di Lucilla Persichetti, referente del Gruppo di lavoro dell'ASviS sui Goal 2 e 12
Educare le giovani generazioni per riequilibrare il sistema alimentare, bilanciando tradizione e innovazione. Ecco la chiave per raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile secondo oltre 80 eventi del Festival.
9 luglio 2019
Educare le giovani generazioni per riequilibrare il sistema alimentare, bilanciando tradizione e innovazione. Ecco la chiave per raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile secondo oltre 80 eventi del Festival.
9 luglio 2019
Sono state 85 le iniziative
che, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, hanno
affrontato l’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030. A livello nazionale, il tema è
stato al centro dell’evento organizzato dalla Fondazione Barilla Center
for Food and Nutrition “Salute, alimentazione e agricoltura sostenibile: educare gli adulti di domani”,
che si è svolto il 5 giugno a Roma presso la sede del ministero
dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur). In un dibattito
multidisciplinare tra istituzioni, mondo scolastico, società civile e
attori del sistema agro-alimentare, l’evento ha evidenziato il ruolo
decisivo dell’educazione per comprendere e correggere
gli attuali squilibri del sistema alimentare: dalla contrapposizione tra
fame e obesità all’ipersfruttamento delle risorse naturali e lo spreco
di cibo lungo la filiera.
Se da una parte i giovani di tutto il mondo manifestano per chiedere un
approccio nuovo e radicale nella lotta al cambiamento climatico,
secondo una ricerca Ipsos
presentata durante l’evento, soltanto il 17% degli under 27 sa cosa
siano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e sei su 10 ritengono che
raggiungerli sia responsabilità delle generazioni future. Per questo è
essenziale il ruolo del sistema scolastico nella formazione delle
ragazze e dei ragazzi. Proprio per formare cittadini più consapevoli a
partire dai banchi di scuola, la Fondazione Barilla ha organizzato il
concorso rivolto a docenti e classi delle scuole secondarie di secondo
grado “Noi, il cibo, il nostro Pianeta - in action”, le cui premiazioni si sono svolte nel corso dell’evento nazionale.
L’iniziativa del 5 giugno ha messo in luce anche l’importanza dell’innovazione:
per riequilibrare il sistema alimentare occorre rivederlo alla luce
degli SDGs, ripensando il modo in cui il cibo viene prodotto,
distribuito, trasformato e consumato. L’Italia avrebbe tutte le carte in
regola per eccellere in questo campo, trasformando la sostenibilità del
settore agro-alimentare in un vantaggio competitivo ed estendendo il
modello del Made in Italy a tutte le dimensioni del benessere,
ma per farlo deve puntare sull’innovazione. In quest’ottica, credere che
la stessa dieta mediterranea sia immune dalla necessità di cambiamenti è
un errore. Istituzioni, politica, università e ricerca, scuola, imprese
e cittadini devono quindi unire le forze per affrontare in maniera
integrata le sfide ambientali, sociali ed economiche dello sviluppo.
Molti altri eventi del Festival hanno evidenziato l’importanza
dell’educazione per costruire un rapporto equilibrato tra le persone,
l’ambiente, il cibo e le risorse naturali. A partire dai più piccoli,
con il laboratorio “Chi semina raccoglie”, organizzato da Zappata Romana, un’associazione impegnata nella condivisione di best practice
riguardanti orti e giardini condivisi, e dall’Ente Regionale Parco
Appia Antica, durante il quale sono stati protagonisti i bambini. Nel
corso di una domenica di maggio, i “piccoli giardinieri” hanno avuto
modo di vivere tutto il ciclo colturale presso l’Hortus Urbis, antico
orto romano nel Parco dell’Appia Antica: dalla semina in vasetti al
trapianto delle piantine dal semenzaio dell'orto, fino al raccolto.
Passando dal campo alla tavola, il 28 e il 29 maggio gli studenti
dell’Istituto tecnico economico e tecnologico “Itet – Felice e Gregorio
Fontana” di Rovereto hanno progettato menù e buffet eco-sostenibili.
L’iniziativa “Abbuffet”
si è articolata in una serie di incontri formativi con l’obiettivo di
compilare ipotesi di menù con prodotti sostenibili, facendo attenzione
alla qualità del cibo, ai contenuti calorici degli alimenti, ai prezzi e
luoghi di acquisto oltre ai materiali di imballaggio e al loro riciclo.
Nel percorso verso la costruzione di modelli alimentari più sostenibili, il Festival ha anche messo in luce la centralità dei territori. Nel corso dell’evento “Accesso alla terra e nuova agricoltura sostenibile per la difesa degli ecosistemi”
organizzato dalla Strategia nazionale per le aree interne, ad esempio,
si è riflettuto sul rapporto tra agricoltura e tutela della biodiversità
a partire da esperienze virtuose messe in atto nel nostro Paese per
favorire l’accesso alla terra e la messa in sicurezza del paesaggio.
L’iniziativa “Agroecologia in azione - La diversificazione dei sistemi colturali per la sostenibilità e la resilienza”,
tenutasi il 28 maggio a San Piero a Grado e organizzata dal centro di
ricerche agro-ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa e
dall’Istituto di Scienze della Vita della Scuola superiore Sant’Anna di
Pisa, invece, ha posto l’accento sull’approccio agro-ecologico alla
sostenibilità dei sistemi colturali attraverso delle visite guidate
articolate in tre itinerari tematici sulle colture di copertura, le
colture leguminose e le colture perenni.
In virtù del suo forte legame con il territorio, numerosi eventi hanno affrontato il tema della dieta mediterranea,
iscritta dall'Unesco nel 2010 nella lista rappresentativa del
patrimonio culturale immateriale dell'umanità e ispirata ai modelli
alimentari tradizionali di Italia, Francia, Grecia, Spagna, Marocco,
Cipro, Croazia e Portogallo. È il caso dell’iniziativa “Lo stile di vita mediterraneo per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030”,
promossa dal Centro per la sostenibilità dell’Università degli Studi di
Bari Aldo Moro, che ha evidenziato come quella che a livello
internazionale viene definita the Mediterranean way rappresenti
un valido strumento per conseguire gli SDGs. L’evento ha sottolineato
l’importanza di conoscere, riconoscere e apprezzare gli antichi sapori
della nostra tradizione agroalimentare, e di salvaguardare i variegati
ecosistemi del mediterraneo. Se il prodotto agroalimentare è legato a un
luogo concreto, alle sue risorse ambientali, ai suoi processi storici,
alle sue reti comunitarie e alla gente che lo abita, infatti, mangiare
sano è il modo più diretto e completo di rapportarsi al mondo
circostante e di esprimere la propria cultura attraverso la scelta dei
cibi e le modalità di consumo. L’evento “The mediterranean way. Cibo, tradizione, innovazione e sostenibilità”,
anch’esso promosso dall’Università degli Studi di Bari, ente che ha
organizzato numerose iniziative locali nell’ambito del progetto “Città e ASviS per l’Agenda 2030”
del Festival dello Sviluppo Sostenibile, ha poi presentato la dieta
mediterranea come modello per costruire comunità resilienti e
sostenibili. Lo stile di vita mediterraneo, infatti, va oltre il cibo,
abbracciando valenze sostenibili dal punto di vista nutrizionale,
ambientale (poiché ha un più limitato impatto sull'ambiente rispetto a
diete basate su un maggiore consumo di carne), sociale (per il suo
legame con il territorio e le sue caratteristiche di convivialità,
identità e scambio tra i popoli del Mediterraneo), ed economico (per le
sue implicazioni in termini di riduzione della spesa sanitaria
nazionale, di risparmio per i consumatori, e di valorizzazione delle
imprese locali).
Dalla dieta mediterranea alla dieta del futuro: saranno gli insetti la chiave per una alimentazione sostenibile? Il 27 maggio a Pisa
sono state una entomologa, una antropologa e una scrittrice a
confrontarsi sul tema attraverso considerazioni ambientali, legali e
socio-culturali. La riconsiderazione del ruolo degli insetti come fonte
alimentare (anche soltanto per specie animali oggetto di allevamento)
per sfamare il pianeta in modo sostenibile, nonché come agenti primari
per la riduzione dei rifiuti organici e la bioconversione è stata poi al
centro dell’evento “Insetti: ingredienti del futuro o del nostro presente?”,
tenutosi il 28 maggio e promosso dall’Università degli Studi di Udine e
dal Comitato Borgo Poscolle. Sempre a Udine, nel contesto della quinta
edizione della manifestazione “Conoscenza in festa”, il 31 maggio si è
discusso della normativa applicabile alla produzione di insetti per
finalità alimentari, mettendone in luce spazi operativi e criticità.
L’evento “Insetti come cibo del futuro: prossima realtà o semplice fenomeno mediatico?” ha evidenziato le opportunità e i limiti normativi della questione a livello europeo.
E ancora: insetti per la produzione di proteine da un processo di
bioconversione dei rifiuti organici e apicoltura come soluzione
intelligente per salvaguardare le foreste dagli incendi boschivi
attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità locali. Sono alcune
delle idee innovative e delle tecnologie per l’agribusiness premiate nel
corso della giornata inaugurale di Exco 2019, la fiera internazionale
della cooperazione. Con 440 candidati da oltre 100 Paesi e cinque
continenti, la terza edizione dell’Unido Itpo Italy International Award “Innovative Ideas and Technologies in Agribusiness”
ha consolidato il suo ruolo di cerniera tra i temi dell’innovazione,
della sostenibilità e dell’agribusiness a beneficio delle sfide
affrontate dai Paesi in via di sviluppo in questo settore, premiando
progetti nei settori più vari, dall’idroponica alla valorizzazione
di colture tradizionali, dai trattamenti post-raccolta alla blockchain.
a cura di Lucilla Persichetti
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