Il riconoscimento da parte
dell’Unesco delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
potrebbe aprire una nuova pagina per la valorizzazione del sito
produttivo storico della più nota bollicina italiana (da Wine Meridian)
Sgombriamo subito il campo alle cattive interpretazioni: siamo anche
noi orgogliosi e felici che le colline del Prosecco di Conegliano e
Valdobbiadene siano diventate il 55° sito italiano al quale l’Unesco ha
riconosciuto il titolo di “Patrimonio dell’Umanità”.
Ci accodiamo, quindi, senza difficoltà ai tanti plausi che il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia ha ricevuto in questi giorni per essersi speso alla grande per fare arrivare allo storico sito produttivo del Prosecco questo ambito riconoscimento.
Qui, però, finiamo i convenevoli e passiamo al pragmatico: come si può sfruttare al meglio un riconoscimento così importante? Sappiamo infatti troppo bene che i “premi” sono una bella cosa ma devono rappresentare un inizio di un nuovo percorso e non una celebrazione finale.
Quindi la domanda fondamentale da porsi oggi è come capitalizzare un tale riconoscimento.
Per questo abbiamo apprezzato il commento di Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg che in un comunicato ha dichiarato che “questo riconoscimento non rappresenta il punto di arrivo, ma un’importante tappa di un percorso che mira alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e agricolo presente in questo piccolo territorio, noto per il suo prodotto principe, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore”.
Se si tratta, quindi, di una tappa e non di un punto di arrivo come si può sfruttarla al meglio per dare ulteriore valore aggiunto ad un territorio e, soprattutto, ad un prodotto di grande popolarità, ma che necessita di una difesa sempre maggiore sul fronte del posizionamento e dell’immagine nel suo complesso?
Non è semplice, meglio esserne coscienti. Chiamarsi Prosecco oggi significa avere sicuramente tanti vantaggi in termini di notorietà ma anche tante responsabilità e rischi, senza dimenticare le numerose “invidie” che si attraggono quotidianamente.
Pertanto, a nostro parere, questo ambito riconoscimento deve portare prima di tutto ad una maggiore consapevolezza dei produttori di questo territorio straordinario del valore che rappresentano e che devono gestire.
Una consapevolezza che si traduce in una frase molto forte ma per noi fondamentale se si vuole dare il giusto valore, posizionamento, reputazione a questa terra e al suo prodotto principe: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore non è un “semplice” Prosecco.
L’Unesco, a nostro parere, ha fornito un assist fondamentale a questa denominazione per uscire definitivamente dal complesso di un nome, il Prosecco appunto.
Un assist decisamente più prezioso, ci auguriamo, di quanto lo siano stati la docg e il termine “superiore”.
E su questo fronte, quale è il modo migliore per testimoniare concretamente la consapevolezza del proprio valore, delle proprie peculiarità, unicità: presidiare al meglio i prezzi. Non si può rappresentare una zona così importante ma anche decisamente complessa dal punto di vista produttivo, dove l’aggettivo “eroica” riferito alla propria viticoltura non è certo un’esagerazione, e poi non tenere la barra ferma sui prezzi.
Il Prosecco prodotto in queste colline patrimonio dell’umanità deve essere per forza sempre più caro, decisamente più caro rispetto agli altri “Prosecco”.
Altro fattore chiave per dare risalto a questo prestigioso riconoscimento è il miglioramento della comunicazione di questo territorio. Anche le recenti aggressioni sul tema della sostenibilità ambientale subite dalla denominazione testimoniano che si deve alzare il tiro sul fronte della comunicazione.
È chiaro, infatti, che quando si è costantemente sotto i riflettori, aumentano anche i possibili attacchi e non sempre fatti in perfetta buona fede.
Ma per migliorare la comunicazione serve dimostrare costante trasparenza sui dati della denominazione, sui numeri di produzione ma anche sui costi generati dal produrre Prosecco in un’area così affascinante ma anche così complessa.
Significa fare “testimonianza attiva” riuscendo a portare in queste bellissime colline i più autorevoli influencer, opinion leader, non necessariamente “solo” del mondo del vino.
Insomma, bisogna evitare che questo riconoscimento faccia la fine di alcuni degli altri 54 ricevuti dal nostro Belpaese.
Siamo andati proprio in questi giorni a rileggerci la lista e da un lato ancora una volta ci siamo resi conto di quante stupefacenti ricchezze è pieno il nostro Paese, ma dall’altro di quanta strada ci sia ancora da fare per dare il giusto risalto e capitalizzare al meglio un tale tesoro.
Che le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene oggi siano in compagnia di miracoli dell’arte e della natura come Venezia e la sua Laguna, del Centro storico di Siena, della Basilica di San Francesco, delle Isole Eolie, delle Dolomiti, tanto per citarne alcune, non può non rendere orgogliosi, ma è bene evitare di dormire sugli allori.
La strada è stata tracciata ma i produttori del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore devono essere pronti a percorrerla, consapevoli che la fatica sarà ancora tanta.
Ci accodiamo, quindi, senza difficoltà ai tanti plausi che il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia ha ricevuto in questi giorni per essersi speso alla grande per fare arrivare allo storico sito produttivo del Prosecco questo ambito riconoscimento.
Qui, però, finiamo i convenevoli e passiamo al pragmatico: come si può sfruttare al meglio un riconoscimento così importante? Sappiamo infatti troppo bene che i “premi” sono una bella cosa ma devono rappresentare un inizio di un nuovo percorso e non una celebrazione finale.
Quindi la domanda fondamentale da porsi oggi è come capitalizzare un tale riconoscimento.
Per questo abbiamo apprezzato il commento di Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg che in un comunicato ha dichiarato che “questo riconoscimento non rappresenta il punto di arrivo, ma un’importante tappa di un percorso che mira alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e agricolo presente in questo piccolo territorio, noto per il suo prodotto principe, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore”.
Se si tratta, quindi, di una tappa e non di un punto di arrivo come si può sfruttarla al meglio per dare ulteriore valore aggiunto ad un territorio e, soprattutto, ad un prodotto di grande popolarità, ma che necessita di una difesa sempre maggiore sul fronte del posizionamento e dell’immagine nel suo complesso?
Non è semplice, meglio esserne coscienti. Chiamarsi Prosecco oggi significa avere sicuramente tanti vantaggi in termini di notorietà ma anche tante responsabilità e rischi, senza dimenticare le numerose “invidie” che si attraggono quotidianamente.
Pertanto, a nostro parere, questo ambito riconoscimento deve portare prima di tutto ad una maggiore consapevolezza dei produttori di questo territorio straordinario del valore che rappresentano e che devono gestire.
Una consapevolezza che si traduce in una frase molto forte ma per noi fondamentale se si vuole dare il giusto valore, posizionamento, reputazione a questa terra e al suo prodotto principe: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore non è un “semplice” Prosecco.
L’Unesco, a nostro parere, ha fornito un assist fondamentale a questa denominazione per uscire definitivamente dal complesso di un nome, il Prosecco appunto.
Un assist decisamente più prezioso, ci auguriamo, di quanto lo siano stati la docg e il termine “superiore”.
E su questo fronte, quale è il modo migliore per testimoniare concretamente la consapevolezza del proprio valore, delle proprie peculiarità, unicità: presidiare al meglio i prezzi. Non si può rappresentare una zona così importante ma anche decisamente complessa dal punto di vista produttivo, dove l’aggettivo “eroica” riferito alla propria viticoltura non è certo un’esagerazione, e poi non tenere la barra ferma sui prezzi.
Il Prosecco prodotto in queste colline patrimonio dell’umanità deve essere per forza sempre più caro, decisamente più caro rispetto agli altri “Prosecco”.
Altro fattore chiave per dare risalto a questo prestigioso riconoscimento è il miglioramento della comunicazione di questo territorio. Anche le recenti aggressioni sul tema della sostenibilità ambientale subite dalla denominazione testimoniano che si deve alzare il tiro sul fronte della comunicazione.
È chiaro, infatti, che quando si è costantemente sotto i riflettori, aumentano anche i possibili attacchi e non sempre fatti in perfetta buona fede.
Ma per migliorare la comunicazione serve dimostrare costante trasparenza sui dati della denominazione, sui numeri di produzione ma anche sui costi generati dal produrre Prosecco in un’area così affascinante ma anche così complessa.
Significa fare “testimonianza attiva” riuscendo a portare in queste bellissime colline i più autorevoli influencer, opinion leader, non necessariamente “solo” del mondo del vino.
Insomma, bisogna evitare che questo riconoscimento faccia la fine di alcuni degli altri 54 ricevuti dal nostro Belpaese.
Siamo andati proprio in questi giorni a rileggerci la lista e da un lato ancora una volta ci siamo resi conto di quante stupefacenti ricchezze è pieno il nostro Paese, ma dall’altro di quanta strada ci sia ancora da fare per dare il giusto risalto e capitalizzare al meglio un tale tesoro.
Che le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene oggi siano in compagnia di miracoli dell’arte e della natura come Venezia e la sua Laguna, del Centro storico di Siena, della Basilica di San Francesco, delle Isole Eolie, delle Dolomiti, tanto per citarne alcune, non può non rendere orgogliosi, ma è bene evitare di dormire sugli allori.
La strada è stata tracciata ma i produttori del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore devono essere pronti a percorrerla, consapevoli che la fatica sarà ancora tanta.
http://www.winemeridian.com/news_it/come_il_prosecco_pu_sfruttare_l_unesco__3303.html
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