martedì 4 settembre 2018

Il MUDEC racconta le frontiere dell’esplorazione novecentesca e apre uno sguardo al futuro della Geografia con la mostra Esploratori 2.0 CAPITANI CORAGGIOSI

L’avventura umana della scoperta (1906 - 1990)
MUDEC - Museo delle Culture di Milano
28 Settembre 2018 - 10 Febbraio 2019
La mostra “Esploratori 2.0 CAPITANI CORAGGIOSI”, in partenza al MUDEC di Milano dal 28 settembre, è la mostra scelta dal Museo delle Culture per celebrare il Novecento Italiano, aderendo così al palinsesto artistico-culturale che il Comune di Milano dedica quest’anno a questo importante momento storico-artistico. L’esposizione indaga le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori professionisti in un periodo - quello dai primi decenni del ‘900 a oggi - in cui la mappatura delle terre emerse era ormai stata completata dal lavoro dei pionieri ottocenteschi.
Esaurite infatti le esplorazioni dei continenti emersi e con l’invenzione del turismo, ancorché di elite, nel ‘900 le sfide dell’esplorazione di appannaggio dei professionisti e degli scienziati rimasero le vette, gli abissi, le grotte ma soprattutto i cieli e lo spazio; anche la conquista dei Poli avrebbe rivestito uno spazio importante in questa fase.
Attraverso opere della collezione permanente del Museo delle Culture di Milano, fotografie, filmati e cimeli di famose spedizioni, il pubblico parteciperà alla trasformazione del concetto di ‘esplorazione’ nell’ultimo secolo, con un particolare focus sulle conquiste maturate in Lombardia e con aperture a quello che sarà il futuro dell’esplorazione e dello studio della geografia nel mondo attuale in cui, complice la tecnologia, la “dimensione spaziale” è diventata un elemento fondante dei cambiamenti che avvengono in seno alla nostra società.
La mostra, a cura del comitato scientifico composto da Franco Farinelli, Anna Maria Montaldo, Carolina Orsini e Anna Antonini, è promossa dal Comune di Milano-Cultura e sarà visitabile fino al 10 febbraio 2019.
Non poteva che essere il MUDEC il museo più adatto a ospitare una mostra sui confini della “disciplina geografia”.
La collezione permanente del Museo delle Culture è infatti strettamente legata alla storia dell’esplorazione, un concetto alla base della costituzione delle sue collezioni civiche.
Il nucleo più antico del patrimonio artistico conservato oggi al Museo delle Culture - costituito da circa ottomila reperti tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali provenienti da Americhe, Asia, Africa e Oceania - è stato in gran parte raccolto nell’ambito di esplorazioni avvenute nel corso del XIX secolo, un’epoca in cui si moltiplicavano le ricerche effettuate sul campo da parte di scienziati, missionari ma anche viaggiatori occasionali in partenza da Milano e dalla Lombardia. Gli oggetti frutto delle esplorazioni affluirono in maniera regolare dagli angoli più remoti della Terra al Museo di Storia Naturale di Milano, per poi passare nel 2015, al Museo delle Culture.
5 le sezioni indagate in mostra.
SEZIONE 1 – I “NOSTRI” ESPLORATORI
Un vetrina introduttiva accoglie i visitatori all’ingresso e spiega il perché di una mostra sull’esplorazione e la geografia al Museo delle Culture. In particolare vale la pena ripercorrere le imprese di Fabio Ala Ponzone, al seguito di Alessandro Malaspina alla ricerca del passaggio a Nord Ovest, e di Gaetano Osculati, scopritore delle fonti del fiume Napo in Amazzonia.
SEZIONE 2 – MISURARE E RAPPRESENTARE: LA MAPPA DEGLI ASTRONOMI DI BRERA E LE RAPPRESENTAZIONI DI MILANO OGGI
L’intero corso del Novecento è stato dominato dalle carte prodotte con estrema precisione dall’Istituto Geografico Militare, prima attraverso levate sul campo e poi con reinterpretazione delle foto aeree. Se queste mappe rimasero sempre un prodotto per specialisti, il vero boom della cartografia per tutti avvenne tramite il lancio dell’applicazione Google Earth. Grazie all’applicazione chiunque è ora in grado di osservare gratuitamente la superficie terrestre sia sotto forma di mappa sia per mezzo delle immagini satellitari: nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad una moltiplicazione esponenziale degli usi della georeferenziazione con esiti anche paradossali, come la perdita della capacità di lettura delle carte, abituati a spostarsi con un click, guidati da un navigatore elettronico.
SEZIONE 3. L’ESPLORAZIONE DELL’ARIA: VETTE, CIELI E SPAZIO
In questa sezione della mostra si prenderà in considerazione l’esplorazione di altitudini elevate, attraverso tre affondi sull’alpinismo, sull’aviazione e sull’astronomia.
L’esplorazione della montagna racchiude tre diversi aspetti interessanti. Chi scala le montagne ricerca l’impresa alpinistica unita a fini di studio. Nel XX secolo si aggiunge un altro aspetto: quello della comunicazione e del lustro dato al proprio Paese da chi compie l’impresa. La vicenda della conquista italiana del K2 racchiude in sé tutti questi aspetti. La prima spedizione italiana, capeggiata del duca degli Abruzzi che individuò la via migliore per salire (lo Sperone Abruzzi), fu seguita due decenni dopo da quella con scopi prevalentemente scientifici
del Duca di Spoleto. Durante questa spedizione si forma Ardito Desio che 30 anni dopo progettò la prima ascesa vincente alla vetta considerata ancora oggi la più difficile al mondo e che verrà per questo definita “la Montagna degli italiani”.
Ai primi del novecento ferveva anche la febbre del volo: Milano ebbe un ruolo da protagonista fin da subito per l’industria e la tecnologia aerea. La mitica impresa, ad opera di Celestino Usuelli, che nel 1906 attraversava per primo le Alpi a bordo di un pallone aerostatico, apre la pionieristica stagione del volo che ebbe il suo climax nelle famose competizioni aviatorie di Brescia (1909) e Milano (1910), veri e propri eventi mondani. Negli anni successivi Gianni Caproni e la sua azienda, impiantata a Vizzola Ticino, fu sicuramente tra i primi a costruire industrialmente aerei, soprattutto ad uso bellico. Da Milano partì anche la tragica spedizione alla conquista del polo Nord capitanata da Umberto Nobile, seguita dalla terribile vicenda nell’equipaggio bloccato nei ghiacci nella celebre “tenda rossa”.
Per quanto riguarda la conquista dello spazio, Marte è un pianeta in cui l’apporto della scienza italiana e in particolare lombarda ha giocato un ruolo importante, fatto in realtà più di errori che di successi, che contribuirono comunque all’avanzamento delle conoscenze: la figura di spicco in questo caso è Giovanni Schiaparelli, divenuto famoso anche al grande pubblico agli inizi del Novecento per aver osservato i celebri “canali” di Marte.
SEZIONE 4. L’ESPLORAZIONE DEL SOTTOSUOLO: LE GROTTE
Nel 1897 venne fondato il Gruppo Grotte Milano ad opera di un gruppo di ingegneri e geologi formatosi in ambiente politecnico. Il territorio d’elezione per le loro esplorazioni era il triangolo compreso tra i due rami del lago di Como ricchi di formazioni carsiche. Il titolo di una conferenza tenuta presso il CAI da parte del primo presidente del gruppo, il professor Francesco Salmojraghi, è illuminante: “Alpinismo sotterraneo”. Ed è così che gli alpinisti cominciarono ad avventurarsi nel sottosuolo, con lo stesso spirito (e attrezzatura) con cui scalavano le vette. Del Gruppo Grotte facevano parte personaggi del calibro di Vittorio Bertarelli, già fondatore del Touring Club e all’epoca animatore indiscusso degli sportsmen milanesi. Fino agli anni Sessanta l’attività del gruppo si può definire pionieristica, con l’invenzione e la sperimentazione di materiali per l’esplorazione da parte degli stessi speleologi, non di rado professori o professionisti provenienti dal mondo dell’ingegneria e delle scienze della terra. Sul finire degli anni 60 iniziano le esplorazioni delle grotte del Pian del Tivano (Erba, Como) e della Grigna Settentrionale (Esino Lario, Lecco) dove vengono scoperti due importantissimi sistemi di grotte. Sul Pian del Tivano il Sistema della Val del Nosè con oltre 65 km di gallerie (ad oggi la seconda grotta più lunga d’Italia). In Grigna, invece, sono state esplorate ben 1200 grotte in appena 4 km quadrati tra le quali spicca il Sistema del Releccio “Alfredo Bini”, il secondo sistema di grotte più profondo d'Italia (che raggiunge la quota di -1313 metri sotto il suolo rispetto alla quota d'ingresso)
SEZIONE 5. GEOGRAFIE DEL FUTURO: ANTROPOLOGIA, ARTE E VISIONI
Quale futuro per la Geografia? Nella sezione conclusiva della mostra si proverà a formulare una serie di ipotesi sui futuri scenari che coinvolgeranno il concetto di geografia. Una serie di interviste ad esperti, di differenti settori e di fama internazionale, permetterà di indagare il futuro della disciplina sotto differenti punti di vista. Cuochi e fisici, urbanisti e artisti, sviluppatori ed esploratori, fotografi e antropologi si confronteranno in una doppia intervista sulla loro visione dello spazio fisico. Le video-interviste saranno messe in scena all’interno della spettacolare vetrina ricurva che caratterizza lo spazio museale.
Comitato scientifico: Franco Farinelli, Anna Maria Montaldo, Carolina Orsini, Anna Antonini.
Materiali uso stampa:
https://drive.google.com/drive/folders/1MynhkEtGLkK_w-iSMpBPK0HiFV9yPKMh

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