollevando riflessioni più che mai attuali, dal cambiamento climatico a quello del turismo.

 

Cortina d’Ampezzo, 23 dicembre 2024_Sono trascorsi 70 anni dalla spedizione CAI-CNR ai 8.611 metri del K2, la seconda vetta più alta della Terra, e il Lagazuoi EXPO Dolomiti celebra l’anniversario con una mostra inedita. Dal 28 dicembre al 28 febbraio Raccontare il K2. 1954 - 2024 unisce idealmente le riprese del 1954, realizzate da Mario Fantin, con quelle di oggi, filmate da Massimiliano Ossini durante la nuova salita italo-pakistana del 2024, proponendo imprese e figure entusiasmanti insieme a riflessioni sui grandi cambiamenti in termini di attrezzatura e alimentazione, ambiente e turismo.

Nel percorso espositivo si scoprono altri elementi paralleli: sono appena usciti "K2. Un passo dalla vetta, un passo dalla vita” di Massimiliano Ossini edito da RAI Libri, tratto dalla sua recente spedizione, e la riedizione di “K2 - Sogno vissuto”, pubblicato da CAI Edizioni, il diario dell’impresa di Mario Fantin. Colpiscono pure i risultati filmici: se “Italia K2”, uscito per la regia di Marcello Baldi nel 1955 con le riprese di Mario Fantin e restaurato in 4k nel 2022, resta il film più importante prodotto dal CAI ancora oggi richiesto a livello internazionale per la sua unicità, il documentario di Ossini, previsto su Rai 3 in prima serata il 2 gennaio 2025, sarà proprio in anteprima al Lagazuoi, testimoniando la straordinaria attualità del gigante himalayano.

SENZA POSA Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa.

“Raccontare il K2. 1954 – 2024” ripercorre nel tempo le mitiche imprese. Nella prima sala Il CAI - Club Alpino Italiano omaggia il prezioso lavoro di Mario Fantin con le immagini di “Senza posa” mostra curata da Mauro Bartoli e Claudio Balestracci che dal 2022 gira l’Italia attraverso le Sezioni CAI. Incentrata sul taccuino autografo di Fantin, recentemente trovato dagli eredi fra le sue carte, sarà arricchita dal nuovo mini-documentario biografico sulla vita di Fantin, realizzato a partire dal film “Il mondo in camera” sempre di Mauro Bartoli (Apapaja, Labfilm, 2022) e dalla nuova edizione del diario di Fantin, “K2 - Sogno vissuto”, uscita a inizio dicembre (CAI Edizioni 2024). Il formato dell’esposizione è stato appositamente studiato per accordarsi alla struttura del Lagazuoi EXPO Dolomiti.

In questa prima parte la mostra celebra una figura rimasta a lungo in ombra e che ora si sta riscoprendo: Mario Fantin, cineasta, alpinista, sognatore, ma anche cartografo e scrittore. Infaticabile e invisibile dietro la cinepresa lavorò al gelo, in alta quota, nella spedizione organizzata e diretta da Ardito Desio che portò, per la prima volta, alla conquista dei K2. Fantin fu il primo a spingersi con la macchina da presa oltre i 6.500 metri di quota, con l’esplicita richiesta dello stesso Desio di documentare ciò che accadeva senza interruzioni. Da qui nasce il titolo “Senza posa”: per cogliere le immagini della spedizione l’operatore non poté fermarsi mai, né mai far fermare gli alpinisti.

 

Protagonista della sezione è il taccuino inedito recentemente trovato, dove il bolognese appuntò impressioni, emozioni, note tecniche. Sulle pagine si trovano le annotazioni di Fantin su riprese da realizzare, disegni di inquadrature, studi di fotogrammi per il film “Italia K2”, uscito nel 1955 e restaurato in 4k nel 2022, che ancora oggi resta un documento straordinario. Il taccuino rivela pure la dimensione intima della salita, con le emozioni, la fatica, il continuo stupore: “Che io abbia potuto essere fra questo esiguo numero di persone dopo sei anni appena dall'aver toccato per la prima volta un ghiacciaio, è ancora per me motivo di meraviglia. Sono qui, tutto è vero, ma non so ancora capacitarmene”, scrive Fantin. Il taccuino compare tra le novità della riedizione del libro “K2 - Sogno vissuto”, che esce proprio ora con un apparato iconografico formato sia da foto del Fondo Fantin custodito al Museo Nazionale della Montagna di Torino, sia da documenti inediti ritrovati da poco dagli eredi.

 

Nelle inquadrature proiettate al Lagazuoi EXPO Dolomiti appaiono i compagni della spedizione, tra cui Ardito Desio, che l’organizzò e diresse, Achille Compagnoni e l’ampezzano Lino Lacedelli, in vetta il 31 luglio 1954, e il giovane Walter Bonatti, in una narrazione che non dimentica gli encomi e le polemiche che seguirono l’impresa. Nel formato studiato per il Lagazuoi c’è pure il nuovo podcast, in questa sede lanciato da un teaser di presentazione accompagnato da una coinvolgente canzone inedita.

SULLE ORME DEL K2: Massimiliano Ossini. Racconti di una spedizione

Le storie sono centrali anche nel lavoro di Massimiliano Ossini, volto noto del piccolo schermo, tra “Uno Mattina”, “Linea Bianca”, “Kalipè”. Proprio per realizzare un documentario Rai e raccontare la spedizione del CAI e CNR K2-70, in cui otto alpiniste italiane e pakistane hanno sfidato il gigante himalayano a settant’anni dalla storica prima ascensione, Ossini si è messo letteralmente in cammino. “Sulle orme del K2”, il risultato delle sue eccezionali riprese, sarà in anteprima al Lagazuoi EXPO Dolomiti e in onda il prossimo 2 gennaio 2025 in prima serata su Rai3.

Il documentario Rai è uno dei fiori all’occhiello della seconda sezione della mostra al Lagazuoi: “Sulle orme del K2”, esposizione curata da Gian Luca Gasca, con il contributo di Ossini per testi e narrazione. Questa parte di Raccontare il K2. 1954 - 2024 si sviluppa attorno all’esperienza vissuta dal regista e scrittore sulla mitica montagna, tra ricordi personali, omaggi ai grandi alpinisti italiani e riflessioni sull’ambiente e il turismo sostenibile. Un viaggio tra immagini, video e pensieri in cui la storia e il presente si incontrano poco sotto la vetta.

“K2. Un passo dalla vetta, un passo dalla vita” è infatti il titolo del nuovo libro che Massimiliano Ossini ha tratto dall’esperienza: le avverse condizioni meteo hanno imposto cambi di programma e rinunce, insegnando il valore del sapersi fermare. D’altronde dalle pagine del libro emerge il confronto in prima persona con quella che, per la sua difficoltà tecnica e l’alto tributo di vite umane, è chiamata “la montagna selvaggia”, simbolo della sfida dell’uomo ai propri limiti.

Nella mostra al Lagazuoi EXPO Dolomiti si scoprono i commoventi rimandi ai grandi alpinisti che hanno preceduto Ossini, come Bonatti: “Penso al sacrificio compiuto ... per la buona riuscita di quella che considerava la sua squadra. Penso alla ferocia degli elementi che ha sfidato per una lunghissima notte a quasi 8000 metri d’altezza, immerso nel buio e circondato soltanto da neve, ghiaccio e crepacci senza fondo. Penso alla difficile battaglia per la verità che quell’uomo straordinario ha portato avanti con grandissima dignità. E alla incredibile forza interiore di quel ragazzo di 24 anni, così duramente provato, che non ha mai vacillato e che ha deciso di andare avanti, nonostante tutto, verso nuove sfide e nuove imprese”. Parole quasi universali: ogni passo verso la cima è una lotta contro il freddo, il vento, la fatica, ma anche contro il dubbio e la paura, da superare per proseguire nel cammino, compreso quello della vita.

La sezione presenta pure i cambiamenti di questi 70 anni. In primis quelli climatici, che ci impongono nuovi modi di vivere le alte quote con un turismo più rispettoso e sostenibile. “Il turismo non è un male di per sé ma deve coltivare l’attenzione e il rispetto per gli equilibri naturali e umani… Soprattutto non può limitarsi ad accaparrare per sé risorse, bellezza, panorami, senza impegnarsi a restituire qualcosa, collaborando a quella stessa grandezza di cui è ammirato spettatore”, sostiene Ossini.

Straordinaria è poi l’evoluzione dei materiali, dall’abbigliamento all’alimentazione. Per la spedizione del 1954 fu eccezionale il contributo delle aziende italiane, che progettarono e produssero in breve tempo una serie di materiali e attrezzature innovativi, dalle suole in gomma degli scarponi alle corde di nylon, dalle bombole di ossigeno fatte con tecnologie belliche alle termotute. Eppure suscitano tenerezza e ammirazione per i sacrifici imposti dal loro utilizzo se confrontati con quelli della spedizione del 2024: equipaggiamenti ultra-leggeri e termici, e, per le soste, cibi italiani di qualità forniti da Coldiretti e Consilia.

 

Lagazuoi EXPO Dolomiti, è il polo espositivo tra i più alti al mondo, a quota 2.732 metri, che sorge nel cuore delle Dolomiti, patrimonio UNESCO, a metà strada tra Cortina d’Ampezzo e l’Alta Badia. Uno spazio innovativo e una galleria espositiva di valenza internazionale che ospitaun calendario ricco di eventi, esposizioni e progetti dedicati alla fotografia, all’arte del passato e a quella contemporanea, alla storia e alla preistoria del territorio.  https://lagazuoi.it/ 

 

FEDERICO MARTINOTTI: ALLE RADICI DELLO SPUMANTE ITALIANO

 


Studioso, innovatore, pioniere. Martinotti è stato tutto questo. Alla vigilia delle festività, ONAV ha organizzato il convegno dedicato all’inventore del metodo con cui sono prodotti molti dei più famosi spumanti italiani

 

Se oggi l’Italia è una delle realtà enologiche mondiali più importanti, merito va anche allo spumante ottenuto con metodo Martinotti, inventato da Federico Martinotti, casalese, del quale ricade quest’anno il centenario della morte. Asti DOCG, Conegliano Valdobbiadene DOCG, Prosecco DOC, Brachetto d’Acqui DOCG e Lambrusco DOC sono solo alcuni degli spumanti ottenuti con questo metodo, che portano il nome dell’Italia nel mondo.

Per ricordare il suo ruolo fondamentale, ONAV ha organizzato il convegno “Martinotti: Cento Anni di Spumantistica Italiana” a pochi giorni dall’inizio delle festività, durante le quali si stima un consumo di 335 milioni di bottiglie di bollicine (+7%), in gran parte prodotti appunto con metodo Martinotti (fonte Osservatorio UIV Ismea).

Martinotti è stato un personaggio rivoluzionario, inventore del metodo che prevede la spumantizzazione in autoclave, che consente da un lato di mantenere le caratteristiche varietali delle uve, dall’altro di ottenere lo spumante in alcuni mesi invece che in anni, come nel caso del Metodo Classico. Con la propria invenzione, Martinotti ha contribuito a rendere il vino un comparto essenziale per l’economia italiana: oggi in Italia quasi ogni cantina produce almeno un vino con questo metodo e in alcuni distretti lo spumante rappresenta la quasi totalità della produzione.

<<ONAV nasce ad Asti e dal 1951 divulga la cultura del vino in Italia e all’estero. – Afferma il presidente ONAV Vito Intini. - Poter ricordare Martinotti nella nostra nuova sede, ospitando tanti produttori, assaggiatori e giornalisti in presenza e online, significa contribuire alla diffusione della cultura dello spumante. Per questo motivo abbiamo deciso di offrire un excursus sulla storia dello spumante in Italia, proiettandola però verso il futuro>>.

Oltre a inventare per la prima volta il metodo di rifermentazione naturale in autoclave, successivamente industrializzato da Charmat, Martinotti fu anche un innovatore a tuttotondo. Basti pensare che, durante il proibizionismo, fu incaricato dalla ditta Calissano di produrre uno spumante e un vermouth senza alcol, tema oggi di grande attualità.

Nato nel 1860, brevettò nel 1895 la spumantizzazione in autoclave e fu fino alla sua morte direttore della Regia Stazione Sperimentale di Asti. Ad accompagnare i presenti in un viaggio nel tempo, sotto la guida di Vincenzo Gerbi, presidente del Consiglio Scientifico ONAV, sono stati Giusi Mainardi, direttrice di OICCE Times, che ha delineato la biografia dello scienziato, Antonella Bosso, Dirigente Tecnologo del CREA VE, che ha parlato dei molti studi di questo scienziato coraggioso, Andrea Desana, Presidente del Comitato Casale Monferrato Capitale della DOC, che ha spiegato la proposta di inserire a livello nazionale ed internazionale in etichetta la dicitura “Metodo Italiano Martinotti”. Pierstefano Berta, direttore OICCE, ha poi tracciato la storia della spumantistica tra il XIX e il XX secolo ed Enzo Cagnasso, Professore dell’Università di Torino, ha spiegato le differenze tra Metodo Martinotti e Metodo Classico.

A testimoniare il mondo produttivo sono stati i direttori di due delle realtà spumantistiche più importanti. Giacomo Pondini, in rappresentanza del Consorzio Asti DOCG, ha presentato il progetto di recupero del materiale sulla storia spumantistica della denominazione, nel quale un grande spazio sarà dedicato a Martinotti, per metterlo poi a disposizione del territorio. Un’attività che segue la mostra itinerante che, da due anni, il Consorzio promuove per far conoscere la denominazione.

<<Federico Martinotti ha inventato un metodo per la produzione di spumanti che di fatto coincide anche con la storia della nostra denominazione. - Commenta Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti DOCG. - Celebrare i cento anni della produzione spumantistica italiana significa però non solo guardare ai successi del passato, ma anche riflettere sulle sfide e sulle prospettive future delle bollicine tricolore, a partire da quelle tutelate dal nostro Consorzio>>.

Diego Tomasi, direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG ha parlato dei legami storici e scientifici tra Federico Martinotti e Antonio Carpenè, promotore, quest’ultimo, della nascita del successo del Prosecco nel mondo, che già stava sperimentando tecniche di spumantizzazione alternative.

<<Questa occasione è preziosa per testimoniare i forti legami storici che uniscono la nostra Denominazione alla visione lungimirante e incisiva di Federico Martinotti. - Sottolinea il direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, Diego Tomasi. - Lo stesso Antonio Carpenè, illustre scienziato, chimico, ricercatore, tra i primi artefici dell’arte spumantistica italiana, aveva intrattenuto un lungo carteggio con lo stesso Martinotti e, pur avendo visioni differenti sull’argomento, alla fine, insieme al figlio Etile, convenne nel seguire le idee sostenute da Martinotti. Oggi sappiamo che il Metodo Martinotti è un processo ideale ad esaltare gli aromi dell’uva Glera>>.


sabato 21 dicembre 2024

UNIQUE

 


Arriva a Milano, portato da Bruno Gnocchi, un nuovo format

per accompagnare giovani artisti a muovere i primi passi

nel mondo dell’arte contemporanea

 

Primo appuntamento:

Iacopo Antonucci e Pau Aguiló

 

Il debutto di due giovani artisti che, negli spazi di una storica galleria milanese,

raccontano la loro esplorazione della figura e dell’anima umana

 

18 - 19 gennaio 2025

OPENING: venerdì 17 gennaio, ore 18.00

 

Galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura

corso Garibaldi 125, Milano

 


Milano, 20 dicembre 2024. Due artisti giovanissimi alla loro prima esperienza espositiva e un curatore-promoter loro coetaneo; una mostra pop-up di due giorni in una galleria storica e una gallerista che li affianca nel ruolo di mentore: arriva a Milano UNIQUE, un nuovo format nato da un’idea di Bruno Gnocchi (Milano, 2003), giovane laureando alla Regent’s University di Londra che proprio nella capitale inglese ha capito di voler accompagnare giovani artisti della sua generazione a muovere i primi passi nel mondo dell’arte contemporanea. Mettendo a confronto la scena londinese con quella milanese, Gnocchi si è reso conto di come in Italia siano pochi i luoghi e le occasioni offerte ai giovanissimi per il loro debutto e ha pensato di replicare a Milano una formula già sperimentata, con successo, a Londra. UNIQUE è quindi, per prima cosa, un’occasione di incontro e di confronto tra artisti “in crescita” e l’ecosistema degli addetti ai lavori.

 

Il primo appuntamento è il 18 e 19 gennaio 2025 (opening 17 gennaio) negli spazi della storica galleria milanese Antonia Jannone Disegni di Architettura, dove Bruno Gnocchi presenterà per la prima volta in Italia le opere Iacopo Antonucci (2003) e Pau Aguiló (2002).

Grazie alla galleria, che da subito ha creduto nel progetto, le opere dei due artisti comporranno nei suoi spazi un percorso di dialogo che mette al centro la figura umana.

 

Le figure di Iacopo Antonucci emergono attraverso una sintesi del segno calcata da espressive pennellate materiche, attitudine che ha intensificato dopo un viaggio in Benin, in Africa occidentale. Il dialogo tra le dinamiche di vita europee e l’approfondimento della religione Vudù gli hanno permesso, infatti, di scoprire l’aspetto più istintivo e primordiale della natura umana.

 

Invece la pittura di Pau Aguiló, che ha trascorso l’infanzia ad Algaida - al centro dell’isola di Maiorca, vicino a una foresta - risente dell’influenza di un viaggio in Irlanda fatto da adolescente e degli studi al Camberwell College of Arts di Londra, portandolo ad accostare ai vivaci colori della Spagna le grigie atmosfere urbane della metropoli inglese per indagare i vizi, i tormenti, i desideri dell’uomo.


Bruno Gnocchi è nato a Milano nel 2003. Nel 2021 si trasferisce a Londra dove tutt’ora risiede e studia Economia alla Regent’s University.

Iacopo Antonucci è nato a Roma 2003 dove tutt’ora vive e lavora.

Pau Aguiló è nato a Maiorca nel 2002. Oggi vive a Londra, dove ha studiato presso il Camberwell College of Arts.