Chapter II del ciclo di mostre the time it takes
26 marzo – 13 giugno 2025
Spazio Pesca Via Paolo Sarpi 56, 20154 Milano
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Diego Gualandris, Il Sole da Giovane #144, 2024, olio su tavola, 20x16 cm. Courtesy of ADA, Rome |
Studio Pesca presenta dal 26 marzo al 13 giugno 2025 la mostra personale di Diego Gualandris “Canzoni per animali d'appartamento”. L’esposizione è il secondo appuntamento (chapter II) di the time it takes, un ciclo di mostre avviato a gennaio 2025 a cura di Arianna Pavoncello e Carolina Latour, che esplora il rapporto tra il tempo, la creatività e la complessità della produzione artistica contemporanea.
In un’epoca dove la velocità domina ogni scelta, il tempo dedicato alla ricerca e alla progettualità diventa un atto di resistenza. Il progetto the time it takes avvia una riflessione sulla percezione e gestione del tempo nel lavoro e nella ricerca delle artiste e degli artisti rispetto alle sollecitazioni della società di oggi.
Dopo la mostra personale di Federika Fumarola “Recupero di un tempo di osservazione perduto” (chapter I), visitabile fino al 23 marzo 2025, Spazio Pesca, base logistica dello Studio, riconfermandosi luogo di riflessione e sperimentazione dove esplorare nuovi linguaggi tra arte e creatività, ospita le opere di Diego Gualandris, che attraverso tecniche e materiali pittorici sperimenta superfici inusuali, creando mondi fantastici che intrecciano mitologia, letteratura e psichedelia. |
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Spazio Pesca, Meeting Room. Crediti Nicolò Panzeri |
“Quadri di piccolo formato, quadri d’appartamento, entrano in un luogo che non gli appartiene, tra sconosciuti, e come telecamere accese, apparentemente innocui, rovistano nelle vite degli altri osservandoli” affermano le curatrici Arianna Pavoncello e Carolina Latour -. “Una moltitudine di piccoli occhi pulsanti scruta il visitatore. Come animali appostati, costringono lo spettatore a prendere le misure per avvicinarli, a muoversi piano ma tenendo lo sguardo fisso su di loro”.
La ricerca di Diego Gualandris include la scrittura di storie e favole, popolate dalle stesse creature fantastiche che abitano l’immaginario da cui emergono i suoi dipinti. In mostra due serie dell’artista che hanno come soggetto il sole, un elemento che Gualandris elabora in questa mostra non considerandolo nella sua simbologia ultraterrena e mistica, ma riportandolo alla condizione di essere vivente, di animale e interessandosi prevalentemente ai suoi passaggi di stato e di età.
Nella serie “Il sole da giovane”, piccoli dipinti a olio su tavola trovano nei confini imposti dalla cornice la sensazione rassicurante di contenere un pezzo di universo. Questi lavori comunicano la loro autonomia, identificativi di un tempo circolare che si risolve e continuamente riparte. Il sole è nella sua adolescenza, nel pieno della sua potenza, ma tra sei o sette miliardi di anni morirà, come tutti gli esseri viventi. Timidamente questi soli sembrano cercare il loro spazio tra il diradarsi dell’atmosfera, pulsando di un’energia potente, adolescenziale, e per questo anche inconsapevole e incerta. Lingue di fuoco protendono all’esterno come tentacoli, contenendo nella loro stessa forma l’allusione a qualcosa di biologico, alla potenza della vita nell’aspetto di un fiore o di un virus. |
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Diego Gualandris, Il Sole da Giovane #22, 2024, olio su tavola, 20x16 cm. Courtesy of ADA, Rome |
Diversamente, la seconda serie presentata per la prima volta in questa mostra, riflette un tempo lineare dove i soli, nella loro fase adulta, sono collocati su una linea immaginaria di orizzonte da cui nascono infiniti mondi. Un paesaggio desertico è debolmente illuminato da un sole nell’atto di sorgere o tramontare. Un’icona sacra contemporanea in cui l’artista si è imbattuto casualmente: la copertina del Vangelo e Atti degli Apostoli dell’edizione San Paolo, una tra le versioni più diffuse fin dagli anni Settanta. Un’immagine così capillarmente diffusa e culturalmente interiorizzata da risvegliare ricordi d’infanzia. Un paesaggio sintetizzato di una Palestina antica e immaginaria che Diego Gualandris declina in una sorta di ciclo fantasy-pittorico con ispirazioni tratte dal film d’animazione Fantasia di Walt Disney, dall’ambientazione del romanzo Dune o del pianeta desertico Tatooine di Star Wars. Appropriandosi dell’oggetto, Gualandris trasforma, estende e declina ossessivamente la potente semplicità dell’immagine terra-sole-cielo in uno e cento altri mondi che l’osservatore può attraversare. Un’astrazione mentale che permette all’artista di abitare, e far abitare, momentaneamente mondi fantastici ereditati dalla cultura fantasy, vera e propria mitologia contemporanea. |
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Diego Gualandris, Canzone #1, 2025, olio su tavola, 20x16 cm. Courtesy of ADA, Rome |
In una Milano sempre in movimento, Studio Pesca con il progetto curatoriale the time it takes propone nei suoi spazi, in zona Sarpi, un’occasione per ritrovare il tempo e il valore della creazione. |
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