Al Palazzo del Ghiaccio di Milano di Via
Piranesi, dopo due anni assenza per la pandemia, è tornato il Salone Livewine,
dedicato interamente all’universo dei vini naturali.
Questa sesta edizione di
Livewine ha visto presenti ben 150 produttori italiani ed esteri, nuovi e noti,
ma tutti uniti dal fatto di amare la propria terra, rispettarla e lavorarla
nella maniera più naturale e sana, attirando in due giorni sia operatori del
settore che il popolo di enonauti.
L’Italia del Gusto si è
recata al Livewine attivando la propria redazione di Milano, visto che
attraverso la testata web Borghi d’Europa promuove il progetto “L’Europa delle
scienze e della cultura” (patrocinato IAI- INIZAITIVA ADRIATICO JONICA) e al
centro di esso è collocato il Percorso Internazionale Eurovinum, Paesaggio
della Vite e del Vino.
Il 2022 è l’anno della
sostenibilità, ed è quindi è stato deciso di approfondire particolarmente il
mondo dei vini naturali, dove si fondono itinerari di vino suggestivi con
giovani interpreti o tenaci donne del vino, pur privilegiando la terra prima
ancora delle cantine.
Le visite e interviste
con assaggi ai produttori presenti al Livewine hanno riguardato perlopiù 3
regioni del Belpaese (Veneto, Lombardia e Calabria) più la Slovenia, che sta
emergendo prepotentemente con qualità nelle etichette naturali.
Per il Veneto sono state
provati il Glera igt Col Fondo e il Prosecco Superiore Docg Dosaggio Zero
(prodotto solo in annate top) di Mongarda di Col San Martino, a due passi da
Valdobbiadene (Tv), il Roncaie sui Lieviti da uve 100% Garganega e il fermo e
interessante Riva Arsiglia (Garganega in purezza) dell’Azienda
Giovanni Menti di Gambellara (Vi), famosa zona con terreni di origine
vulcanica, il Soave Doc 2019 e il Valpolicella Doc 2020 di Garganuda di Andrea
Fiorini Carbognin, entrambi coltivati in biodinamico a Montecchia di Crosara
(Vr).
E ancora il Bianco Bio
Igt Verona “Timido” da uve Rondinella e Molinara e il Rosso Bio Igt Verona
“Scatto” da uva Corvina di Corte Bravi di Sant’Ambrogio di Valpolicella (Vr),
poi gli ottimi vini biodinamici della Società Agricola Musella di San Martino
di Buonalbergo (Vr), poi nuovamente da Gambellara, il Doc Classico Bio “El
Gian” da uva Garganega in purezza e il Merlot Veneto Igt Bio 1950 (richiama
l’anno d’impianto dei vigneti di Merlot) di Davide Vignato, ed infine il
Pietrobianco, blend fermo da uve Pinot Bianco e Tai Bianco e la Garganega in
purezza di Daniele Portinari di Lonigo (Vi).
Per quanto riguarda la
Lombardia, L’Italia del Gusto si è dedicata alla Valtellina e ai suoi rossi
eroici, ovviamente in questo caso tutti a matrice assolutamente naturale:
promossi il Valtellina Superiore Docg Valgella e il rosso di Valtellina Doc di
Barbacan di San Giacomo di Teglio, poi il Rosso di Valtellina Doc Umo e lo
Sforzato Docg Runco de Onego dell’Azienda Agricola Boffalora di Castione
Andevenno, nel versante Retico e il Rosso di Valtellina Doc di Franzina di
Ronco Buglio in Monte (So).
Dalla Calabria e
precisamente dallo stesso paese, Saracena nel Cosentino, vicino al Parco
Nazionale del Pollino provengono i vini (e anche gli oli!) delle Aziende
Maradei e Diana che sono stati molto apprezzati dall’Italia del Gusto.
Di Maradei, azienda
familiare che si è convertita al bionamico nel 2014 e guidata da 4 sorelle,
sono stati provati il Bianco fermo Aglò, blend da uve Guarnaccia Bianca al 70%
e Malvasia Bianca al 30%, il Bianco Danfora (che trova identità in
anfore di argilla) da Guarnaccia Bianca all’80% e Malvasia Bianca al 20% e il
Rosso Dramis da uve centenarie di Magliocco, autoctono importante della zona.
Di Diana promossi
assolutamente il Rosso Mileo da uva Magliocco in purezza e l’ambrato e
fantastico per intensità Moscato passito di Saracena (40% Guarnaccia Bianca,
40% Malvasia Bianca e 20% Moscatello di Saracena).
Da Dobrovo nel Collio
Sloveno proviene invece l’Atelier Kramar, che ha stupito positivamente i
comunicatori dell’Italia del Gusto con le sue etichette naturali di Ribolla,
Malvasia Istriana, Sauvignon Vert (Tocai Friulano) e Merlot.
La sesta edizione di
Livewine ha riscosso molto successo e ha confermato quanto sia indissolubile il
legame tra uomo e terra, legame che si rafforza notevolmente quando il processo
di lavorazione del vino è artigianale e genuino, in una parola…naturale!
In alto i calici!
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