Ricordo ancora le battaglie che Rolando
Anzanello, giornalista sanpolese, che conduceva dalle pagine de
l'Indipendente diretto da Vittorio Feltri, per far conoscere i vini
del Piave.
Caparbiamente, Rolando sosteneva le
ragioni della classicità nella produzione del raboso, che oggi viene
declinato in versioni snaturate,che ne tradiscono la splendida
storia.
Più o meno gli stessi concetti che mi
ribadisce Andrea Polesel, vignaiolo di Faè di Oderzo (tre
generazioni di famiglia nell'arte enoica), che ha preso in mano le
redini dell'azienda e la stà sviluppando di par suo.
Avevamo degustato il cabernet franc di
Andrea nel corso della visita gustosa presso il ristorante
Giancarlo, di Borgo Chiesa a Codognè. Degustato, invitato.
Così ci siamo conosciuti,
nell'evidenza della cultura del vino, grazie ad un modo di lavorare
ispirato dalla passione per la propria terra.
Senza fare le solite filastrocche
elogiative (che mal si attanagliano al nostro carattere di cronisti
sinceri), va detto che i vini di
Polesel sono vini onesti, sinceri, che si lasciano bere in modo
intrigante.
Sia i bianchi (
che i rossi (
Tutto questo ha fatto si che l'azienda
sia stata invitata dai conunicatori e dai giornalisti della rete dei
borghi europei del gusto,a partecipare alle iniziative di
informazione del progetto Comunicare per Esistere ,soprattutto quelle
che popoleranno Borgo Chiesa, grazie alla cucina di Giancarlo, che
proporrà una rassegna di quattro giornate in aprile.
Omessi & Sconosciuti, con lo
scambio con altre regioni d'Europa.
Polesel può ben rappresentare queste
nostre benedette Terre fra Piave e Livenza.
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