da marcadoc
La luganega trevisana si
distingue da tutte le altre luganeghe che vengono prodotte un po’ in
tutto il Veneto per le proporzioni. Le carni del guanciale e del collo
di suini (provenienti esclusivamente da allevamenti locali) vengono
tritate, condite con sale e pepe e insaccate nel budello legato e diviso
in quattro spicchi. Questa preparazione consente di usare le carni
vicine alla ferita (scarnatura) sul collo del suino, impregnate di
sangue, altrimenti inutilizzabili.
La luganega trevisana puo’ essere comunque confezionata anche con carni e grasso che non sono venuti a contatto con il sangue dell’animale e in questo caso il loro colore e’ piu’ chiaro.
La luganega trevisana puo’ essere comunque confezionata anche con carni e grasso che non sono venuti a contatto con il sangue dell’animale e in questo caso il loro colore e’ piu’ chiaro.
Si trova in commercio in due versioni:
una ‘magra’ adatta da cucinare alla brace e una piu’ grassa che va utilizzata cotta in umido, bollita e in tegame .
In ogni caso si consuma ‘fresca’ e non ha bisogno quindi ne’ di maturazione ne’ di stagionatura.
una ‘magra’ adatta da cucinare alla brace e una piu’ grassa che va utilizzata cotta in umido, bollita e in tegame .
In ogni caso si consuma ‘fresca’ e non ha bisogno quindi ne’ di maturazione ne’ di stagionatura.
La tradizione prevede che “luganega
trevigiana bianca da riso” sia confezionata con la parte magra della
pancetta fresca del maiale, macinata a grana fina e drogata; insaccata
in un budello suino, strozzato con legatura ogni 8-10 cm in rocchi,
detti in dialetto “moreli”, in una unica filza; drogate con sale, pepe, e
la famosa “dosa” trevigiana nella proporzione, di massima, di 4 grammi
per ogni chilo di macinato, senza aggiunta di conservanti; senza
stagionatura.
Il nome “luganega” e’ la traduzione
veneta di “lucanica” degli antichi Lucani, che ne facevano grande uso.
La luganega si consuma fresca, normalmente cotta. A Treviso le
luganeghe, note gia’ nel Medio Evo, venivano per tradizione confezionate
in due versioni: quella “da riso” detta bianca e quella “da rosto”
detta magra. Quelle “da riso” erano molto delicate e quelle “da rosto”
preparate per il 60% con la pancetta senza cotenna e per il rimanente la
carne magra del suino e la “dosa”. Era tradizione preparare, con la
luganega da riso, la minestra di riso in brodo alla quale la salsiccia
cedeva tutti i suoi umori e profumi; la versione medioevale e’ stata
oggi abbandonata in quanto nella ristorazione e’ prevalso l’uso di
preparare lo stesso piatto a risotto, pur nella versione semiliquida,
cioe ‘all’onda”, con la luganega sminuzzata. Le due versioni di minestra
vanno guarnite, sempre, con una salsiccia, lessata a parte, in ogni
scodella.
Composizione:
carni di seconda scelta piu’ grasso corposo di guanciale di suini. sale e pepe.
carni di seconda scelta piu’ grasso corposo di guanciale di suini. sale e pepe.
Area di produzione:
provincia di Treviso, anche se un salume analogo si produce in tutto il Veneto.
provincia di Treviso, anche se un salume analogo si produce in tutto il Veneto.
Per saperne di piu’:
LUGANEGA DA RISO (salciccia da brodo)
Territorio interessato alla produzione Provincia di TrevisoLa storia
La “luganega da brodo o da riso” è una salsiccia del
tutto particolare essendo costituita, per la maggior parte, da lardo
pregiato di suino che si caratterizza per il tipico gusto dato dagli
aromi. È un prodotto specificatamente nato per condire minestre e
risotti conferendo loro un sapore tipico e particolare. Il prodotto è
ben descritto nel libro del Maffioli “La cucina trevigiana” , nel quale
ne suppone una origine assai antica citando Giulio Tirelli “altro
emerito cuoco”, il quale, nel “Discorso sopra gli animali quadrupedi
tanto domestici quanto selvatici”, al capitolo “Porco domestico” dice
fra l’altro: «…è questo animale molto utile per le cucine e gustoso per
fare con le sue carni vivande e col suo grasso condirne. Io qui […] ma
parlerò solo di una sorte di salsiccia, di cui nei mesi di luglio ed
agosto me ne servo per condire minestre e zuppe, all’hora quando gli
stomachi per il gran calore sono rilassati maggiormente. […] Quanto la
minestra o zuppa sarà alla cottura vi si ponga dentro una di queste
salsicce e quando sarà gonfia si trasformi con un coltello, e così ne
uscirà un succo che condirà suavemente la minestra o suppa, e in un
pasticcio fa il simile.».
Descrizione del prodotto
Sono salsicce di piccola
dimensione (4-6 cm) e di peso ridotto (circa 50 g). Hanno colorito
abbastanza chiaro che tuttavia varia in funzione della tipologia di
spezie che contengono. Sapore e profumo sono intensi e gradevoli.
Processo di produzione
Per produrre queste salsicce vengono
utilizzate le pancette di maiale, private della cotenna, macinate con
stampo a fori di 5 mm. L’impasto viene quindi insaporito con sale marino
al 2.5% e aromatizzato con la dosa allo 0.5%. Quest’ultima contiene
aromi di vario tipo: cannella, chiodo di garofano, pepe, noce moscata,
macis e coriandolo in diversa ed equilibrata proporzione. Dopo un
accurato mescolamento, l’impasto viene insaccato, con l’ausilio di un
apposito macchinario, in budellino di maiale e poi si procede
manualmente alla legatura a nodi.
Reperibilità
Direttamente presso i
produttori, o in alcune macellerie o ristoranti del trevigiano si
possono trovare queste particolari salsicce durante i mesi invernali.
Usi
Il prodotto è un
eccellente condimento e viene utilizzato, come del resto il nome fa
presagire, per insaporire minestre zuppe o risotti.
LUGANEGA TREVIGIANA
Territorio interessato alla produzione Area Collinare della Pedemontana
La storia
La luganega è un prodotto tipicamente contadino,
usualmente consumato nel periodo intercorrente tra l’uccisione del
maiale e la maturazione dei salami. Per quanto riguarda la tradizione
padovana i primi riscontri di questi prodotti si ritrovano fra le
ricette Ruzzantiane risalenti al 1530 circa. Nella provincia trevigiana è
tradizione utilizzare, per questi insaccati, le parti meno nobili del
maiale, (i polmoni e il fegato) che vengono impastate con le carni
migliori avanzate dopo la produzione di sopresse e salami. La tradizione
di questo insaccato è antichissima, e ciò è dimostrato da un’ordinanza
di un podestà di Treviso che già nel XVI secolo, ne definiva le
caratteristiche per difendere il prodotto da imitazioni e
contraffazioni. Le Pezòle o luganeghe de tripan sono un prodotto
caratteristico della tradizione culinaria agordina confezionato dalle
famiglie per riuscire ad utilizzare tutte le carni del maiale, anche
quelle meno pregiate. “Tripan”, in dialetto Ladino Veneto significa
cotenna e dunque il nome indica la presenza nell’impasto della cotenna
del maiale. Le Salsicce con le rape sono una produzione inventata, con
ogni probabilità, per “allungare” la preziosa carne del maiale con una
materia prima meno pregiata come la rapa gialla (che un tempo, in
inverno, era molto abbondante). Potevano essere impiegate quantità
variabili della radice, anche superiori a quella della carne (oggi
comunque si predilige un impasto inferiore al 50%), senza creare
problemi di conservazione del prodotto. Anche nel rodigino si producono
le salsicce, soprattutto nella zona del delta dove da decenni si produce
la salsiccia tipica polesana.
Descrizione del prodotto
Le varie tipologie di salsicce prodotte in Veneto si
differenziano tra loro per colore, forma e dimensione. Possono assumere
infatti un colorito più chiaro se contengono parti maggiormente pregiate
del maiale, mentre se le carni tritate sono quelle più sanguinolente il
prodotto mostra un colorito più scuro. Le dimensioni variano da pochi
centimetri (circa 4-5 cm per la luganega trevigiana), passando per una
forma abbastanza standardizzata e usuale di circa 10 cm per 3 di
diametro della maggior parte delle produzioni, fino ad arrivare alle
pezòle che hanno forma cilindrica, una lunghezza di circa 25 cm e un
diametro di 4-5 cm. Ovviamente differisce, a seconda del tipo, anche il
gusto che varia in funzione delle carni e delle spezie utilizzate
nell’impasto.
Processo di produzione
Le carni del maiale vengono macinate con coltelli a
piastra con fori di diametri differenti a seconda delle usanze e vengono
insaporite con sale, pepe e aromi vari. L’impastato è poi insaccato in
budello di maiale accuratamente lavato e salato. La legatura avviene
manualmente e il prodotto viene dunque posto in cella di asciugatura e
stagionato appeso a rastrelliere in locali con temperatura, umidità e
ventilazione controllate.
Reperibilità
Il prodotto è di reperibilità molto semplice, essendo
disponibile presso la maggior parte delle macellerie della zona e nei
menu’ di molti ristoranti di cucina locale. Più difficili da trovare, e
prodotte soprattutto per l’autoconsumo familiare, sono le salsiccie
confezionate con parti meno pregiate del maiale.
Usi
Le “luganeghe” vengono consumate cotte alla brace o bollite e solitamente si accompagnano con le verze o altre verdure bollite.
notizia collegata : La “dosa” per la luganega ritrovata dall’Accademia Italiana della Cucina
Nessun commento:
Posta un commento