L'Event Pavilion e la terrazza di T Fondaco dei Tedeschi aperti al pubblico
dalle ore 21 alle ore 23
Serata musicale a cura del quintetto di ottoni “Benedetto MARCELLO"
In occasione di Art Night Venezia 2018, l’Event Pavilion e la terrazza di T Fondaco dei Tedeschi rimarranno eccezionalmente aperti al pubblico dalle 21:00 alle ore 23:00 per ospitare una notte di note.
Nella terrazza panoramica panoramica di T Fondaco, il quintetto di ottoni “Benedetto MARCELLO", composto da Fabrizio Nasetti - Tromba, Michele Merulla - Tromba, Angelo Dolce - Corno, Tiziano Mazzoleni - Trombone, Mattia Zago - Tuba, tutti strumentisti di formazione classica provenienti tutti dal prestigioso conservatorio di Venezia, si esibirà per accompagnarvi verso una buona notte.
Diretti
dal M° Fabrizio Nasetti, docente di tromba del conservatorio “Benedetto
Marcello” di Venezia, i musicisti del quintetto hanno unito il loro
talento per realizzare un “insieme” dinamico allo scopo di mettere in
evidenza le caratteristiche degli ottoni, esaltandone le qualità
timbriche e sonore e mettendo in luce la natura “virtuosistica” degli
strumenti. L’esigenza di riportare ai nostri tempi il quintetto di
ottoni al suo giusto ruolo è stata la spinta, per questi strumentisti a
riunirsi, con il comune desiderio di diffondere un vasto repertorio di
musiche che vanno dal periodo barocco a quello contemporaneo, passando
per il jazz, pop, folk, ecc. I vari componenti, con una continua ricerca
tecnica ed artistica, stanno ampliando la gamma esecutiva del
Quintetto, che non si limita a suonare musiche originali per ottoni, ma,
grazie a sapienti arrangiamenti, è in grado di presentare un insieme di
composizioni assai vario.
Con l'occasione, sarà possibile visitare Greetings from Venice, installazione site specific dell'artista Elisabetta di Maggio a cura di Chiara Bertola, ospitata nel suggestivo spazio dell'Event Pavilion. Un
allestimento evocativo e profondo, dove la bellezza suggestiva e
ipnotica del lavoro manuale dell’artista si intreccia con spunti di
riflessione sul tempo e sulla natura delle relazioni.
Dopo aver incantato tutti con la mostra Natura quasi Trasparente
alla Fondazione Querini Stampalia durante l’ultima Biennale, Elisabetta
Di Maggio torna nella sua Venezia con un progetto dalla poetica
struggente e avvolgente, che parla del tempo che scorre, dei legami tra i
luoghi e le persone e del valore della memoria. In Greetings from Venice
l’artista ripensa alla trama bizantina dei mosaici del pavimento della
Basilica di San Marco e dei principali edifici veneziani, i cui intrecci
eleganti e sinuosi rimandano a un’idea di mappa che lega attimi
vissuti, passi, incontri e silenzi. E lo fa dissimulando la solida
presenza delle tessere musive con tasselli effimeri, che portano dentro
di sé quello stesso concetto di tempo: centomila francobolli, tutti
usati e provenienti da ogni parte del mondo, che l’artista ha suddiviso
per provenienza e per colore prima di disporli a formare la magia che
appare sotto ai nostri occhi. Il tutto con l’aiuto degli studenti del
Liceo Marco Polo di Venezia, come in una vera e propria bottega
rinascimentale.
Opere
d’arte, fiori e regine d’ogni paese e colore si legano tra loro secondo
le linee che l’artista ha studiato e strutturato preventivamente, in
un’idea di “falsa rovina” che crea il pretesto narrativo al flusso dei
pensieri, per arrivare a una complessità di forma e di significato
straordinarie. Una forma e un significato che si concretizzano in un
luogo come il Fondaco dei Tedeschi che, tra l’uso commerciale del
passato e quello attuale, è stato per i veneziani il Palazzo delle
Poste, luogo da cui missive di ogni genere sono partite per decenni
verso ogni angolo del pianeta e che oggi si riconnette con il luogo simbolo della città per eccellenza: la Basilica di San Marco.
Per
chiunque sia stato almeno una volta in città, Venezia è, prima che un
incantevole luogo turistico, un’esperienza alterata del senso del tempo e
dello spazio, capace di condizionare la vita emotiva, lo scorrere delle
giornate e la struttura delle relazioni. Tempo, spazio, memoria,
relazioni: Elisabetta Di Maggio, ancora una volta, ci immerge in una
dimensione estetica di assoluta raffinatezza, espressione concreta del
suo fare paziente e, soprattutto, esperienza avvolgente ed emozionante
per chi ha la fortuna di viverla.
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