L’arrivo della pioggia è manna dal cielo per le campagne lombarde dove è finalmente possibile avviare le semine primaverili come quelle di mais e soia necessari all’alimentazione degli animali, ma a beneficiarne sono anche gli imminenti trapianti di piantine di pomodoro, oltre che i terreni da seminare a riso, le coltivazioni seminate in autunno come frumento e orzo, gli ortaggi e la frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia in riferimento alla comparsa della prima perturbazione, anche con la neve in montagna, all’inizio di una primavera che in regione è arrivata dopo un inverno meteorologico (da dicembre a febbraio) che ha fatto registrare solo 65 millimetri di pioggia caduti, l’82% in meno rispetto all’anno precedente.
La pioggia – sottolinea la Coldiretti – è attesa per combattere la siccità nelle campagne, ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti. Si temono peraltro – precisa la Coldiretti - gli effetti del brusco abbassamento delle temperature che, se dovesse scendere sotto lo zero, provocherebbe danni irreparabili alle piante da frutto che si trovano in piena fioritura.
Oltre all’emergenza siccità – continua la Coldiretti Lombardia – le piogge sono importanti anche per arginare il pericolo degli incendi boschivi che da giorni continuano a interessare diverse zone del territorio regionale, da Varese a Brescia, favoriti dalle condizioni meteorologiche secche e asciutte.
L’arrivo delle precipitazioni è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale ma anche la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana – spiega la Coldiretti – dove il fiume Po fa registrare un livello idrometrico di -3,4 metri, al minimo del periodo da oltre 20 anni, ma pesanti anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 4% di quello di Como al 30% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti. Con la riduzione delle portate del Po in difficoltà insieme all’agricoltura è la produzione di energia idroelettrica, che si attesta a valori minimi degli ultimi 20 anni secondo l’Autorità del fiume. Una situazione rappresentativa dello stato dell’intero bacino idrografico del Nord, sottolinea la Coldiretti.
La garanzia della produzione nazionale è fondamentale per l’approvvigionamento alimentare del Paese in una situazione internazionale segnata da accaparramenti e speculazioni con carestie nei aree più povere e inflazione in quelli ricchi come in Italia dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6% con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio.
Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, Coldiretti ha elaborato a livello nazionale e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile. Si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici che prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea – precisa la Coldiretti – è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. In Lombardia – conclude la Coldiretti regionale – si sta inoltre lavorando sul recupero delle cave dismesse o comunque non più utilizzate come bacino di accumulo di riserve idriche strategiche, così come sollecitato più volte da Coldiretti. Al momento sono 70 le cave dismesse individuate da ANBI Lombardia in collaborazione con Regione che rispondono ai requisiti previsti per la raccolta e lo stoccaggio delle acque.
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