Verona, 10 ottobre 2025 – ArtVerona apre oggi la sua 20.a edizione e lancia i risultati di un sondaggio rivolto a un campione di oltre cento collezionisti d’arte italiani, promosso nelle scorse settimane con la rivista di settore Collezione da Tiffany.
L’iniziativa fa il punto su come si trasformano gusti, valori e linguaggi da una generazione all’altra e su come i collezionisti di oggi immaginano il futuro dell’arte contemporanea. Dall’indagine emerge che il collezionismo d’arte sta cambiando, ma non nel modo che molti si aspettano. Il panorama che si prefigura è ricco e sfaccettato.
L’86% dei rispondenti dichiara di aver costruito la propria collezione in prima persona: un dato che conferma come il collezionismo in Italia resti un gesto fortemente individuale, spesso nato dal piacere della scoperta più che da logiche di investimento.
Le generazioni dei Baby Boomer e della Gen X rappresentano oltre l’85% dei partecipanti e si confermano come fortemente legate alla pittura, alla scultura e alla fotografia. Anche Millennial e Gen Z mostrano un interesse profondo per questi linguaggi, affiancandoli però a nuove sensibilità: dall’apertura verso l’arte digitale e i new media fino all’attenzione per i temi sociali, ambientali e identitari che attraversano la produzione artistica contemporanea.
Per molti giovani collezionisti, infatti, l’arte non è più soltanto un investimento o un bene rifugio, ma uno spazio di dialogo e di posizionamento culturale, capace di raccontare la società in cui vivono e di riflettere il loro tempo.
I collezionisti più maturi guardano a queste nuove generazioni con curiosità e talvolta con distacco: li percepiscono più attenti alle mode e ai linguaggi digitali, ma anche più sensibili ai valori etici e alla sperimentazione. Da questo confronto nasce un dialogo generazionale che sta ridefinendo il ruolo stesso del collezionista e il modo di intendere la relazione tra arte, mercato e comunità.
Nel passaggio generazionale, uno dei nodi più sentiti riguarda la trasmissione delle collezioni. Oltre il 60% dei collezionisti intende tramandare la propria raccolta in famiglia, mentre circa un terzo non ha ancora deciso come gestire il futuro del proprio patrimonio artistico. Solo una piccola minoranza - meno del 10% - immagina donazioni a musei o istituzioni.
Sul piano dei gusti, il collezionismo italiano si conferma legato ai linguaggi più “classici”. Il 96% dei rispondenti predilige pittura e scultura, seguiti da fotografia (53%), installazioni e performance (24%) e video o new media (11%). Solo il 3% indica un interesse per arte digitale e NFT, segno che le nuove tecnologie, pur molto discusse, non hanno ancora conquistato un ruolo centrale nelle collezioni. Curiosamente, però, la percezione del futuro è diversa. Più della metà dei collezionisti (51%) ritiene che le nuove generazioni siano più attratte da video, new media e arte digitale, mentre solo un quarto (25%) crede che pittura e scultura resteranno protagoniste.
Il confronto tra generazioni mostra come il collezionismo sia oggi sempre meno uniforme e sempre più specchio delle trasformazioni culturali in corso.
Per i collezionisti più maturi, i valori chiave restano innovazione e ricerca artistica (64%), seguiti da riconoscimento culturale (52%) e investimento economico (38%). I più giovani, invece, mettono al centro sostenibilità e impatto sociale (42%), investimento consapevole (44%) e innovazione (41%).
Guardando al futuro, oltre quattro collezionisti su dieci immaginano un futuro più globale e digitale (42%), mentre altri vedono un sistema dell’arte più orientato all’investimento (31%) o al valore culturale e sociale (23%).
Il sondaggio realizzato da ArtVerona e Collezione da Tiffany mostra come il ricambio generazionale nel collezionismo non sia una frattura, ma un passaggio di testimone che porta con sé nuove domande e nuove visioni.
Il report, disponibile sul sito di ArtVerona, offre un’analisi inedita e uno spunto di riflessione per collezionisti, galleristi e operatori culturali.
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