sabato 26 dicembre 2015

Occhiobello


Riccardo Bacchelli nel romanzo “Il mulino del Po” definì Occhiobello “il paese del perduto orizzonte”, segnato dalle acque erranti nella pianura piatta e sterminata. Con acuta sensibilità narrativa lo scrittore raffigura l’uomo come emanazione del paese e del luogo in cui vive, e insieme lo riconduce ad una sorta di matrice universale della natura umana. Ed è proprio il fiume la strada da seguire per addentrarsi in un mondo dal fascino sottile e tenace: “Seguendo il Po, le costruzioni dell’uomo a ridosso degli argini potenti rinunciano una dopo l’altra allo sforzo di levarsi all’altezza dell’argine colle facciate, ma mettono nei ponti tutta la loro ambizione dell’alto”. Terra di confine tra l’Emilia e il Veneto, da Occhiobello transitarono e sostarono: Vittorio Emanuele II il 18 novembre 1866 dopo l’unione del Veneto all’Italia, Giuseppe Garibaldi il 25 febbraio 1867 con Madonna Mario, Charles De Brosses nel 1739, Volfang Goethe nel 1786 e, nel 1755, passò Carlo Goldoni come testimoniato nelle memorie del grande commediografo. Luogo di villeggiatura degli Estensi all’inizio del 1400 Niccolò III d’Este donò ad Uguccione de’ Contrari terre in territorio occhiobellese, dove sorse un imponente edificio, noto più tardi come palazzo Pepoli, dove il duca organizzava importanti feste per i nobili ferraresi. Da qui il famoso detto “di qua e di là dal Po, tutti figli di Niccolò”. In quel palazzo, nel 1872, nacque Santa Maria Chiara Nanetti, l’unica polesana elevata agli onori degli altari. Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale e la catastrofica alluvione del Po del 1951, Occhiobello è stato al centro di un boom di attività commerciali ed industriali che gli hanno permesso, dagli anni Settanta, uno sviluppo demografico ed economico senza precedenti, facendone scoprire quell’immagine trionfante e di importante luogo di transito che si era andata offuscando nel tempo. Oggi il Comune di Occhiobello, che ha tenuto a battesimo gli inizi politici di Giacomo Matteotti, è insediamenti residenziali e produttivi in forte crescita, grandi opere infrastrutturali e una popolazione che supera gli 11.000 abitanti. Terra di confine e crocevia di scambi, il territorio conferma la sua spiccata ed endogena propensione alla crescita. In tutti i settori. Gli insediamenti produttivi non mancano e il settore commerciale è fra i più accattivanti della provincia. Crocevia di importante strade nazionali, il paesaggio è delizioso, legato soprattutto alla presenza del Po. Tanti gli sforzi che l'Amministrazione, a fianco di altri enti, continua a fare per salvaguardare gli aspetti ambientali del fiume Po e del suo ecosistema attraverso l'attuazione di progetti come il "Piano della Sinistra Po" che ha previsto una serie di interventi quali percorsi di visitazione, spazi di sosta attrezzati con camper service, attracchi fluviali, ecc. L'obiettivo è offrire nuovi servizi e attrattive in grado di creare un turismo alternativo a quello tradizionale e di incentivare la formazione di una nuova occupazione legata ad uno sviluppo sostenibile. Ville settecentesche ed edilizia ecclesiale sono di casa in territorio occhiobellese. Numerosi sono i locali caratteristici, anche sul Po, dove si possono gustare le specialità gastronomiche locali: i tortellini, lo storione, la torta pasqualina, il pane! Il pane di Santa Maria Maddalena è famoso in tutt’Italia, tanto da essere il più esportato in territorio nazionale. Malgrado la forte immigrazione il Comune di Occhiobello ha mantenuto il suo profondo senso della tradizione e l’orgoglio per il proprio dialetto di confine che porta molto vivi i segni di una componente celtica. Anche oggi, con la prova dello sviluppo socio-demografico e del rinnovamento urbano, il “paese del perduto orizzonte” continua a dimostrare la vitalità della sua cultura forte e originale, senza mai perdere il suo tipico carattere di terra di confine. E, sulle rive illuminate dalle luci del traffico sul ponte sul Po, perfino le cose umane sembrano eterne.
www.comune.occhiobello.ro.it

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