Le diverse località dove si svolsero battaglie e fatti storici
importanti durante la campagna che il re di Napoli Gioacchino Murat fece
nel 1815, possono essere riunite nella Rete Murat, un percorso di
collegamento di realtà che dialogano fra loro e sono accomunate
dall’interesse per l’evento, lo studio e la sua divulgazione.
"Possono le sconfitte innescare processi virtuosi e stimolare nuovi
dinamismi? Lo scontro di Occhiobello (7 – 8 aprile 1815), “vera Custoza
del 1815” (Aurelio Romano, Tradizioni militari italiane, Napoli 1867, p.
374), fu il momento di svolta della campagna murattiana, seguita dopo
quasi un mese dalla débacle definitiva delle truppe napoletane a
Tolentino (2-3 maggio1815). Esso aveva già tutte le caratteristiche per
diventare un “luogo della memoria” della storia italiana, in quanto nodo
di crisi individuali e collettive. In occasione del bicentenario si
rende necessaria una riflessione critica che dia diverso spessore
all’aspetto militare, ma evidenziando anche protagonisti, conflitti,
strategie politiche ed emozioni.
La contraddittoria personalità di Gioacchino Murat, posto da Napoleone
Bonaparte sul trono di Napoli, convinto della legittimità della sua
dinastia contro le accuse di usurpatore rivoltegli dagli oppositori, non
basta ad esaurire la complessità di una fase storica, in quanto ne è
egli stesso piuttosto l’espressione. Il suo tentativo di gestire una
autonoma politica internazionale, cercando nel congresso di Vienna il
sostegno delle potenze europee, si svolge sullo sfondo di una intensa
attività diplomatica che si incrocia con lo schieramento di truppe
contro la Francia ed il Regno d’Italia napoleonico. L’alleanza con
l’Austria, la ripresa dei rapporti con l’imperatore in esilio, in vista
dei Cento giorni, sono gli antefatti e il contesto politico di una
campagna militare condotta dal marzo 1815 contro la stessa potenza
asburgica, alla quale Murat dichiara guerra cinque giorni prima
dell’entrata di Napoleone a Parigi. Mentre gli austriaci rafforzano le
proprie truppe in Lombardia e agiscono nell’Italia settentrionale, il
suo esercito occupa lo Stato pontificio, le Marche, l’Umbria e
l’Emilia-Romagna fino a Modena e Reggio Emilia, e si allarga in Toscana.
Il leggendario trascinatore di uomini assume nel frattempo anche le
vesti di portatore di messaggi di italianità col Proclama di Rimini (30
marzo) e di una modernizzazione politica con un progetto costituzionale.
In un’Italia non ancora nazione, ma sollecitata a coniugare discorsi e
aspirazioni unitarie, anche grazie alla sua collocazione nel quadro
dell’Impero napoleonico, si apre il breve periodo di un’ipotesi
alternativa alla condizione di coesistenza di Stati satelliti. Ciò
influì sulla vita quotidiana dei territori coinvolti, sotto il profilo
amministrativo e della gestione dell’ordine pubblico. La fine del sogno
italiano di Murat non riguardò solo l’individuo, tradito dai suoi stessi
generali e sfiduciato da alleati che riconoscevano piuttosto la
legittimità della dinastia borbonica. Essa diede infatti la sensazione
di un’occasione perduta, che era stata capace di innescare entusiasmi e
partecipazioni collettive, trasformando le sconfitte occasionali in
messaggi e miti."
(Renata De Lorenzo)
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