L'Associazione Arte Contemporanea Picena, Fainplast e il Comune di Ascoli Piceno sono lieti di presentare la mostra personale dell'artista Luca Bertolo, vincitore della quarta edizione del Premio Osvaldo Licini by Fainplast, il prestigioso riconoscimento dedicato alla pittura italiana.
Il titolo della mostra “Ma sedendo e mirando. L’intruso”, invita a fermarsi, osservare e riflettere. Il tema dell’intruso, centrale nell’esposizione, non è immediatamente visibile ma si manifesta come elemento estraneo o inatteso che si inserisce nelle opere e nella percezione dello spettatore.
L’espressione “sedendo e mirando”, tratta dalla poesia L’infinito di Leopardi, diventa una chiave interpretativa per le opere di Bertolo. Da un lato, richiama lo stato contemplativo dello spettatore, che si trova a interrogarsi sul significato delle immagini. Dall’altro, riflette il processo creativo dell’artista, che lascia spazio a elementi dissonanti o "intrusi" all'interno delle sue composizioni.
La relazione tra lo sguardo dello spettatore e quello dell’artista è fondamentale: l’intruso non è solo un soggetto o un tema, ma una presenza che scivola nelle opere per destabilizzare certezze e aprire nuove possibilità interpretative. Questo incontro tra prospettive diverse permette di cogliere un significato più profondo delle opere esposte che sono state realizzate per la maggior parte appositamente per questa mostra.
Nella prima sala, lo sguardo del visitatore viene guidato da un Mirino che incornicia un Angelo dipinto posto nella sala successiva. Gli occhi dell'angelo, specchiati, non solo lo osservano, ma riflettono la sua immagine, invertendo il ruolo di osservatore e osservato. Mirino e Angelo dipinto compongono un’installazione che crea un percorso sia fisico che contemplativo, permettendo una graduale scoperta dell'opera nella sua completezza.
Questo scambio visivo introduce il tema centrale della mostra: il rapporto tra chi guarda e chi è guardato, tra il soggetto e l’oggetto dell’osservazione. Davanti al mirino, il visitatore ha la sensazione di oltrepassare una soglia invisibile, entrando in uno spazio che non gli appartiene: quello privato e creativo dell’artista. Questo senso di intrusione evidenzia una distanza tra noi e l’opera. Non si tratta solo di una separazione fisica, ma anche simbolica: ciò che l’angelo vede di noi non è mai ciò che noi vediamo di noi stessi.
L’angelo dipinto da Bertolo richiama visivamente il Ritratto di giovane uomo di Lorenzo Lotto (1509-1510), un’opera già reinterpretata nel 1967 da Giulio Paolini con “Giovane che guarda Lorenzo Lotto”, una stampa su tela che ribalta il rapporto tra osservatore e osservato. Bertolo compie un’operazione che introduce significative variazioni: gli occhi sono di specchio e fanno convergere lo sguardo celeste e terreno, rendendo lo spettatore parte dell'opera.
La tensione tra sacro e profano, che caratterizza l’angelo di Bertolo, trova una contrapposizione forte nell’opera di Jacopo Benassi, invitato dall’artista stesso a condividere la mostra. Benassi espone un autoritratto che raffigura un dettaglio del proprio corpo: i peli. Questo elemento, crudo e terreno, sembra porsi in netto contrasto con la purezza e il pudore dell’angelo. Il dialogo che si instaura tra le due opere diventa quindi uno scontro simbolico tra opposti: da un lato, il divino e l’ideale; dall’altro, l’umano e il reale. Questa contrapposizione non si limita a una semplice giustapposizione visiva, ma invita il visitatore a riflettere sulle relazioni complesse e stratificate tra spiritualità e corporeità.
La mostra prosegue con due Paesaggi marchigiani che attraversano due mondi pittorici distinti: la figura e il paesaggio appunto. Realizzati da Bertolo durante la residenza nello Spazio del Premio Licini, l’artista ha chiesto di dipingere questi paesaggi in compagnia del Ritratto di Nanny, un'opera di Licini del 1926, unico ritratto figurativo presentato alla Biennale del 1958, che riduce la figurazione e anticipa l'astrazione degli anni '30. I paesaggi marchigiani di Bertolo, ispirati dalla somiglianza tra la sagoma di Nanny e la montagna Sainte-Victoire di Cézanne, si concentrano sull’ambiguità della forma, dipingendo solo il cielo e lasciando lo sfondo piatto con il colore della tela.
Si continua con le Tracce invisibili, due tele realizzate con l'aerografo, costellate di macchie e segni che evocano scritture informali e appunti fugaci. Questi lavori, caratterizzati da una leggerezza quasi eterea, suggeriscono la visione di un paesaggio dall'alto, dove la spontaneità del gesto crea una dinamica tensione tra caso e controllo.
La mostra si conclude con un video intitolato Methallomai. La narrazione, incentrata su tre figure in viaggio verso la Luna, trasforma l'esplorazione spaziale in una metafora della ricerca interiore.
Il percorso espositivo si sviluppa come un triangolo di sguardi e significati: Bertolo, Licini e Leopardi si incontrano, legati da un comune desiderio di oltrepassare i confini, di attraversare la distanza come strumento di rivelazione. La luna, simbolo di un viaggio interiore, diventa il punto di connessione: per Bertolo, è una meta di trasformazione; per Leopardi, un mistero da contemplare; per Licini, una presenza familiare e consolatrice. Questo intreccio di visioni esplora la tensione tra il terreno e il celeste, tra l'ambizione di elevarsi e la consapevolezza dei propri limiti, dove la distanza, da ostacolo, si fa chiave per comprendere la condizione umana.
Luca Bertolo (Milano, 1968) ha studiato informatica all’Università Statale di Milano e successivamente pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si è diplomato nel 1998. Ha vissuto a São Paulo, Londra, Berlino, Vienna. Dal 2005 risiede in una piccola frazione montana sulle Alpi Apuane. Ha partecipato a mostre in spazi pubblici e privati tra cui MART, Rovereto; Aalst Netwerk, Aalst; MAN, Nuoro; Fondazione del Monte; Bologna; MAGA, Gallarate; Fondazione Prada, Milano; GAM, Torino, GNAM, Roma; Centro Pecci, Prato; Nomas Foundation, Roma; 176/Zabludowicz Collection, Londra; MACRO, Roma; Kettle’s Yard, Cambridge; SpazioA, Pistoia; Arcade, Londra/Bruxelles; Marc Foxx, Los Angeles; Galerie Perrotin, Parigi; Galerie Tatjana Pieters, Gent; The Goma, Madrid; Galeria 3+1, Lisbona; Pierogi Gallery, New York, Galleria P420, Bologna. A giugno 2024 inaugura al CEAAC di Strasburgo la sua prima mostra antologica. Alcuni suoi articoli, apparsi su riviste e siti web, sono confluiti nel libro I baffi del bambino. Scritti sull’arte e sugli artisti, Quodlibet, 2018. Nel 2022 ha curato l’edizione italiana di Lo strano posto della religione nell’arte contemporanea, di James Elkins (Johan & Levi, 2022). Dal 2015 insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
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