mercoledì 6 gennaio 2016

I Castelli romani all'Osteria al Municipio a Gaiarine



Roma poggia su sette colli, mentre i Castelli romani svettano su un numero doppio di alture, adagiati fra i monti Albani e i monti Tuscolani.
Roma è una formosa matrona. I Castelli romani sono al suo collo un filo di quattordici perle, tutte preziose per la storia e l'arte che qui brillano da secoli per l'inseparabile lavoro fatto insieme dalla natura e dall'uomo.
Ogni castello ha una sua propria fisionomia: dall'impronta dell'abitato cresciuto intorno al rispettivo Castrum all'identità culturale di ciascuno, che può vantare un dialetto, una festa patronale, una peculiarità culinaria, un monumento, un personaggio famoso, un carattere tipico della gente del luogo. Pittoreschi i luoghi, fervidi i vini, campagnola e casereccia la cucina.
Fra pianura e monti si contendono lo spazio i frutti: uva, fragole, castagne, con i fiori: gladioli, narcisi, violette.
Sull'esempio di Lucullo e di Cicerone, Papi, Imperatori e Principi vi fecero crescere prima la vigna e poi la villa. Fu così che un'illustre prosapia: Frangipane, Orsini, Colonna e Savelli, quindi Aldobrandini, Ruspoli, Chigi, Torlonia, Sforza Cesarini e Borghese rinnovarono nel medioevo e in età moderna i fasti e il potere delle gentes romane nelle ville imperiali.


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