HOME WORKING:
LE NOSTRE CASE SONO PRONTE
AL LAVORO DA REMOTO?
Il
Coronavirus ha accelerato il percorso verso lo smart working,
“costringendoci” all’home working. Tutti abbiamo scoperto che possiamo
lavorare anche da casa, ma compreso anche che gli uffici continueranno a
giocare un ruolo cruciale per la loro insostituibile funzione di socialità e networking.
Ma se noi siamo pronti a cogliere le opportunità del lavoro agile le nostre case lo sono un po’ meno. Ecco allora sei consigli di Copernico per rendere gli spazi domestici accoglienti (quasi) come gli uffici flessibili.
A cura dell’Ufficio Studi di Copernico
Milano, 06 Aprile 2020, Italia.
Emergenza sanitaria. Il Governo chiede ai cittadini di rimanere in casa
e invita le aziende a facilitare le persone a lavorare dalla propria
abitazione. Non parliamo di un ipotetico futuro fantascientifico, ma del
presente. Si passa così in poco meno di una settimana dai 570mila smart
worker censiti a ottobre dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, a
8 milioni di home worker. Dopo quasi un mese trascorso in questa
condizione obbligata, è possibile fare le prime valutazioni su vantaggi e svantaggi del lavoro da casa.
Home Working, Smart Working e le nostre case
L’home working funziona, il sistema sta reggendo ma ormai tutti abbiamo compreso che questo modo di lavorare e lo smart working non
sono due facce della stessa medaglia, né due modi diversi di esprimere
uno stesso concetto. Semmai il primo può essere una parte marginale del
secondo perché praticare lo smart working solo tra le 4 mura domestiche non è efficace. Se l’home working,
grazie alle tecnologie che permettono di essere connessi anche dalla
propria abitazione, ha fornito una risposta efficace a una condizione di
emergenza, ha creato però anche alcune difficoltà. Se da un lato la
maggiore autonomia e responsabilità ha favorito nel lavoratore un certo
senso di appagamento, dall’altro ha reso difficile il work-life balance e, soprattutto per chi abita in città o in un appartamento, la sensazione più comune è stata quella di vivere in una casa che scoppia.
Infatti, se con lo smart working possiamo decidere da dove lavorare e
quali attività dedicare alle giornate fuori ufficio, ora siamo costretti
a vivere lo spazio domestico in una soluzione di continuità e ad
adattarlo perché risponda nel corso della giornata a molteplici
funzioni, condividendolo anche con altre persone che possono avere
bisogni diversi.
Come dice Francesco
Scullica, architetto, professore del politecnico di Milano e direttore
scientifico del Master Interior Design del Politecnico gestito da
POLI.design e autore del libro Living, Working, Travelling: “Il
nostro spazio domestico è improvvisamente inadeguato: i modelli di open
space, di spazi a pianta libera, che ha avvantaggiato negli ultimi anni
la zona living a scapito di quella più privata, sono messi in
discussione”.
La casa: un modello da rivalutare?
Le
case, insomma, non si adattano molto bene al lavoro continuativo da
remoto. Dopo anni in cui la casa era stata poco vissuta - soprattutto
dai più giovani - a favore di spazi pubblici, luoghi culturali,
ristoranti e palestre, ora invece tutto accade nelle quattro mura
domestiche e l’intero nucleo familiare è costretto a vivere insieme ogni
giorno. E sebbene sia una situazione temporanea (che durerà si spera
solo ancora qualche settimana), è pur vero che in futuro l’home working
inevitabilmente sarà sempre più diffuso. Tuttavia, è bene ricordare che lo spazio abitativo è pensato per delle funzioni diverse dal lavoro:
non possiamo progettare totalmente l’architettura delle nostre case in
funzione dell’home working perché perderebbero la loro funziona
principale: quella di accogliere noi e le nostre famiglie nei momenti
informali, di relax, di vita domestica condivisa.
“La casa non può sostituire completamente un ufficio o uno spazio di coworking. Spesso per ragioni tecnologiche, ma soprattutto per la mancanza del fattore umano. Gli uffici sono infatti spazi relazionali dove si costruiscono comunità.
Sono luoghi di incontri, opportunità e scambi di idee, sono
acceleratori di relazioni. Ma è probabile che si lavorerà uno o due
giorni a settimana da casa” continua Scullica. E allora, come possiamo organizzare al meglio il lavoro da casa?
In questo specifico frangente, laddove possibile, si è optato per adibire una stanza o un angolo della casa per l’attività lavorativa
(magari con una scrivania, una sedia ergonomica e la giusta
illuminazione) ma è il massimo che si è potuto fare in una situazione di
quarantena.
Ripensare, trasformare, rendere flessibile
Se vogliamo in un futuro rendere le nostre case più adatte ad accogliere alcune nostre giornate lavorative, possiamo provare a ripensare la distribuzione degli spazi, in particolare la suddivisione tra quello pubblico e quello privato. “Dovremmo
innanzitutto stabilire quali potrebbero essere le stanze della casa
aperte a tutti, sempre, e quali gli spazi dedicati al raccoglimento e al
lavoro individuale” – ha dichiarato Isadora De Pasquale, architetto progettista di Copernico –
“Non sarà come lavorare da un ufficio attrezzato o da uno spazio
dedicato allo smart working – che abilita il networking, offre eventi e
servizi, favorisce la creatività – ma sicuramente diventerà parte di un
progetto più ampio che unisce agli uffici flessibili o agli uffici delle
proprie aziende anche un momento tra le quattro mura di casa”.
La parola d’ordine del futuro nell’interior design sarà insomma flessibilità,
negli spazi e negli arredi. Se negli ultimi anni il lavoro di
architetti e designer si era concentrato per rendere gli uffici adatti
sia al lavoro sia alle relazioni, in funzione di un migliore bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa, ora è il momento di fare lo stesso all’interno delle nostre abitazioni.
Ecco allora qualche proposta del Prof. Scullica e dell’Arch. Isadora De Pasquale
per trasformare (dove possibile) le nostre case in funzione dell’home
working, che sempre più farà parte delle nostre abitudini.
Trasformare la casa in un ufficio?
Se
trasformare la casa in un ufficio è impossibile, possiamo però
quantomeno cercare di trasferire in casa alcune delle buone pratiche che
solitamente adottiamo nell’arredamento funzionale degli uffici. Ecco
alcuni esempi:
- Avere uno spazio personale dedicato al lavoro. Se in ufficio questo si traduce, nella maggior parte dei casi, in una scrivania, in casa significa trovare un angolino che possiamo allestire appositamente. Può essere anche uno spazio molto piccolo, ma deve essere accogliente e confortevole, adeguato al lavoro. Uno spazio in cui non ci siano disturbi esterni, per quanto possibile. E non dimentichiamoci di creare anche uno sfondo adatto alle videoconferenze! Lo sfondo dice molto di noi e delle nostre abitudini.
- Dare importanza ai luoghi di transizione. Come le hall negli uffici, gli spazi condivisi e i corridoi sono luoghi “neutri” in cui la mente può cambiare orizzonte e riposare: Anche se si lavora da casa è bene avere uno spazio di transizione simile. Inevitabilmente, molto spesso nelle abitazioni questa funzione è svolta dall’ingresso e dai corridoi tra le stanze. Che riacquisiscono così l’importanza che avevano perso nel tempo, tanto che in molte case oggi vengono aboliti in virtù della creazione di soggiorni open più ariosi. Ecco che nella situazione attuale, l’ingresso delle case diventa fondamentale, perché funge da filtro, sia verso l’esterno, ma soprattutto rispetto alle altre stanze della casa (così come i corridoi). Diventeranno i “cuscinetti” tra la zona di lavoro e il resto dell’abitazione, e miglioreranno il famoso work-life balance.
- Scegliere arredi ergonomici per le zone di lavoro, senza rinunciare però allo stile della propria casa. È importante ricordare ancora una volta che una cosa è l’ufficio, altra cosa è la casa: questa distinzione resterà fondamentale alla fine di questa emergenza, quando potremo tornare ai nostri usuali luoghi di lavoro. Quindi, la scelta migliore sarà, da un lato, rendere confortevole il luogo della casa deputato al lavoro – con una seduta adatta, uno schermo sufficientemente grande e una scrivania della giusta altezza – ma, dall’altro, non dimenticare che i colori e i materiali di questa zona devono integrarsi con quelli dell’abitazione, per non spezzare l’armonia generale dell’arredamento.
- Scegliere arredi flessibili e mobili può essere un’idea funzionale agli spazi più piccoli o più aperti. Ad esempio, tavoli che possono essere anche scrivanie o sedute leggere che possono essere spostate facilmente. Non tutti hanno la possibilità di creare uno spazio dedicato esclusivamente al lavoro, ma già cambiare la sedia o trasformare il tavolo può aiutare la concentrazione.
- Introdurre degli elementi di verde. Piante verdi da interno, fiorite o grasse, oppure una vista dalla finestra su un parco o un giardino (per i più fortunati): gli elementi naturali aiutano la concentrazione, stimolano la creatività e l’energia. Dovrebbero essere presenti in ogni ufficio e in ogni casa.
- Infine, ricordiamoci che anche l’arte è un acceleratore di creatività. In questi giorni di quarantena si possono sfruttare i tour virtuali messi a disposizione da tanti musei, ma si potrebbe anche pensare di introdurre elementi artistici in casa, come fonte d’ispirazione. Perché la bellezza, in casa o in ufficio, non è mai abbastanza.
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