È necessario etichettare e certificare come vegan una passata di pomodoro, se è fatta appunto solo di pomodoro? La domanda sembrerebbe banale, ma è al centro di un dibattito che negli anni ha alimentato dubbi e fake news. La risposta è si, perché nelle passate di pomodoro spesso ci sono anche altri ingredienti, che non possono essere definiti vegani.
Perché serve la certificazione vegan anche per le passate
A un’analisi superficiale una passata di pomodoro sembrerebbe ovviamente adatta a tutti, ma la realtà è diversa:
- Ingredienti nascosti: altre preparazioni simili e oggettivamente confondibili dal consumatore di cultura media, come salse di pomodoro, sughi pronti e ragù, spesso erroneamente associate alla semplice passata dando per scontato che siano vegan, possono contenere anche aromi, addensanti, gelificanti, additivi o insaporitori di origine animale. Provate a chiedere a chiunque se sa dire che differenza c’è legalmente tra “passata di pomodoro” e “salsa di pomodoro”, è ovvio che il consumatore medio non ha e non può avere questo tipo di conoscenza e va comunque tutelato nel rispetto delle sue scelte.
- Etichette e ricette: VEGANOK verifica che i consigli d’uso non suggeriscano abbinamenti con ingredienti incompatibili con la scelta etica vegan, nel rispetto dei consumatori che hanno fatto di tale scelta uno stile di vita.
- Etica aziendale: la certificazione garantisce che l’azienda non effettui né commissioni ad altri test sugli animali, non solo per il prodotto certificato ma per l’intero catalogo e anche questa informazione è totalmente non accessibile dal consumatore, senza una specifica garanzia che VEGANOK invece fornisce.
A chiarire la questione interviene Sauro Martella, fondatore di VEGANOK e presidente al Board di Bruxelles per la definizione dello standard vegan unico europeo, che in un recente intervento ha dichiarato: “Non solo è legittimo identificare certi prodotti come vegan, ma è addirittura consigliato. Si tratta di trasparenza verso i consumatori e di rispetto verso le finalità a cui la normativa europea invita a ispirarsi. Alla cattiva informazione si risponde con i fatti: la normativa europea (Reg. UE 1169/2011) nasce proprio per garantire chiarezza e correttezza”.
“Etichettare un prodotto come vegan significa dare informazioni corrette e complete. È tutt’altro che una scelta superficiale, perché servono competenze, controlli e verifiche accurate. Noi ad esempio siamo l’unica realtà in Europa con un team di professionisti vegani che da oltre 25 anni tutelano consumatori e aziende”, ha detto ancora sottolinea Martella.
L’importanza di informazione e trasparenza
“Un ente certificatore serio mette a disposizione strumenti concreti per i diversi interlocutori. Ad esempio noi consentiamo ai consumatori di verificare i prodotti certificati su www.veganok.com, mettiamo a disposizione di giornalisti e divulgatori, dati e report dall’Osservatorio VEGANOK, mentre dall’altro canto assistiamo le aziende con consulenze, formazione e rappresentanza internazionale tramite UNIVEGAN e VEGANOK Academy”, conclude Sauro Martella.
Per chi invece volesse approfondire gli aspetti etici che stanno alla base della scelta vegan, consigliamo di fare riferimento ad AssoVegan, Associazione Vegani Italiani Onlus.
Infine c’è anche l’assistenza agli interessati che volessero provare a intraprendere un percorso vegano, con l’iscrizione gratuita sul sito www.veganokchange.com, in modo da essere accompagnati e consigliati in un percorso giorno per giorno da idee, suggerimenti, considerazioni e ispirazioni.
Un percorso a 360 gradi insomma, per tutto ciò che gravita intorno al mondo vegano.
Nessun commento:
Posta un commento