Quest’estate il programma espositivo del MAC di Lissone, nell’anno di celebrazione del suo venticinquesimo anniversario, prosegue con un duplice progetto unito da un filo comune: la collezione permanente del Museo.
Da un lato, le nuove acquisizioni d’arte contemporanea sostenute dal PAC2024 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, con le opere di Alice Ronchi, dall’altro, l’inaugurazione di un nuovo format per la valorizzazione del patrimonio del Museo, Collezione 25, che presenta numerosi capolavori provenienti dallo storico Premio Lissone (1946 – 1967) introdotti da nuove schede tecniche che, in maniera più approfondita, analizzano le opere dal punto di vista sia storico che filologico.
Sono circa cinquanta le opere esposte in questa prima fase del progetto Collezione 25, come l’emblematica Composizione (1956) di Karel Appel, che testimonia influenze provenienti dall’Espressionismo astratto, dall’Action Painting americana e l’appartenenza al lessico informale dell’Art autre, presentata alla X edizione del Premio Lissone e vincitrice del premio acquisto; oppure le due opere di Claude Bellegarde, Cyclope (1959), che vinse il premio nel medesimo anno e Sans titre (1961) premiata nell’edizione 1961. Cyclope è riconducibile al primo ciclo degli Achromatisme, con cui l’artista inizia a essere apprezzato al di fuori dei confini francesi. I dipinti di questo periodo arrivarono in Italia nel 1956, in occasione di una personale alla Galleria Apollinaire di Milano. Degni di nota anche i due capolavori di Piero Dorazio, Teodora (1959) e Tenax (1964), rispettivamente vincitori del Premio Lissone 1959 e 1965. L’effetto quasi monocromatico di Teodora, composto da una fittissima trama di linee grigio-nere-blu, è un chiaro esempio della poetica del colore perseguita dall’artista negli anni Cinquanta, uno dei maestri e grandi sostenitori dell’arte astratta in Italia. Dal 1963 la tessitura di linee sottili si trasforma in un reticolato di bande larghe e piatte, in cui i colori si sovrappongono dando vita ad altri colori e creando un gioco di corrispondenze. Attraverso la musicalità delle linee, l’osservatore riscopre, in quest’opera, il mondo della musica jazz di cui Dorazio era appassionato. In Tenax è quindi mantenuta una tensione costante per alimentare una risposta emozionale da parte dello spettatore grazie alla forma geometrica rigorosa. L’osservatore “ascolta” attraverso gli occhi, dove la serialità delle diagonali lascia spazio a pause o a piccole variazioni grazie allo sfondo bianco.
Da menzionare anche le opere di François Dufrêne, i décollage L’anglaise (1961) e Art arctique (1961), esposti alla XII edizione del Premio Lissone. Dufrêne nasce a Parigi e cresce sotto lo stimolo dalle opere del padre, pittore figurativo post-impressionista. All’inizio della sua carriera artistica collabora con il gruppo dei Lettristi per poi dimostrarsi insofferente alle limitazioni imposte dal movimento, allontanandosi dal quale fonderà il Nouveau Réalisme nel 1960. Utilizzando contro-collage, lacerazioni di manifesti pubblicitari, tratteggi ed iscrizioni, Dufrêne concepisce un alfabeto urbano delineando un vero e proprio linguaggio inedito.
Di Achille Perilli, un altro dei grandi nomi dell’Astrattismo italiano, è esposta l’opera L’Emploi du temps (1959), suddivisa in due ripartizioni da una linea orizzontale ottenuta tramite la scalfitura della tela, ricoperta con un composto materico di pietra pomice, polvere di marmo e gesso. Le due aree sono attraversate da sequenze di grafemi incisi con forza e pregni di forte carica gestuale. Alla fine degli anni Cinquanta, Perilli usava “graffiare” le superfici delle sue tele, ricreando una grafia comprensibile a chiunque, inesistente ma densa di significato, capace di entrare in sintonia con lo spettatore.
Da citare anche i due capolavori di Emilio Scanavino, Ecce Homo (1956) e Frammenti (1960), che ben illustrano i turbamenti, le inquietudini e le profondità dell’animo umano e dell’artista.
Infine, Mario Schifano, di cui la collezione storica del Premio Lissone conserva un esemplare dei suoi celebrati monocromi, Cartello N.20 (1960), vincitore della XII edizione del Premio. Nei monocromi Schifano rifiuta la pittura analitica anticipando temi della comunicazione di massa. L’opera è dipinta su carta da pacchi e i colori sono stesi in modo irregolare. Le lettere e i numeri presenti sulla tela non comunicano un messaggio chiaro, suggerendo un linguaggio ancora in fase di sviluppo.
La collezione del Museo è al cuore di questo duplice progetto espositivo, che rappresenta l’inizio di un percorso annuale finalizzato a presentare la collezione del MAC come entità viva e dinamica, capace, attraverso le opere stesse, di aggiornarsi nel tempo e di creare connessioni sempre attuali con la società e l’arte del presente.
Con Collezione 25, utilizzando le nuove e ampie vetrate che dal Museo si affacciano sulla piazza antistante, il MAC intende creare un dialogo tra lo spazio interno e esterno, rendendo visibile a tutte le ore del giorno e della notte, per le persone e i cittadini che animano uno spazio urbano così significativo, alcune delle sue opere più emblematiche. Le vetrate del MAC si trasformano così in grandi cornici che si rivolgono all’esterno, continuando quel processo di dematerializzazione del confine museale che era iniziato con l’ultimo Premio Lissone Design, che ha arricchito la piazza del MAC con diverse opere permanenti.
Rendez-Vous è invece il programma di acquisto di nuove opere, destinate a entrare a far parte della collezione permanente del MAC. Il progetto si inaugura acquisendo una serie di lavori di Alice Ronchi provenienti dalla mostra personale “Amami Ancora”, che l’artista aveva realizzato presso il museo lo scorso anno, instaurando un dialogo con alcune opere scelte della collezione storica, in particolare con i capolavori di Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio de Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo e altri. Il titolo, “Amami Ancora”, richiamava la necessità delle opere di vivere e di uscire dalla nostalgia che le racchiude nei depositi, per essere nuovamente guardate, apprezzate e riscoperte. Si tratta di un corpo di lavori che spazia dalla pittura al disegno dall’installazione al video. La mostra è accompagnata da uno speciale libro d’artista.
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