E’
quanto emerge dal Rapporto dell’Osservatorio EBAN-Nomisma
sul lavoro agricolo presentato oggi. Si riduce la presenza
di lavoratori stranieri e nei campi ritornano gli italiani
Roma, 4 aprile 2019-
1.060.000 operai coinvolti, 110,7 milioni di giornate lavorate
e 188.000 aziende agricole che assumono manodopera in Italia
nel 2017. A questi si aggiungono 37.000 dipendenti impiegati,
quadri e dirigenti. E’ una delle “fotografie” che emerge dall’
edizione 2019 dell’“Osservatorio EBAN sul lavoro agricolo”
curato da Nomisma e presentato oggi a Roma presso Palazzo
Brancaccio.
Dalla lettura
dell’Osservatorio EBAN-Nomisma emerge un bacino occupazionale
rilevante se paragonato a quello di altri settori economici.
Nonostante un’incidenza del valore aggiunto agricolo sul
totale economia del 2% è bene evidenziare come facciano
riferimento all’agricoltura ben il 13% del totale degli operai
italiani e il 6% del totale delle giornate lavorate dalla
manodopera in Italia. Non è un caso infatti come in questo
settore prevalga il ricorso agli operai, i quali rappresentano
ben il 97% del totale dei dipendenti rispetto al 56% del
totale delle attività economiche.
Siamo di fronte a una
percentuale ben al di sopra rispetto al dato afferente altri
settori con elevata richiesta di manodopera, come ad esempio
il turismo e le costruzioni (rispettivamente 86% e 79%).
Altra specificità del
settore agricolo che emerge dal Rapporto 2018 curato da
EBAN-Nomisma è la forte presenza di manodopera stagionale: gli
operai a tempo determinato rappresentano infatti il 90% del
totale della manodopera impiegata in agricoltura contro il 32%
del totale delle attività economiche. Considerando le giornate
lavorate un operaio a tempo indeterminato (OTI) è impiegato
per 264 giornate all’anno, in linea con la media del totale
economia pari a 269 giornate, mentre uno a tempo determinato
(OTD) viene invece occupato per 87 giornate all’anno, dato ben
al di sotto della media considerando i 135 giorni del totale
di tutte attività economiche.
Dopo un lungo periodo a
crescita zero, nel corso 2012-2017 il settore agricolo ha
registrato un incremento del 4% degli operai e del 6% delle
giornate lavorate. Questa tendenza si conferma anche
nell’annualità 2016-2017 e nelle previsioni EBAN per il 2018.
Fra gli altri settori economici performance migliori sono state
registrate solo dal turismo.
Analizzando più a fondo le
dinamiche del settore agricolo emergono alcune specifiche
tendenze; la crescita si presenta infatti non omogenea sul
territorio nazionale: mentre al Nord e al Centro gli operai
impiegati in agricoltura fanno segnare nel periodo 2012-2017
incrementi rispettivamente del 13% e del 6% al Sud calano
dell’1%. Le giornate lavorate crescono dell’11% al Centro-Nord,
mentre al Sud appena del 2%. Secondo Ersilia Di Tullio,
responsabile dell’Osservatorio per Nomisma, “se questa tendenza si
confermerà nel lungo periodo, non possiamo escludere che si
possa ridisegnare l’attuale struttura dell’impiego di
manodopera nel paese”. E ancora: “Il Sud oggi rappresenta il
principale bacino di impiego della manodopera agricola con il
57% degli operai agricoli italiani, dei quali il 95%
stagionali. Ma in questa parte del paese non si registra
crescita; viceversa il Centro-Nord, che impiega il 72% della
manodopera agricola a tempo indeterminato nazionale, è
caratterizzato da un vivace dinamismo. Sono dati che impongono
una riflessione”, conclude
Di Tullio.
Pur a fronte di una crescita
dell’impiego di manodopera e un incremento del numero medio di
giornate lavorate sia per operai a tempo determinato sia per
operai a tempo indeterminato, un dato che emerge con evidenza è
l’indebolimento della componente a tempo indeterminato a favore
di quella stagionale. Nel corso del 2012-2017 il numero di
operai a tempo indeterminato è calato dell’8%, mentre quello
degli operai a tempo determinato è cresciuto del 6%; un
andamento simile si è riscontrato anche per le giornate lavorate
(rispettivamente -5% e +11%).
Il presidente dell’EBAN Roberto Caponi
sottolinea come “i dati dell’Osservatorio
EBAN dimostrano che l’occupazione dipendente del settore
agricolo rappresenta una quota importante del mercato del
lavoro (oltre 1 milione di lavoratori) e merita massima
considerazione all’interno del contesto economico e sociale
del nostro Paese e pari dignità rispetto al mercato del
lavoro degli altri settori produttivi. L’agricoltura è un
settore vitale, innovativo, eclettico e con grandi
potenzialità di crescita che rappresenta una concreta
opportunità occupazionale. Preoccupa la contrazione del
lavoro a tempo indeterminato probabilmente conseguente a
politiche del lavoro che non hanno sufficientemente
incentivato la stabilizzazione dei rapporti nel settore
agricolo”.
Un altro fenomeno
degno di attenzione che emerge dall’Osservatorio EBAN-Nomisma
edizione 2018 è la presenza di manodopera straniera. Nel 2017 il
26% degli operai agricoli è risultato essere di provenienza
estera; fra questi ultimi il 49% è risultato essere comunitario
(75% rumeni) e il 51% extra-comunitario (42% africani). Negli
ultimi anni la presenza di lavoratori stranieri nei campi
italiani si è costantemente accresciuta portandosi dalle 203.000
unità del 2008 alle 290.000 del 2016 (+43%). Nel 2017 rispetto
al 2016 però vi è stata un’inversione di tendenza con un calo
del 5% del numero di lavoratori stranieri impiegati in
agricoltura, i quali sono scesi a 275.000 unità. Il processo di
sostituzione della manodopera italiana con quella di provenienza
straniera mostra quindi una battuta di arresto e torna a
crescere nei campi la presenza di operai italiani.
L’Osservatorio EBAN del
lavoro agricolo è promosso dell’Ente Bilaterale Agricolo
Nazionale (EBAN), costituito dalle Organizzazioni nazionali
dei datori di lavoro agricolo (Confagricoltura, Coldiretti e
Cia) e dalle Organizzazioni nazionali dei lavoratori agricoli
(Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil) firmatarie del Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro per gli operai agricoli e
florovivaisti. Studi ed analisi dell’Osservatorio sono curati
da Nomisma.
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