Milano e Venezia omaggiano l’artista Roman Opałka, con Dire il tempo, progetto a cura di Chiara Bertola che inaugurerà in concomitanza con l’apertura della 58° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. La mostra, realizzata in due capitoli, da BUILDING e da Fondazione Querini Stampalia,
approfondisce la ricerca di Opałka attraverso una selezione di opere
fondamentali del suo percorso. Entrambe le mostre sono incentrate sul
programma OPALKA 1965 / 1-∞, in cui l’artista ha
impegnato gran parte della propria esistenza, nel tentativo di
rappresentare lo scorrere del tempo e di circoscrivere l’infinito entro
forme visibili e misurabili.
A Milano, una selezione di tele della serie di Détail sarà affiancata da 7 Cartes de Voyages e 35 autoritratti fotografici, esposti insieme al suono registrato della sua voce, per restituire l’insieme significativo del programma OPALKA 1965 / 1-∞. L’allestimento è arricchito da un nucleo di opere realizzate nel periodo precedente il 1965: da un primo disegno accademico, Les Nuages del 1951 agli Ètudes sur le Mouvement (1959-60), passando per Chronome (1963) e Alphabet grec
(1965) – con i quali sperimenta la parcellizzazione dello spazio e del
tempo attraverso il ritmo e il movimento dei segni e dei punti sulla
tela – per arrivare alla serie dei Fonemats del 1964, esposta per la prima volta. Chiude il percorso una sezione dedicata al lavoro grafico, con le acqueforti della Descriptions du Monde, realizzate dall’artista tra il 1968 e il 1970.
A Venezia, il progetto espositivo assume una particolare importanza per la conoscenza critica dell’artista, riunendo e presentando per la prima volta le due opere fondamentali dell’intero programma OPALKA 1965 / 1-∞. Saranno infatti esposti l’Alfa e l'Omega, il primo e l’ultimo Détail, ora eccezionalmente insieme. Insieme a questi due dipinti significativi, sarà esposta anche una serie di autoritratti fotografici e il suono registrato della voce dell'artista.
Accanto alle opere di Opałka sarà presentato anche un nucleo di opere di Mariateresa Sartori
(Venezia, 1961), che con l’artista polacco aveva intessuto una profonda
amicizia. Interessata alle neuroscienze, alla musica e al linguaggio, i
suoi lavori instaureranno un dialogo con le opere di Opałka, attraverso
la ricerca comune sui temi della memoria, della durata, della
contingenza, e la condivisa ricerca di un visibile in grado di esprimere
l’invisibile.
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