Roma poggia su sette colli, mentre i
Castelli romani svettano su un numero doppio di alture, adagiati fra
i monti Albani e i monti Tuscolani.
Roma è una formosa matrona. I Castelli
romani sono al suo collo un filo di quattordici perle, tutte preziose
per la storia e l'arte che qui brillano da secoli per l'inseparabile
lavoro fatto insieme dalla natura e dall'uomo.
Ogni castello ha una sua propria
fisionomia: dall'impronta dell'abitato cresciuto intorno al
rispettivo Castrum all'identità culturale di ciascuno, che può
vantare un dialetto, una festa patronale, una peculiarità culinaria,
un monumento, un personaggio famoso, un carattere tipico della gente
del luogo. Pittoreschi i luoghi, fervidi i vini, campagnola e
casereccia la cucina.
Fra pianura e monti si contendono lo
spazio i frutti: uva, fragole, castagne, con i fiori: gladioli,
narcisi, violette.
Sull'esempio di Lucullo e di Cicerone,
Papi, Imperatori e Principi vi fecero crescere prima la vigna e poi
la villa. Fu così che un'illustre prosapia: Frangipane, Orsini,
Colonna e Savelli, quindi Aldobrandini, Ruspoli, Chigi, Torlonia,
Sforza Cesarini e Borghese rinnovarono nel medioevo e in età
moderna i fasti e il potere delle gentes romane nelle ville
imperiali.
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