Dopo
l’emergenza Coronavirus sentiamo tutti il bisogno di aria libera (e
possibilmente pulita) e di ritrovare una comunione con la Natura.
Ma dove
possiamo trovare tutto ciò? Il territorio più vocato è
naturalmente la montagna, di cui, grazie a Dio l’Italia è ricca.
Naturalmente prima di tutto pensiamo alle magnifiche le Alpi, ma vi è
anche l’Appennino, forse meno celebrato, ma altrettanto bello, che
percorre longitudinalmente tutto il Paese, costituendone la spina
dorsale. Qui troviamo, non solo aria pulita, ma acque purissime e,
nei boschi tranquilli, pace e silenzio, che ci permetteranno di
rigenerarci e di ritrovare il nostro equilibrio, scosso dai recenti
eventi per molti di noi assai dolorosi, ma comunque gravi per tutti.
Nell’attuale
difficoltà del turismo, la montagna sembra avere dunque una marcia
in più. In particolare nell’Appennino si assiste ad un particolare
fervore per l’iniziativa di una Rete di Imprese: “ESA-
Excellentia Superior animus”,
trascinata dall’entusiasmo di un industriale di Piano del Voglio:
Maurizio Valentini, che è riuscito a coinvolgere nel suo progetto di
valorizzazione dell’Appennino (inizialmente della parte bolognese e
fiorentina, ma poi di tutta la Catena) non solo imprese del
territorio, ma anche aziende di livello nazionale, come l’Enoteca
Regionale dell’Emilia-Romagna.
L’azione di
promozione del territorio inizierà infatti dall’ottimizzazione
dell’approccio enogastronomico: con l’aiuto dell’Istituto
Alberghiero di Serramazzoni (MO), si organizzeranno innanzi tutto dei
corsi di perfezionamento professionale rivolti non solo ai
ristoratori, ma anche ai gestori di agriturismi, osterie e bar del
territorio.
Lo scopo è
aggiornarli dal punto di vista tecnico, ma soprattutto stimolarli ad
una cucina memore delle tradizioni alimentari locali ed attenta a
valorizzare la produzione agroalimentare del territorio, ma anche
attenta alle necessità nutrizionali attuali, che evidentemente sono
assai diverse da quelle delle passate generazioni.
L’arte del
buon cuoco insomma (dello chef, come della cuoca domestica), deve
essere dunque la capacità di ritrovare un delicato equilibrio fra la
tradizione, da una parte, e le necessità alimentari ed i gusti
attuali dall’altra.
Per quanto
poi riguarda la valorizzazione della produzione della montagna, il
problema è anche…che non c’è quasi più!
Infatti a
causa dello spopolamento della montagna, verificatosi nella seconda
metà del secolo scorso, il terreno coltivato è poco, anche perché
non si trovavano produzioni che dessero un sufficiente reddito, ed è
un peccato perché prodotti come la Mela Rosa Romana, le Patate di
Montagna, le Castagne ed i Marroni, i formaggi ed il miele prodotto
in questi territori sono unici e certamente fornirebbero un reddito
interessante, se solo fossero promossi e fatti conoscere come
meritano.
Per aiutare
gli agricoltori (e per educare chi volesse dedicarsi a questa
attività) a scegliere i prodotti più autentici del territorio ed in
grado di ottenere una giusta remunerazione, la Rete Esa ha concluso
un accordo con la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna,
per organizzare una serie di incontri con gli operatori, così da
ricercare insieme a loro il modo migliore e più proficuo per
risvegliare una capacità produttiva che privilegi prima di tutto la
qualità, ma che ottenga una produzione significativa anche sotto
l’aspetto quantitativo.
Tali prodotti
dovranno servire sia ai cuochi della montagna, per poter proporre una
cucina autentica, interprete del territorio e della sua storia, ma
dovranno anche essere offerti sul mercato cittadino, come invitante
biglietto da visita dell’Appennino.
Infatti, con
l’appoggio dell’Emittente 7Gold, sono anche in programma una
serie di eventi cittadini per far conoscere e degustare i sapori
della montagna; si tratta, sia di manifestazioni all’interno di
Ristoranti cittadini, sia di mercatini, organizzati in città, aventi
come protagonisti i prodotti della montagna.
Questa è la
prima tappa del percorso previsto per la valorizzazione del nostro
Appennino; altre ne seguiranno, sia in senso geografico per coprire
tutta la catena appenninica, sia per valorizzare in questo territorio
altre attività, che abbiano comunque la caratteristica di non
alterarne l’equilibrio ecologico, anzi che contribuiscano a
migliorarlo.
Tra poco,
Covid permettendo, vedremo l’inizio di questa attività di
valorizzazione e promozione del territorio appenninico e dei suoi
prodotti.
“Ad
meliora et maiora semper!”
Gianluigi Pagano
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