Oggi
mi voglio regalare una piccola parentesi con un vitigno e un’azienda dalla
lunga storia. No, precisiamo, in realtà l’azienda è più giovane dell’uva, ma da
tantissimi anni lavora con il vitigno in questione: il Moscato. Siamo in
Piemonte nel Comune di Santo Stefano Belbo, località che attraverso con una
certa regolarità ogni qual volta mi debba recare a Roccaverano da dove ormi da
tre anni via parlo della Robiola di Roccaverano DOP. Negli ultimi mesi però da
Santo Stefano sono transitato per un altro motivo: la realizzazione di due
servizi per la TV. Il primo nella vicina città di Canelli dedicato alle
Cattedrali del Vino e l’altro, proprio in paese, da una giovane produttrice di
chiocciole metodo Cherasco. In entrambi i passaggi mi sono ricordato che nella
Frazione Valdivilla di Santo Stefano ci sono Maria e Riccardo con i loro
meravigliosi Moscati: sono l’azienda Mongioa. Andiamo con ordine. Il Moscato è
giunto a noi dagli antichi greci che lo diffusero attraverso il trasporto di
altri materiali. I romani invece, che lo denominarono uva apiana perché con il
suo aroma attira la api, lo portarono in tutta Europa. E’ nel Medio Evo che
compare la dicitura Moscato che significa profumato ed poi a Giambattista Croce
che si riconoscono i primi studi su un metodo di produzione differente. Nel
1700 il vino ottenuto dall’uva Moscato era particolarmente amato dai nobili che
lo abbinavano ad una cucina ricercata ed elaborata. Arriviamo al momento
storico delle prime prove di produzione di vini spumanti sull’onda del successo
degli champagne presso la corte sabauda di Torino. Il passaggio tecnologico
successivo, l’arrivo dell’autoclave, consentì invece di avere delle migliorie
produttive di stabilizzazione e filtrazione. Poi ci fu la nascita del Consorzio
nel 1932 e il suo riconoscimento datato 1934, nel 1967 si raggiunse la DOC e
nel 1993 la DOCG. Non scendo nei particolari tecnici e in quelli delle menzioni
perché è del vino che vorrei parlarvi.
Riccardo
Bianco è il titolare dell’azienda e al contempo ne è anche l’enologo e
l’agronomo. Sua moglie Maria Graziano è colei che diffonde la filosofia del
loro lavoro. Vi parlo di una famiglia che è presente sul territorio da ben 6
generazione, ed ecco il motivo per cui all’inizio di questo breve racconto ho scritto
di uva e persone dalla lunga storia. Dal 1998 l’impegno lavorativo è vocato
alla valorizzazione del vitigno moscato e i vini sono prodotti esclusivamente
da quest’uva. Si cerca così di ottenere il meglio da una tipologia di uva
confermando la forte credenza nel vitigno. Riccardo e Maria sono costantemente
impegnati per produrre ai massimi livelli qualitativi e di piacevolezza il
Moscato d’Asti. Le vigne vengono lavorate nel rispetto della natura e
dell’operato dell’uomo, mentre la cantina si traduce in un vero laboratorio
dove la creatività e l’ispirazione sono un tutt’uno con la storia. L’azienda Mongioia,
grazie all’impegno di Riccardo, può vantare una pregiatissima selezione di vini
a base Moscato dotati di una identità forte e unica.
Una
delle espressione di Moscato di cui ho il piacere di scrivere oggi è la Stella
dei Viticoltori: L’Astralis. Nato nel 2017 dopo l’affinamento di 2 anni in
bottiglia è uscito sul mercato nel 2019. E’ un vino che rappresenta oggi un
metodo di fare moscato antico, quello in uso fino agli anni 50 del secolo
scorso. Fu l’avvento dei nuovi macchinari e della tecnologia che pose il metodo
in declino, quel metodo di lavorazione mediante la filtrazione a sacchi detti
“sacchi olandesi”. Ai giorni nostri i sacchi che vengono utilizzati sono in
cotone naturale grezzo.
Ho poi scelto un altro Moscato
che amo in modo particolare: il Moscato d’Asti in Anfora denominato Moscata. La
prima annata risale al 2017 ed ha richiesto una messa a punto decisamente
impegnativa, per la prima volta infatti si è avuta la produzione di un vino
dolce in anfora. Un pensiero, quello di Riccardo Bianco, che va oltre, con la
volontà di rivalutare il Moscato e il territorio. Anfore dall’impasto di terra
e minerali appositamente studiato per rispettare un mosto tanto nobile. E poi
il tempo che si rivela il primo ingrediente. Moscata
altro non è che il vecchio termine di definizione del Moscato.
Completo
con un’altra chicca: Meramentae. Uno spumante Metodo Classico Brut Nature, 30
mesi sui lieviti. Lo spumante che ti stupisce dalla straordinaria versatilità
di abbinamento con i vari cibi. La sua prima annata in commercio risale al 2011
mentre la sperimentazione per arrivare al prodotto finito è durata 3 lunghi anni.
Un successo ricco di significati e di ricordi per Riccardo, dagli anni egli
studi alla scuola enologica di Alba ai momenti delle sperimentazioni fino a
notte fonda in cantina con papà. Una grande soddisfazione.
Ci
sono poi altri Moscati in produzione in azienda ma oggi mi fermo qui, avrò
tempo per scrivere ancora di questo nobile e antico vitigno, di una magica
porzione terra piemontese, del lavoro attento e minuzioso di Riccardo e della
voglia di Maria di fare conoscere sempre di più al grande pubblico i loro vini.
Il Moscato dolce va goduto in ogni momento dell’anno non solo nelle ricorrenze
speciali, perché è proprio lui ad essere speciale, condividetelo con le persone
care e assaporatene appieno lo stile, l’eleganza e la bevibilità. Cercate i
vini anche on line e speriamo che presto si possa ancora raggiungere la cantina
Mongioia per una meravigliosa degustazione.
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