I funghi coltivati oltre ad essere buoni per l’organismo e versatili in cucina sono un esempio di sostenibilità che si applica innanzitutto al metodo di produzione e all'imballaggio.
Ricerca e sviluppo
In tutta Europa produttori, agenzie indipendenti cofinanziate da enti pubblici e università stanno attualmente svolgendo diversi studi per migliorare la sostenibilità e la produttività del settore dei funghi coltivati. Tra questi, figurano nuove sperimentazioni per ridurre gli sprechi, combattere le malattie e cercare materiali alternativi per la produzione, come ad esempio, per quanto riguarda il pleurotus, si stanno sperimentando substrati di coltivazione alternativi, a base di cotone, miscanto ed arundo, per essere pronti a sostituire la paglia di grano duro di qualità per la produzione del compost. Altre ricerche si concentrano sul riciclo dei residui di funghi in nutrienti farmaceutici o sul miglioramento della gestione dei rifiuti plastici generati.
La produzione oggi
Oltre all’innovazione e alla ricerca, già il processo produttivo odierno, dimostra impegno per l’ambiente e attenzione per le risorse. Partendo dal terreno di coltivazione, questo si crea prevalentemente mediante una miscela di paglia, gesso e altre sostanze organiche, che vengono fatte fermentare, prima di essere pastorizzate. Viene quindi inoculato con una cultura pura di micelio, la parte vegetativa del fungo, prima di essere trasferito in un’atmosfera a temperatura e umidità controllate per l’incubazione. Una volta che il compost è stato ricoperto con un sottile involucro costituito da torba e calce per preservarne l’umidità, i funghi crescono in volate e vengono raccolti nell'arco di 4 settimane.
Questo metodo di produzione è particolarmente sostenibile, per vari motivi. Innanzitutto, richiede un terreno di coltivazione preparato con derivati agricoli che altrimenti sarebbero difficili da riutilizzare, inoltre impiega una quantità minima di acqua e di energia, con una bassa impronta di carbonio. Infine, offre un ulteriore vantaggio ecologico in quanto richiede un’area agricola ridotta grazie al rendimento elevato: da 25 a 30 kg per m2 (fonti: GEPC).
Il settore cura anche l’aspetto sociale e occupazionale, infatti la fungicoltura conta circa 2.900 produttori europei che forniscono oltre 40.000 posti di lavoro diretti, principalmente nelle zone rurali dell'Europa. E la buona notizia è che, nonostante le crisi, il prezzo di acquisto da parte dei rivenditori e dei ristoranti è rimasto stabile, intorno ai 3 euro al kg.
Imballaggi utilizzati
Anche l’imballaggio svolge un ruolo significativo nella sostenibilità del settore dei funghi coltivati. Attualmente, il 70% dei funghi freschi è venduto a esercizi al dettaglio. I vassoi utilizzati per la vendita dei funghi coltivati europei sono spesso realizzati in materiali riciclati, oltre ad essere alleati per la conservabilità dei funghi coltivati, possono essere, a loro volta, riciclati. La plastica rimane uno dei materiali maggiormente utilizzati per i funghi poiché permette di mantenere più a lungo la qualità e la freschezza dei prodotti.
Consumo
La sostenibilità contribuisce ad aumentare il consumo medio annuo che nel 2020 nei nove Paesi target di questa campagna si attestava attorno a 1,3 kg pro capite. In primis, per quanto riguarda la coltivazione dell’Agaricus bisporus, comunemente fungo prataiolo o champignon, in termini di consumo idrico ed energetico e per l’impronta di carbonio e riciclo, questo risponde perfettamente alle attuali aspettative dei consumatori.
Poi ci sono tutti gli aspetti legati ai valori nutrizionali dei funghi, ricchi di vitamine, antiossidanti e sali minerali e alla loro versatilità in cucina. Si tratta di iniziative di sostenibilità e innovazione che messe insieme e nel lungo termine potrebbero persino triplicare il consumo di questi prodotti.
Per approfondimenti in merito alla campagna visita il sito della campagna e la pagina instagram @europeanmushrooms.
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