Mercoledì delle ceneri
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« Memento homo, quia pulvis es et in
pulverem reverteris »
(Genesi-Bibbia)
Con l'espressione Mercoledì delle
ceneri (o Giorno delle ceneri o, più semplicemente, le Ceneri), si
intende il mercoledì precedente la prima domenica di quaresima che,
nelle chiese cattoliche di rito romano e in alcune comunità
riformate, coincide con l'inizio stesso della quaresima, ossia il
primo giorno del periodo liturgico "forte" a carattere
battesimale e penitenziale in preparazione della Pasqua cristiana. In
tale giornata, pertanto, tutti i cattolici dei vari riti latini sono
tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l'astinenza dalle
carni. Proprio in riferimento a queste disposizioni ecclesiastiche
sono invalse alcune locuzioni fraseologiche come carnevale (dal
latino carnem levare, cioè "eliminare la carne") o martedì
grasso (l'ultimo giorno di carnevale, appunto - vigilia delle Ceneri
-, in cui si può mangiare "di grasso").
La parola "ceneri" richiama
invece in modo specifico la funzione liturgica che caratterizza il
primo giorno di quaresima, durante la quale il celebrante sparge un
pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte dei fedeli per
ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronarli
all'impegno penitenziale della Quaresima. Per questo il rito
dell'imposizione delle ceneri prevede anche la pronuncia di una
formula di ammonimento, scelta fra la tradizionale «Ricordati che
sei polvere e in polvere ritornerai» o la più recente «Convertitevi
e credete al Vangelo» (Mc 1,15), introdotta dalla riforma liturgica
seguita al Concilio Vaticano II con riferimento all'inizio della
predicazione di Gesù.
Folclore
Come accade normalmente con le maggiori
celebrazioni religiose, anche il Mercoledì delle ceneri può vantare
una serie di curiosità, abitudini e costumi particolari riservati a
questo giorno. A cominciare dal nome proprio Cenerina (più raro il
maschile Cenerino), che deriva testualmente dall'appellativo di
questa ricorrenza, e proseguendo con la tradizionale scampagnata
delle Ceneri che, nel Parco nazionale del Vesuvio, gli abitanti di
Sant'Anastasia compivano ancora pochi decenni fa sul monte Somma,
percorrendone le pendici lungo la suggestiva strada ornata dalle
stazioni della Via Crucis, per andare infine a dissetarsi con l'acqua
limpida della sorgente Olivella.[8]
A livello di usanze e tradizioni più o
meno popolari vanno segnalati anche numerosi Mercoledì delle ceneri
piuttosto "trasgressivi", nel senso che tale giorno non
viene inteso come il primo della quaresima ma come quello conclusivo
del carnevale:
il Carnevalone di Marino, ad
esempio, era una manifestazione di baldoria organizzata dai
repubblicani locali a partire dal 1870 proprio il Giorno delle ceneri
con intenti dichiaratamente anticlericali (venne soppresso nel 1922,
con l'avvento del fascismo);
il carnevale di Borgosesia invece
continua a festeggiare ancor oggi il Mèrcü scüròt (cioè
"Mercoledì scuro" in piemontese) con una sorta di funerale
del carnevale stesso, che si celebra dopo la "fagiolata" di
mezzogiorno allestendo un corteo "funebre" che tocca tutte
le osterie della città e termina solo a notte inoltrata;
anche a Lazise ci si accontenta
della frittura di aole (alborelle di lago) e di un minestrone "di
magro" ma poi, concluse le votazioni iniziate il Martedì grasso
e proclamati i nuovi Capo Valàr, Quel dal re e il Cagnól
(tradizionali maschere locali), si forma il corteo mascherato che
gira la città per portare i nuovi "re del carnevale" al
riconoscimento ufficiale in municipio;
nella Barbagia di Ollolai il
carnevale prevede anche l'intinghinzu del Mercoledì delle ceneri,
un'imbrattatura di fuliggine che ricalca parodisticamente il rito
quaresimale; a Ovodda si svolge una vera festa, il Mehuris de lessia
(Mercoledì delle ceneri, appunto), con le maschere che cavalcano
asini o portano al guinzaglio maiali, pecore e galline e Don Conte,
un fantoccio grottesco con una grossa pancia fatta di stracci e il
volto di sughero e cartapesta, con il suo seguito di intintos e
intinghidores ("tinti" e "tintori") con il volto
annerito dalla fuliggine che imbrattano di zinziveddu (polvere di
sughero bruciato) chi incontrano per strada e, al tramonto,
incendiano e gettano il fantoccio in una scarpata alla periferia del
paese; analoga la festa pagana di Coli Coli nella vicina Tiana in cui
gli “Intintos” partecipanti alla “festa” si ritrovano nelle
vie principali con il viso tinto di carbone ricavato dalla bruciatura
del sughero. Chiunque incontri “Intintos” viene a sua volta
“intintu”e gli viene offerto da bere. Viene trascinato in
processione un pupazzo che poi in serata viene dato alle fiamme.
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