I Vignaioli Indipendenti preoccupati per il nuovo stop che penalizza anche chi ha rispettato le regole. Si può lavorare in sicurezza per il bene del Paese
Matilde Poggi, Presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
perché riconsideri la decisione di chiudere alle 18 l’intero comparto
della ristorazione. “Faccio parte di coloro che ritengono che il Covid
19 sia una malattia molto seria e pericolosa e che il primo obbligo di
ogni governo in questo momento sia quello di tutelare e proteggere la salute
dei cittadini – scrive Matilde Poggi - Mi lascia ugualmente del tutto
sconcertata la decisione presa nell’ultimo DPCM 24/10/2020 di chiudere
le attività di somministrazione alle ore 18. L’innalzamento dei contagi,
cui abbiamo purtroppo assistito negli ultimi mesi, impone un cambio di
strategia ma mi parrebbe opportuno fermare unicamente le attività e le
situazioni che provocano assembramenti”.
Nella lettera si sottolinea
come molti ristoratori alla riapertura dopo la chiusura forzata di marzo
e aprile si sono attrezzati per poter accogliere i loro clienti in tutta sicurezza
investendo anche cifre considerevoli. Ora però si trovano a pagare per
coloro che, in spregio ad ogni direttiva, hanno continuato a servire i
clienti davanti ai locali, senza distanziamento, provocando pericolosi
assembramenti.
“Chi ha deciso di non rispettare le regole ha messo a repentaglio la salute
altrui e contribuito alla cattiva percezione della categoria cui
appartiene – continua Poggi - è pertanto giusto che gli venga intimata
la chiusura. Chi invece le regole le ha rispettate ed ha investito per potersi adeguare deve poter rimanere aperto.
L’Italia è un Paese meraviglioso e ha gioielli che tutti ci invidiano:
un paesaggio unico al mondo, siti culturali di richiamo mondiale e
prodotti di altissima qualità della filiera agroalimentare, tra cui il
vino”.
Chiudere i ristoranti significa far soffrire ulteriormente
anche i tanti vignaioli artigiani che a fatica hanno continuato a
coltivare le loro vigne. FIVI, Federazione Italiana Vignaioli
Indipendenti, riunisce più di 1300 vignaioli che
seguono l’intero processo produttivo del vino, dalla vigna al bicchiere.
Sono aziende di medio piccole dimensioni, spesso famiglie, che hanno in
queste attività il loro unico reddito. Per i vignaioli
il settore della ristorazione è il mercato di sbocco preferenziale per i
loro vini e a poche ore dalla firma del nuovo DPCM hanno già iniziato
ad arrivare le prime disdette agli ordini in corso. I vignaioli, come
molte altre categorie, sono stati pesantemente indeboliti dai mesi di
chiusura forzata, ma la vigna non si può abbandonare e va coltivata
anche se le vendite sono ridotte al lumicino.
“Noi di FIVI e tutti gli operatori del settore Horeca – chiosa la Presidente - vogliamo poter lavorare in sicurezza per dare il nostro piccolo contributo alla ripresa del Paese
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